di Stefano Edoardo Erario
Uno dei gradi della Libera Muratoria più conosciuti nel mondo profano, dopo il 33° e ultimo grado, è quello del Sovrano Principe Rosacroce, o più semplicemente il 18° grado di Rosacroce del Rito Scozzese Antico ed Accettato (abbr. R.S.A.A). Non da meno lo è anche tra i Liberi Muratori, o massoni, come dir si voglia; personalmente prediligo il primo, per il suo importantissimo simbolismo esoterico e iniziatico. Oltre a quello filosofico e morale di cui si è già scritto abbastanza.
In questo capitolo cercherò di essere il più esaustivo possibile sia per gli uni (i profani) sia per gli altri (gli iniziati), provando a riassumere l’aspetto storico e speculativo, di per sé inestricabile per la moltitudine di sovrapposizioni e interpretazioni che ogni Tradizione detiene nel proprio “tesoro” di Loggia.
Nel mondo profano la parola Rosacroce è associata all’Ordine fondato dal fantomatico Christian Rosenkreuz, un gentiluomo Esoterista tedesco del quindicesimo secolo (1378–1484, visse fino all’età di 106 anni). Per alcuni storici già questo è indice di una possibile invenzione “metastorica” del personaggio. Infatti, all’epoca la vita media di un uomo, in Europa, era di circa 50/60anni. Dopo una lunga esistenza, dunque, Christian Rosenkreutz morì e fu sepolto in una tomba del tutto sconosciuta a chiunque, secondo le norme stabilite dalla Fratellanza. La leggenda vuole che uno dei Fratelli Rosa Croce, facendo una ristrutturazione completa della “Casa dello Spirito Santo”, abbia scoperto l’ingresso al sepolcro del Maestro. All’apertura della tomba simbolica, la fratellanza trovò delle costruzioni rivelatrici, documenti e manoscritti riguardanti la Sapienza che consentirebbe la restaurazione dell’Ordine, in modo che la saggezza Rosacroce possa continuare ad essere trasmessa a coloro che ne sono degni. Nella cronaca intitolata Fama Fraternatis, ma anche in altri trattati Rosacroce, viene affermata la regola che vuole l’Ordine attivo ed inattivo in cicli progressivi, i quali variano da cento a centoventi anni. I Rosacroce, profondi filosofi della natura, comprendono e capiscono che tutto segue dei cicli. Al lettore lascio le dovute conclusioni.
Altrettanto note al mondo profano sono le vicende legate all’Ordine dei Cavalieri Templari, un ordine cavalleresco e monastico, che da circa dieci anni a oggi “rivive” nelle numerosissime trasmissioni televisive di tipo “misterico” ed esoterico, oltre ad inondare gli scaffali delle librerie e i siti di letteratura varia.
Ma la vicenda che più interessa il mondo profano è quella della loro tragica fine, voluta per decisione del Re di Francia Filippo IV detto il Bello (1285–29 novembre 1314), e dell’allora Papa Clemente V (1264-20 novembre 1314). Sorprenderà anche i nostri lettori il fatto che entrambi i protagonisti di questa tragica decisione moriranno a soli nove giorni di distanza uno dall’altro, e nello stesso anno. Una sorta di maledizione, che si racconta essere stata pronunciata solo otto mesi prima dall’ultimo Gran Maestro dell’Ordine, Jaques de Molay (1244/9-18 marzo 1314), mandato al “rogo” sull’isola della Senna, detta dei Giudei, a Parigi. La fine dell’Ordine aprirà le porte alla Libera Muratoria, che da operativa, degli scalpellini, diventerà Speculativa e Rituale. Dunque se ne può dedurre che lo stesso Ordine, spogliatosi delle vesti “monacali”, ritorna ad essere di tipo laico come al momento della sua fondazione, trovando tra i Liberi Muratori una “reintegrazione” di tipo Fraterno. C’è da sottolineare, proprio per legare il Templarismo al 18° grado dei Rosacroce, che lo stesso Ordine fondato da Hugues de Payns (forse Ugo dei Pagani), nel 1119, si chiamava Poveri Cavalieri di Cristo, o in abbreviazione Christi Militia, e che solo 21 anni dopo prenderà il più famoso nome di Ordine dei Cavalieri del Tempio (abbr. Cavalieri Templari). Nel RSAA vi sono diversi gradi detti Templari e di Rosa Croce. Insomma, una vicenda che sembra non essere ancora terminata. A tal proposito ricordo ai lettori che i Cavalieri Templari non presero parte attivamente alle crociate contro i Catari, essi si rifiutarono di alzare le armi contro dei cristiani se pur considerati eretici. I Catari, il cui significato del nome è Puri, venivano chiamati “i poveri di Cristo” e vivevano pellegrinando, digiunando e pregando, praticando il voto di povertà nel sostentamento attraverso lavori manuali e agricoli. La Chiesa Greco Romana li definiva pericolosi eretici, o piccole volpi che devastavano la “vigna” del signore. Tra i Catari si distinguevano le figure dei cosiddetti “perfetti”, cioè coloro che seguivano le regole di vita nel modo più rigoroso, praticando castità, digiuni e penitenze. Gli stessi “voti” che seguiranno gli stessi Cavalieri Templari.
L’ultimo bastione abbandonato e occupato dei Catari prima del massacro crociato del 1244 fu il Castello di Montségur, 1200 mt. di altitudine, sito nella regione dei Midi-Pirenei in Francia. La fortezza venne costruita nel 1204 sotto la direzione di Raymond de Péreille, signore del luogo, come estremo rifugio per i Catari. Già in precedenza dovevano comunque esserci delle fortificazioni sul poggio, vista la sua posizione facilmente difendibile. Molti si convertirono al catarismo, anche alcuni prelati, e diversi nobili protessero la setta, soprattutto nel Midi, che era il territorio più liberale, più acculturato e lontano dal cattolico re di Francia. Nel 1209 ebbero inizio le crociate contro gli Albigesi indette da papa Innocenzo III. La prima città distrutta fu Béziers che cadde in preda alle fiamme. Gli abitanti furono massacrati senza distinzione alcuna fra cristiani, ebrei ed eretici, uomini, donne e bambini. Poi fu la volta di Carcassonne. Le crociate durarono circa trent’anni. La crudeltà fu sempre la stessa. Nell’aprile del 1243 il siniscalco reale di Carcassonne, Hugh de Arcis, pose sotto assedio l’imprendibile fortezza, che cadde dopo 11 mesi, nel marzo del 1244, segnando la fine del movimento cataro in Occitania. Il Nuovo Testamento fu riconosciuto dai Catari fin dall’inizio come adempimento della nuova alleanza con Dio tramite Christo.
La Storia
Il termine “Rosacroce” si riferisce a un leggendario ordine segreto risalente al secolo XV e meglio conosciuto nel XVII, ed è generalmente associato con il simbolo della Rosa e della Croce. Varie organizzazioni esoteriche moderne, di solito chiamate Fraternità, o ordini connessi con l’utilizzo dei rituali della Libera Muratoria, rivendicano l’eredità del leggendario Ordine Rosa+Croce. L’Ordine fu fondato, secondo alcune leggende, da Christian Rosenkreuz. Nel 1393 egli visitò Damasco, la Palestina, Holy Land, l’Egitto e il Marocco, dove studiò con i maestri delle “arti oscure”. Al suo ritorno in Germania, nel 1407, fondò l’Ordine dei Rosa Croce, un piccolo gruppo di non più di otto persone. Quando Christian Rosenkreuz muore, nel 1484, l’Ordine si estingue, e il luogo della sua tomba resta sconosciuto fino al 1604, quando, riscoperto, permette all’Ordine di “rinascere”.
Sulla tomba campeggiava la scritta “Post CXX annos patebo”, ossia: “Mi mostrerò dopo 120 anni”. Il corpo viene trovato incorrotto e avvolto in una tunica sacra ornata. Fra le sue mani un Libro sacro di pergamena con una “T” al centro, questa lettera è chiamata TAU/V.
L’esistenza stessa di Christian Rosenkreuz divide i Rosa Croce. Come abbiamo detto, alcuni la accettano, altri la vedono invece come uno pseudonimo, usato da veri personaggi storici (come ad esempio Francesco Bacon). Storicamente, l’Ordine dei Rosacroce ha avuto inizio con la pubblicazione della Fama Fraternitas RosaeCrucis avvenuta nel 1614. Altri due importanti documenti della fondazione dell’Ordine sono: “Confessio Fraternitatis” (1615) e “Le nozze chimiche di Cristiano Rosa+Croce” (1616)[da: “Glossario Massonico” – Istruzione e Lessico della Libera Muratoria – 2022]. Alcuni autori, come J.G. Buhle nel 1804 e Thomas de Quincey nel 1824, vedono nella “Massoneria”, nata a Londra nel 1724, un’emanazione della Rosa Croce. Infatti, sin dal 1638, le relazioni tra i due movimenti sono attestate in “The Muses”, un poema di Adamson pubblicato a Edimburgo. Il testo riporta: «Poiché noi siamo Fratelli della Rosa Croce, possediamo il titolo di Massone e la doppia vista».
La pubblicazione di questi testi causò un grande fermento in tutta Europa e vi furono innumerevoli ristampe. La diffusione di opuscoli, relativi ai vari testi, portò non solo a molteplici edizioni, ma anche alla pubblicazione di altri libelli, sia favorevoli sia contrari, i cui autori spesso non conoscevano nulla dei veri scopi degli originari artefici del movimento, e in qualche caso è ipotizzabile si siano divertiti a spese dei loro lettori (Johann Valentin Andreae 1586-1654). Secondo alcuni storici, l’Ordine dei Rosa+Croce sarebbe stato creato sotto l’ispirazione protestante, quale contrappunto alla “Compagnia di Gesù” (di seguito Gesuiti).
Tuttavia, l’influenza sulla nascita della “massoneria” non è del tutto accertata, anche se alcune cerimonie furono occasionalmente adottate. “Cavaliere Rosa Croce” è comunque la denominazione di uno dei gradi della Libera Muratoria del “Rito Scozzese Antico e Accettato” (il 18° grado è appunto quello di Sovrano Principe Rosa Croce o Cavaliere dell’Aquila e del Pellicano). Tradizionalmente i Rosacroce si dicono eredi di antiche tradizioni che interessano: l’alchimia, lo gnosticismo Cristiano, l’occulto, il segreto dell’antico Egitto, la Qabbalah ebraica e il neoplatonismo. Lo storico e teorico del rituale massonico Jean Marie Ragon, che ci ha dato un interessante contributo riguardante la Libera Muratoria francese nella metà del secolo diciannovesimo, ritiene che il 18° grado della Libera Muratoria, Rosa+Croce Molto Principe Sovrano, sia stato codificato dai Gesuiti per manipolare dall’interno la Libera Muratoria, introducendo interpretazioni confessionali cristiane.
Questa teoria non è mai stata dimostrata con dei documenti, ma è stata sostenuta anche da studi successivi sulla tradizione massonica, come quelli di Helena Blavatsky, mentre è stata criticata da analisti come il francese René Guénon. In generale, i Rosacroce vogliono diffondere la fraternità tra tutti gli esseri umani. Per i Rosacroce gli esseri umani possono sviluppare il loro potenziale per diventare migliori, più saggi e più felici. Tale obiettivo, secondo i Rosacroce, può essere raggiunto attraverso un cambiamento personale di pensieri, abitudini e sentimenti.Secondo loro, questo è possibile solo se si rimuove il velo d’ignoranza che copre gli occhi degli uomini. La ricompensa per chi raggiungerà l’obiettivo, che è di natura spirituale, sarà una profonda pace con se stessi; uno stato che s’irradia da parte dei singoli fino a raggiunge tutte le persone, producendo un impatto positivo generale sulla società e sul mondo. Gli Ordini dei Rosacroce, che loro chiamano Fraternità, in genere sono organizzati in una struttura formata da gradi, che sono raggiunti da parte del candidato attraverso iniziazioni. Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo vari gruppi si chiamano “Rosa Croce”; quasi tutti sostengono di essere eredi dell’autentica tradizione dei Rosa Croce storici.
“Ad un certo punto la vicenda dei Rosa+Croce si unisce a quella della Libera Muratoria o Fra-Massoneria, ancora oggi se ne trova conferma nei rituali del Rito Scozzese della Massoneria nel XVIII Grado. La conoscenza è sempre circondata da molti scogli”.
Nella Libera Muratoria il 18° Grado del RSAA è stato sin dalla sua adozione (1801) al centro di innumerevoli discussioni interne, ciò in quanto riportava, nella sua ritualizzazione, gli stessi racconti “mitici” e simbolici di altri Ordini e Riti. Proverò a darvi un‘idea dell’evoluzione dello stesso Rito Scozzese Antico ed Accettato, con un breve estratto riferito alle sue origini.
Il Rito Scozzese, con 33 gradi (i primi tre gradi della Libera Muratoria Azzurra o simbolica) ebbe la sua definitiva stesura a Charleston (Carolina del Sud, USA), dove fu impiantato il primo Consiglio Supremo, nel 1801, da una rivisitazione del “Rito di perfezione” in 25 gradi che a sua volta era stato elaborato in Francia nella seconda metà del XVIII secolo. “Il Rito di Perfezione” era un sistema di 25 gradi sorto in Francia nel 1758, i cui primi sei gradi però erano nati nel 1754 nel “Collegio Gesuita” di Clermont (Parigi) ed erano stati chiamati “il Capitolo di Clermont”, che era un “Capitolo di Gradi Avanzati”. Per cui il Rito di Perfezione non era altro che l’iniziale Capitolo di Clermont esteso a 25 gradi. Successivamente ad esso furono aggiunti altri 8 gradi, ed ecco il Rito Scozzese Antico ed Accettato RSAA come lo conosciamo oggi. Dunque da questa breve ricostruzione possiamo elencare i diversi nomi e gradi della stessa “sostanza” simbolica: Cavaliere dell’Aquila e del Pellicano; Perfetto Massone; Cavaliere di Sant’Andrea e Patrono della Scozia – VII ed ultimo Grado;Rosa+Croce di Heredon (Herodin) IV grado;e Principe Cavaliere di Rosa Croce XVIII Grado del RSAA.
Tra le critiche più accese di questo crocevia identitario di originalità, quelle più accreditate derivano dal fatto che a metà del ‘700 le diverse nazioni europee e d’oltre mare furono molto ansiose di apprendere i più profondi misteri dell’Ordine, sebbene ne ignorassero le forme e i precetti originali. Tale snaturamento lo si imputava a qualche adepto, la cui ignoranza personale non consentì di comprendere bene neppure gli aspetti simbolici più espliciti, riferiti ad esempio alle figure Bibliche. Ma, come detto in precedenza, l’influenza dei Gesuiti nel voler creare pseudo-logge massoniche “confessionali”, porta a pensare che molte di queste in realtà fungessero da contrapposizione anti-iniziatica.
È certo anche per questo che oggi si constatano simili varianti, spesso molto lontane dai Rituali e Catechismi originali. Questi errori furono introdotti in Germania, avendovi alcuni viaggiatori costituito logge di questo tipo. Sebbene, in quanto Fratelli, essi si comportassero perfettamente bene, vi erano talmente tanti errori ed improprietà nella loro istruzione, che non risultava infine altro se non un tessuto di errori, sicché queste alterazioni avevano corrotto la bellezza di questo Grado e della Libera Muratoria. Nonostante ciò, sembra che nel tempo si sia arrivati comunemente a concordare che la sua più antica derivazione sia da intendere nel grado di Cavaliere dell’Aquila e del Pellicano, dell’antica Libera Muratoria Scozzese, dove il Cavaliere dell’Aquila simbolizza il “figlio” del Grande Architetto dell’Universo (G.A.D.U.), che si fece uomo e compì la nostra redenzione, sapendo del peccato del quale si era macchiata l’Umanità. Il Figlio dell’Uomo paragonato alla Suprema Potenza del Padre, rappresentata simbolicamente dall’Aquila.
I Massoni che furono insigniti di questo Titolo, cioè quello di Cavaliere dell’Aquila, hanno sicuramente contribuito alla definizione del 18° Grado. Questo settimo ed ultimo Grado del loro Ordine è anche chiamato del “Perfetto Massone”, perché coloro che lo hanno investito dignitosamente ne hanno fatto il Grado più alto ed eminente. Esistono delle logge in Inghilterra che lo conferiscono a Fratelli che non sono ancora insigniti del grado di Maestro, cosa che evidentemente crea altre discussioni con chi professa la “vera” Libera Muratoria di Perfezione, nella quale si progredisce di grado in grado, fino a quello di Perfetto Massone. Il motivo potrà essere individuato dai lettori nella descrizione del suo Simbolismo.
Il Simbolismo
Una doverosa premessa, che vale per i profani e ricordiamo anche ai Fratelli Liberi Muratori, è che attraverso le iniziazioni dei gradi intermedi (4°-9°-14°) e lo studio dei gradi desueti (15°-16°-17°) la Libera Muratoria del RSAA non adotta alcun sistema filosofico prestabilito, né impone alcuna credenza religiosa. Ogni riferimento a luoghi o persone che possano apparire espliciti, devono essere intesi nella loro profondità morale e spirituale, con il significato di indurre le giuste alchimie. La fede immutabile ed Universale del Libero Muratore deve essere sempre posta alla ragione e nella conoscenza profonda dell’Uomo. Attraverso lo studio dettagliato dei gradi sopra indicati del Rito Scozzese emerge chiaramente che l’adepto può forgiare la sua preparazione individuale in nuovi atteggiamenti, capaci di generare un miglior rapporto con gli altri, sia a livello individuale sia collettivo. Ciò perché il Libero Muratore ha un preciso dovere, che è quello di lavorare per il bene della Patria e dell’umanità.
Il 18° Grado, chiude quella che viene chiamata, per suddivisione dei colori, la Libera Muratoria Rossa, riferita ai cosiddetti gradi Capitolari, dal Capitolo dove vengono praticati, i quali ripropongono l’esperienza muratoria di compagno fino all’elevazione alla maestria.
Accedendo ai gradi del Capitolo, il Cavaliere riceve di nuovo il compito di ritrovare la parola perduta. La simbologia massonica ha qui la sua apoteosi solenne e mistica, e la Parola, dopo tanto travaglio e faticoso cammino, è ritrovata. Ora la Ragione si avvicina sempre più alla Verità, si esalta il Lavoro, la Fratellanza, ci si dedica alla filantropia, alla beneficenza, a sollevare l’umanità sofferente, alla sublimità dell’amore. Accedendo ai gradi del Capitolo il Cavaliere riceve di nuovo il compito di ritrovare la parola perduta. Ma, come ha detto Irène Mainguy: “Siamo portati a pensare che essa, in un primo tempo, non è ritrovata che simbolicamente, in una forma velata, restando il suo significato profondo sempre nell’ambito dell’incomunicabile” (De la symbolique de chapitres an franc-maçonnerie, pag. 275).
Il Tempio del Sovrano Capitolo dei Principi Cavalieri di Rosa Croce dovrebbe essere composto di un Vestibolo, di una “Camera Nera”, di una “Camera Infernale” e di una “Camera Rossa”. Essendo complessa la decorazione originale, composta da candelabri, 33 lampade a 11 bracci ecc., è sufficiente che i lavori si svolgano nel Tempio normale del Capitolo, decorato con pareti rosse e con la Stella fiammeggiante illuminata. Nel mezzo del Tempio il consueto candelabro a sette lampade sull’Ara, con a lato un altro candelabro a tre candele di cera, e davanti un piccolo altare parato di rosso sul quale si trova la Pramantha e un tripode. Questa consiste in una croce di legno, a bracci disuguali sembrando quasi un ramo di un vecchio albero. Al centro della croce c’è un foro cilindrico coperto da un cerchio a forma di rosa, che introdotto nel foro dovrebbe formare una scintilla che produce il fuoco. La Rosa deve essere unita al centro della croce, simulando, con una rosa rossa, il fuoco che dovrebbe scaturire dal foro. La Loggia deve avere due ambienti, il primo che rappresenta il Monte Calvario ed il secondo la Tomba del G.A.D.U., al fine di riprodurre simbolicamente la morte e la resurrezione di Gesù, il Christo.
Il Presidente (cioè colui che conduce i Lavori di Loggia) ha il titolo di Saggissimo, i due Sorveglianti quello di Primo e Secondo Custode, il Segretario si chiama Maestro dei Dispacci. I Principi Rosa Croce portano guanti neri, spada e bastone da viaggio, in legno. Hanno poi un collare di seta rossa con tre croci teutoniche nere con sovrapposta la Rosa Mistica in argento. Il gioiello consiste in un compasso aperto a novanta gradi. Tra le aste, da una parte il Pellicano, dall’altra un Cerchio. Anche questo Rituale, come gli altri, è complicato nella fase iniziatica, e alcuni particolari potrebbero far parte di quegli insegnamenti che via via devono essere sviluppati nelle normali “Tornate”, ove non sempre i Fratelli giungono con il corredo di cognizioni necessarie e con quella preparazione indispensabile ad interpretare tutta la fisionomia e il significato reconditi di cui è permeata questa iniziazione. Chi è preposto alla direzione di queste Tornate deve anche ricordare che i lavori vengono svolti in un solo Tempio, anziché tre, e che, quindi, tutta la procedura rituale è ridotta in talune parti. Tuttavia, con ciò non si perde il contatto con lo sviluppo della cerimonia originale, perché alcune parti possono essere sorvolate, senza peraltro alterarne i concetti fondamentali dell’iniziazione.
Salvatore Farina, dal quale provengono i nostri rituali, talvolta trova discordanza, sia pur lieve, tra i testi, il che vuol dire che neppure originariamente si aveva un unico scritto da cui trarre le notizie poste poi a tassative regole rituali. Ciò significa che hanno trovato spazio anche notizie storiche, indubbiamente interessanti, ma non facenti parte integrante dei rituali tradotti, e giunti fino a noi come egli intendeva. Alla sua memoria, comunque, dobbiamo dare atto del grande lavoro che egli ci ha lasciato. Oltre al fatto che i suoi testi, ancora oggi, fanno da guida per ricomporre i canoni della Libera Muratoria del Rito Scozzese Antico Accettato – RSAA.
Chi si addentra nell’approfondire il significato della Parola ritrovata, comprende la poesia che pervade tutto lo sviluppo rituale del 18° grado, ed inoltre dove questa Parola è stata ritrovata, e quale significato può avere per i Liberi Muratori questa Parola, dalla quale scaturisce il fuoco che solo può rigenerare e rinnovare tutte le cose, e tutto quanto in essa vive: sul Golgota, nella crocifissione di un “Giusto”, Gesù di Nazareth, abbandonato da tutti, dopo che per tutti si era immolato, per la Giustizia, per la Pace, per la Fratellanza del genere umano. Il Giusto (Zaddiq o Tzadik/Zadik/Sadiq) era un titolo onorifico usato nell’ebraismo, generalmente conferito a un maestro spirituale o un rabbino. E tra la Parola e la croce intrecciata con una rosa… Ora, mentre la croce, divenuta oggetto di adorazione, non era per gli iniziati se non un simbolo di vita o di morte, a seconda designasse la primavera o l’autunno, cioè la generazione o la distruzione, la vita o la morte, perché aveva per oggetto il Sole, la Rosa è invece l’emblema della femminilità, nonché il simbolo dei più vari sentimenti: la pietà ne abbellisce i templi, il dolore la sfoglia sulle tombe, mentre gli antichi l’appellavano come “lo splendore delle piante”.
La Rosa, emblema della femminilità in tutti i suoi aspetti, e la croce, emblema del Sole in tutta la sua forza, uniti creano un emblema capace di offrire un significato ancora più aderente ai postulati massonici racchiusi nel 18° grado, in quanto, nell’espressione dell’unione dei due sessi, si fornisce il simbolo stesso della generazione universale, che è la conoscenza del segreto dell’immortalità.
L’alchimia rituale
Tralasciando l’interpretazione simbolica del rituale di iniziazione nella sua interezza, quello su cui è incentrato il potente simbolismo esoterico, iniziatico e alchemico del 18° Grado è la “Parola ritrovata”. Vediamo insieme il passaggio saliente. È importante ricordare ai lettori che il grado che precede quello di Principe di Rosa Croce, è chiamato “Cavaliere d’Oriente e d’Occidente” 17° grado, il quale, senza alcun dubbio si riferisce al Cavaliere Templare nei suoi viaggi da Oriente a Occidente (n.d.r.). Detto questo vediamo come si svolge il dialogo rituale: “Ricordate bene le risposte che dovrete dare alle domande che vi verranno poste. Ricordatevi che venite dalla Giudea, che siete passato da Nazareth. Se vi domanderanno il mio nome, dite che questo nome è Raffaele e non dimenticate che siete della Tribù di Giuda. Se lo dimenticherete, vi possano accadere le cose peggiori”.
Il Secondo Custode, dopo aver udito i sette colpi, ha atteso che il “Tegolatore” abbia avuto il tempo d’istruire il candidato. Apre allora la porta e domanda:
D: Chi va là?
R: Un Cavaliere d’Oriente e d’Occidente che, dopo aver attraversato le Tenebre più profonde, vi porta il frutto dei suoi sforzi allo scopo di assistervi nel vostro Lavoro;
Il Secondo Custode ripete queste parole al Saggissimo che allora ordina che il candidato sia introdotto. Il Secondo Custode esegue l’ordine, dicendo: “Ecco il Cavaliere d’Oriente e d’Occidente che potrà aiutarci a ritrovare la Parola Perduta e a divenire anche Perfetti Massoni”.
Il Dialogo rituale:
Il Saggissimo Domanda: Da dove venite?
Il Candidato Risponde: Dalla Giudea (Judea);
D: Per quale città siete passato?
R: Per Nazareth;
D: Chi vi ha condotto?
R: Raffaele (Raphael);
D: A quale tribù appartenete?
R: Alla tribù di Giuda (Juda);
D: Datemi le iniziali di queste quattro parole!
R: I – N – R – I
D: Cosa creano insieme?
R: INRI.
Il Saggissimo allora esclama: “Fratelli, la parola è ritrovata! Date la Luce:. al nostro Fratello!” … I Custodi tolgono il “velo nero” dalla testa del candidato e tutti i Fratelli battono tre volte le loro mani, gridando: “Huzzah! Huzzah! Huzzah!”
Non essendoci documenti storici della iscrizione sulla croce – INRI – attribuita ai romani come insulto alla figura del Cristo in Croce, reputandolo Re dei Judei, nel tempo sono state differenti le interpretazioni che si sono date a queste iniziali, a cominciare dai Rosacroce ermetici che le intesero: “Igne Nitrium Rosis Invenitur” (Col fuoco si trova il nitro della rugiada); gli Ebrei, invece, vi identificarono i quattro elementi della natura: “Iamayn, Nor, Ruakh, Iabashah” (Acqua, Fuoco, Aria, Terra), mentre i Cristiani le riportarono al sacrificio del Golgota: “Iesu Nazarenus Rex Iudeorum” (Gesù Nazareno Re dei Giudei); per i Gesuiti, al contrario, l’interpretazione è alquanto polemica: “Iustum Necare Reges Impios” (È giusto sopprimere i re empi!). Fu quindi naturale che i loro oppositori ne dessero un’interpretazione opposta: “Ignatii Nationum Regnumque Inimici” (I Gesuiti sono nemici delle Nazioni e dei Regni)… Gli Americani del sud e gli Spagnoli, invecve, le intesero: “Indefessu Nisu Repellamus Ignorantiam” (Senza sosta respingiamo l’ignoranza), mentre gli Americani del nord e gli Inglesi interpretano: “Infinitas Natura Ratioque Immortalitas” (Ragione, Natura Immortalità, Infinito).
Il Supremo Consiglio di Charleston ne dà ancora un’altra spiegazione, stavolta filosofica: “Insigna Natura Ratio Illustrat” (La Ragione disvela i segreti della Natura); Infine, per concludere, la Libera Muratoria di Rito Scozzese Antico e Accettato, che è quella della mia Tradizione, consegna una spiegazione eminentemente spirituale, in quanto fa allusione ad una fiamma intima che conduce tutti i Fratelli, attraverso lo sviluppo interiore, ad avvicinarsi sempre più alla Luce: “Igne Natura Renovatur Integra” (Col fuoco si rigenera la Natura).
La ricerca della parola perduta segue un concetto che rimanda alla Qabbalah ebraica, e successivamente alla Cabala cristiana. In questo sistema il Cristo è visto come il più Alto esempio di Umanità che incarna il Divino. Il concetto è di un ordine simbolico e alchemico tale che non può essere contestato. Come ha spiegato Johann Reuchlin, nel suo libro scritto in latino del 1494 “De Verbo mirifico” (“Il Verbo miracoloso”), il Cristo può essere visto come la natura liberatoria della realtà Spirituale. Gesù(trasl. dall’ebraico Yehshuah), è formato dalle quattro lettere ebraiche del nome impronunciabile, che è la vera realtà, l’Essere stesso, IO SONO-YHWH, più la lettera sacra “Shin”, al centro: dando forma così alla “parola ritrovata” YH-S-WH. (n.d.r.)
La lettera “Shin”, nella mistica ebraica, simboleggia il fuoco che ha la natura, e la sua capacità di liberare. Il fuoco, infatti, brucia le scorie dell’imperfezione. Ciò che resta è oro puro, lo stato di perfezione dell’uomo, il vero uomo. Yehshuah è un nome che è diventato pronunciabile. È al centro dell’uomo, il Messia (Mašīaḥ), il Salvatore (Ha Shuah). Le cinque lettere Yod–Heh–Shin–Vav–Heh sono utilizzate nel grado di Sovrano Principe Rosa Croce come la parola ritrovata. Durante la Cena che segue, come terzo punto della cerimonia, viene bruciato un foglio di carta su cui sono scritte queste cinque lettere, in modo che il nome di liberazione dell’uomo torni al fuoco da cui è venuto. Nel nostro rituale, la parola ritrovata si nasconde sotto le quattro lettere INRI. È significativo che queste quattro lettere siano introdotte in modo da poterle compitare, un metodo ben noto ai Liberi Muratori sin dal primo grado.
Il Catechismo Muratorio
“Dopo che il Tempio fu costruito i Massoni trascurarono il loro Lavoro, abbandonarono alle vicissitudini del tempo il prezioso edificio che avevano pure eretto con tanta fatica. L’opera ed i saggi operai si corruppero, la forza dei materiali e la bellezza dell’architettura lasciarono il posto alla discordia e al vizio. Il Grande Architetto dell’Universo decise di manifestare la sua gloria, di abbandonare il Tempio e di erigere al suo posto, con la sua Suprema Geometria, un Tempio spirituale la cui esistenza non potrà essere esposta all’ingratitudine umana e che potrà esistere per l’eternità. In nome di questa potente volontà che gli uomini hanno visto, il Fenomeno Miracoloso, il Prodigio dei Prodigi si compì, apparve la Pietra Cubica che sudava sangue ed acqua, soffrendo tutte le angosce dell’anima.
Ciò si compì quando gli operai delle fondamenta del Tempio spezzarono la Pietra d’Angolo, quand’essa fu gettata tra i rifiuti, allorché la Rosa fu sacrificata su una Croce piantata sulla vetta di una montagna, quando si elevarono verso i cieli tre quadrati, tre triangoli e tre cerchi tagliati nel diamante. Allora, in un istante, la Liberia Muratoria umana venne distrutta, il velo fu lacerato, la Terra fu ricoperta dalle tenebre, la Luce s’oscurò, gli Attrezzi dei Liberi Muratori vennero spezzati, la Stella fiammeggiante disparve e la Parola fu perduta. Voi potete facilmente giudicare ciò che soffrirono i buoni Liberi Muratori. In questo istante di una costernazione e di una afflizione inesprimibile. Dovettero viaggiare nelle più profonde tenebre, per tre giorni, non sapendo né se sarebbero sopravvissuti, né se qualche nuova sciagura li avrebbe colpiti. I loro cuori erano così talmente perplessi che credevano fosse arrivata la fine dei Tempi. Per la Volontà di Colui che governa tutte le cose, allorché terminava questo periodo di universale sconvolgimento, la luce riapparve al termine dei tre giorni e ciò si accompagnò a strani fenomeni. Gli Attrezzi della Libera Muratoria, che erano spezzati, ripresero la loro forma originaria, la Stella Fiammeggiante riapparve, più brillante che mai, la Parola fu ritrovata. Tale fu il flagello che colpì i Liberi Muratori per punirli della negligenza e della mediocrità nelle quali la loro pigrizia li aveva fatti cadere.
Qualcuno di loro, dopo aver viaggiato per 33 anni alla ricerca della Parola, apprese da altri che il cammino per ritrovarla era di conoscere i Tre Pilastri della Speranza, della Fede e della Carità, di convertirsi alla Nuova Legge, in modo da tentare di compiere l’Opera mistica dell’Ordine.
Così non fu in virtù di nuovi principi che la Libera Muratoria apparve agli occhi degli uomini, ma fu per l’applicazione di regole teoriche, che condussero simbolicamente i Massoni a definire praticamente i loro atti. Da allora, i Liberi Muratori non costruirono più edifici, ma i loro lavori riguardarono il dominio della mente. Rinforzarono la loro opera con la temperanza, la prudenza, la giustizia ed il coraggio, e non si lasciarono mai spaventare dalle vicissitudini della loro epoca.
Per l’Israelita come per il Cristiano, per il Maomettano per il Buddista e il Brahmano, Gesù è tra i più grandi precursori, libero ciascuno di divinizzarlo o di amare soltanto le dottrine, le quali rinnovarono il mondo. Perché Yheshuah è la figura più luminosa tra le figure dei grandi precursori, in quanto egli solo fu sacrificato dai potenti e dai fanatici; egli solo fu martire in nome dell’Umanità: il predicatore della verità morale. E la carità fu mansuetudine, la tolleranza amore, l’uguaglianza diritto.
Nei secoli XV e XVI, i Rosacroce, ai quali questo Sovrano Capitolo s’intitola, furono i più arditi Liberi pensatori e i più audaci promotori di quella ricerca scientifica che anticipava la ricerca fondamentale della scienza naturale pura, lo studio della Natura, strumento di ogni progresso, nella determinazione che l’essenza della natura non è soltanto nella materia, ma anche nelle leggi morali, la cui sede è nel nostro Io, libero da ipocrisie e dalla tirannide di qualsiasi maniera.
La Libera Muratoria identifica l’Opera dei Rosacroce, non adottando alcuna credenza le considera tutte transitorie, subordinate al progresso della regione umana. Fedele al solo principio della Libertà e del Lavoro, essa ha potuto conquistare in ogni periodo storico la verità parzialmente scoperta; ha potuto conservarne il senso esatto, ripudiare i cattivi elementi o gli abusi, abbandonarli senza pena per delle verità sempre più complete. È così che essa ha glorificato la Fede, la Speranza e la Carità.
Abbiamo ricordato che ora dobbiamo edificare il Tempio Spirituale invisibile. Si dice che praticando tutte le sette virtù, il Libero Muratore costruirà il proprio Tempio spirituale e agirà sulla terra con coraggio, giustizia, prudenza e temperanza. Il 18° grado ha riservato un ruolo particolare alle tre virtù teologali. Il cammino per ritrovare la Parola perduta, dopo aver viaggiato simbolicamente per 33 anni, è quello di conoscere i tre pilastri o colonne della Speranza, della Fede e della Carità. Al 18° grado siamo a metà dei 33 gradi. Troviamo le tre colonne finché «viaggiamo e vaghiamo nell’oscurità più profonda».
Nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, la fede non è certamente un’adesione ai dogmi. La fede è un atteggiamento dell’anima. È una fiducia primordiale nella benevolenza della vita e soprattutto in sé stessi. Serve da guida nell’oscurità e ci dà la certezza di essere sulla strada giusta. Dobbiamo essere sicuri delle nostre conoscenze per mantenere la stabilità durante i momenti in cui siamo assaliti dal dubbio e dall’angoscia. La fede deve essere ben fondata sulla ragione. La fede si manifesta anche nel giuramento che ognuno di noi ha prestato individualmente. Il giuramento prestato volontariamente stabilisce il legame con l’Ordine ed è la base della fedeltà. Così la Fede si esprime con l’obbedienza alla regola dell’Ordine senza per questo dover alienare la libertà di pensiero. Così la Fede è essenziale per mantenere la convinzione circa la perfettibilità ed il progressivo miglioramento dell’uomo, che rappresentano il cuore della Libera Muratoria. Le conseguenze sono espresse molto bene da Irène Mainguy (ibid. pag. 231): «L’impegno del Cavaliere Rosa Croce può essere definito come un dialogo dinamico tra fede e intelligenza. La luce si manifesta in maniera implicita ed esplicita nella fede, anche se quest’ultima può essere apparentemente velata. La Fede è l’intuizione dell’amore nella ricerca della Verità».
Si può vedere con gli occhi della mente… per riprendere una magnifica idea di Platone. La Fede, in sostanza, ci ha condotti alla porta del tempio della Libera Muratoria, e poi attraverso i gradi del Rito Scozzese.
L’altra virtù, la Speranza, è proiettata verso il futuro. Sappiamo che l’uomo non può vivere né sopravvivere senza la speranza. Andrebbe verso il suicidio. Nell’oscurità delle nostre ore orribili, la speranza attende la luce dell’alba per farci riprendere le forze. È ben consapevole che siamo pellegrini alla ricerca di valori più o meno vaghi. Sappiamo tutti di essere sempre sottoposti a delle prove, soprattutto nella nostra perseveranza. La speranza deve restare viva per permetterci di seguire la nostra strada e di raggiungere la meta che è ben radicata nella nostra fede. Questa, dunque, ci accompagna alla ricerca della verità, ma anche della felicità, della serenità, e della saggezza.
Infine, la Carità. L’amore di Dio, l’amore del prossimo, è un’espressione della Legge. L’amore dell’uomo è il riflesso dell’amore di Dio per gli uomini. Spinoza ha trovato parole imperiture (Etica, 36a proposizione dell’ultimo libro):«L’Amore intellettuale della Mente verso Dio è lo stesso Amore di Dio, cioè l’Amore con cui Dio ama se medesimo: non in quanto Dio è infinito, ma in quanto egli può esprimersi, o spiegarsi, mediante l’essenza della Mente umana considerata nella sua peculiare eternità: vale a dire, l’Amore intellettuale della Mente verso Dio è una parte dell’infinito Amore col quale Dio ama se stesso».L’amore è unità, ricerca dell’unione.
Le mie conclusioni
Nella complessità della Simbologia della Libera Muratoria, mi sono sempre chiesto quali fossero i motivi di tanta confusione e delle incongruenze rilevate tra i riti stessi. Così, sin dalla mia investitura al 18° grado, mi sono dedicato profondamente alla comprensione Simbolica, Ermetica, Esoterica, Alchemica e Iniziatica dei Gradi del Rito Scozzese Antico ed Accettato, provando a contribuire, umilmente, al mettere ordine alle vicende storiche e Tradizionali custodite fin oggi dai diversi Riti. Raggiunto il 33° grado, nel pieno della consapevolezza e della responsabilità, propongo la mia personale interpretazione Simbolica del XVIII Grado del RSAA, e di queste conoscenze “nascoste”, per poterle condividere con i miei Fratelli, con la speranza che possano tornare utili ad un risveglio globale dell’Umanità. Siamo in un periodo “Apocalittico” (di rivelazione), e dunque possiamo ritenerci i pionieri della Nuova età dell’Oro, quello Spirituale. L’uomo, Consapevole di sé e dell’Universo, non ha più bisogno di mediatori dello Spirito, perché in Esso vi è la stessa essenza del Divino G.A.D.U.
Il 18° grado di Sovrano Principe Rosa Croce del RSAA segue una eredità tramandata in “segreto” dai Cavalieri Templari, quella dei segreti Catari della Rosa e della Croce, provenienti dall’antica conoscenza del “Tau”. Una antichissima conoscenza Anatomica, Biologica, Morale e Spirituale, già presente nel periodo Sumero-Babilonese, Egizio, mistico Ebraico e Gnostico Cristiano. La chiesa Cattolica Greco Romana ha tentato, nei secoli, di sopprimere in ogni modo queste conoscenze che, per fortuna dell’Umanità, oggi possono essere condivise e comprese.
Il più Antico nome del 18° Grado era quello di Cavaliere dell’Aquila riferito al Cavaliere Templare, per il rifiuto di questi di sterminare i Catari rifugiati al Castello di Montségur, lì dove “volavano le Aquile”: riconosciuto Perfetto Libero Muratore (Massone) per i Voti adottati. I voti erano quelli di castità, povertà e obbedienza. Nel “Perfetto Massone” vi è nascosto il riferimento ai “Perfetti” catari.
L’unione tra la “Parola perduta” (il Giusto, Yahshuah) e il Perfetto (cataro), è nascosta nei termini che vengono posti alla fine di Tutti i Lavori rituali del RSAA:
Maestro Venerabile: Che ora è adesso?
2°Sorvegliante: Mezzanotte in punto (12 colpi);
2°Sorvegliante: M∴ Ven∴, tutto è Giusto!
1°Sorvegliante: M∴ Ven∴, tutto è Giusto e Perfetto!!
Vorrei concludere con le parole di passo del Cavaliere Principe di Rosa Croce:
D: Qual è il vostro nome?
R: Il buon pastore Emmanuele (Che significa Dio è con noi, o anche in noi).
Nel 18° grado si assumono, con consapevolezza, i princìpi nobili del Cavaliere che furono dei Cavalieri Templari e dei Catari, quelli di praticare la virtù più pure all’uomo, difendere i deboli, ricercare la verità, lavorare per eliminare il vizio, essere tolleranti verso la fede e il credo altrui, per elevare l’umanità nello spirito.
Ritroviamo la pace e ricerchiamo la Verità che è dentro di Noi per restituirla al mondo che ancora fa guerre di potere e di religione, soffre fame e povertà, ma che oggi più che mai sente il bisogno di uscire dall’oscurità e aspirare all’Amore, alla Pace, alla Luce e alla Verità: «La verità non è venuta nuda nel mondo, ma è venuta in simboli ed immagini. Non la si può afferrare in altro modo» (Vangelo Apocrifo di Filippo); “Qui habet aures audiendi, audiat” “chi ha orecchie per intendere, intenda” (Matteo 13,36, Marco 9,38 e Tommaso apocrifo).
Prendete tutto quello che vi dico al pari di una fiaba, anche se le fiabe, tuttavia, hanno un fondo di verità.