di Michele Campostella
Come il “mitico” Nando Moriconi di Un americano a Roma che sbeffeggia, nella celeberrima gag, il ragazzotto un po’ burino fra il pubblico che assiste alla sua esibizione, reo di deridere sonoramente la sua arte cabarettistica, allo stesso modo, a nome del prof. Giuliano Di Bernardo e dei massoni con un briciolo di sale in zucca, desidero schernire pubblicamente il Canale Telegram “di controinformazione massonica” denominato Libero Muratore Channel. Il quale ha fatto della minchioneria elevata a potenza il suo tratto più “alto” e distintivo.
Dopo un anno di altalenante attività è da ritenere che chiunque lo gestisca abbia ricevuto il crisma della controiniziazione direttamente dai controiniziatici vertici del Grande Oriente d’Italia. Probabilmente, insieme a loro, ha scritto anche qualche libro, o ne ha fatto la prefazione mentre qualcuno del gotha di Villa il Vascello ne scriveva le conclusioni, magari sulla figura esoterica del “Maestro delle Cerimonie”. Non ci interessa.
Quello che voglio esprimere è un semplice concetto, come da Titolo del presente articolo: Libero Muratore Channel è figlio legittimo della stessa mentalità calabrese, elevata a sistema, che ha distrutto dalle fondamenta il Grande Oriente d’Italia.
Di questa subcultura gli antropologi ne hanno da tempo inquadrato i caratteri. Così sappiamo che reggini, cosentini e catanzaresi pur avendo dialetti e spesso costumi diversi, in realtà abitano la stessa “territorialità concettuale”, ed è un dato di fatto che questa appartenenza prevale su tutto.
Qualche anno fa, sulla base dei caratteri prevalenti delle popolazioni pur appartenenti alla stessa area geografica amministrativa, il mensile di geopolitica Limes portò le regioni italiane dalle venti attuali a ben trentaquattro, staccando l’area della città metropolitana di Reggio dalla Calabria per farne una sola con il messinese, battezzata la “Regione dello Stretto”.
Grazie al blog Sibari.info mi sono imbattuto in un’opera del 1878 di Antonio Amati che riporta, pari pari, da un altro autore di quel periodo, il salernitano Matteo de Augustinis, la presentazione dell’indole, dei costumi e del carattere dei calabresi. Un tratto che non è proprio quel che si suol definire “edificante”.
Pochi, anche se importanti, i pregi elencati. Ecco come sono per l’autore i calabresi: «L’indole calabrese è troppo proverbialmente conosciuta: fervida, iraconda, testarda. Nessun ingegno eguaglia quello del calabrese, niuno è più insuperabile di lui, non v’è vendetta che alla sua si rassomigli. I calabresi non dimenticano e non perdonano, l’ospitalità solo sospende o ritiene il ferro della vendetta, e sia ne’ vizi sia nelle virtù, non hansi posa se non ne abbiano varcati gli ultimi estremi».
Poi continua: «E siccome ho toccato dell’ospitalità è giusto che dica tutto: l’ospitalità del calabrese ha veramente dell’ideale e del sublime; essa è la prima e la più venerata delle sue religioni; dopo questa vien quella dell’amicizia. Sopra entrambe però sta la vendetta, come il fato stava sopra tutti gli altri dèi pagani. Ma ciò che dicesi dell’ospitalità non può certo dirsi della sua buona fede; e quanto alla simulazione, essa è ne’ modi di esecuzione anzi che nel pensiero e nel consiglio dell’opera. I calabresi in generale sono altamente rischiosi, essi non temono il pericolo, e vi si trastullano e ne hanno d’uopo come di un pabulo alla loro bile. Gelosissimi della donna, dello stilo e dello schioppetto. guai a chi li tocchi o a chi gli agogni. Non v’è potenza di priego o di persuasione valevole a distornare la risoluzione di questa gente quando essa è presa veramente ed il giuro è stato fatto nel fondo del suo cuore».
La vendetta, quindi, da portarsi verso chiunque “li tocchi o li agogni”. Proprio come quella versata qualche giorno fa contro il Professor Giuliano Di Bernardo, colpevole soltanto di aver scritto ciò che in tantissimi pensano, e cioè che il “dopovoto”, per la Lista n. 1 di Leo Taroni, è stato, sotto ognio profilo, ondivago, inefficace, incomprensibile, ed infine (giunti ad oggi) totalmente fallimentare.
Dall’altra parte Di Bernardo ha commentato l’attuale situazione nel G.O.I. da filosofo, da sociologo, e la sua analisi politica (cioè di cittadinanza attiva) non ha potuto non rilevare la scaltrezza e la bravura dei vertici obbedienziali del Grande Oriente d’Italia nell’essersi garantiti una vittoria piena, nonostante la sconfitta elettorale (e morale, visto che il 50,5% degli affiliati, quindi la maggioranza seppur risicata, ha dimostrato di non essere più in accordo con lo schema negazionista propalato soprattutto in questi ultimi anni, a fronte di ogni tipo di evidenza contraria).
Così il prof. Di Bernardo, per Libero Muratore Channel, è diventato addirittura un “seminarista”, soltanto per aver voluto sottolineare la naturale dimistichezza con la gestione (anche autoritaria) del potere degli uni (Bisi, Bellantoni, Seminario) contro la manifesta dabbenaggine degli altri, che al grido di “Partecipiamo alla Gran Loggia di Rimini / il G.O.I. è nostro!” hanno di fatto sancito, in massa, tra ovazioni e applausi a scena aperta, l’intronizzazione del neo Gran Maestro di Rossano; quando il capo in persona degli oppositori ha invece disertato, con allegato certificato medico (e seguono i migliori auguri di pronta guarigione).
È bastato sottolineare questa semplicissima verità, che qualsiasi “Ufficio studi” avrebbe rilevato, per scatenare la vendetta. Con l’augurio a Di Bernardo, addirittura, di perdere la causa intentatagli dal G.O.I., nella quale egli difende il proprio diritto a riferire quanto a sua conoscenza, anche in chiave critica, circa il fenomeno infiltrativo malavitoso.
Libero Muratore Channel non conosce e non immagina neppure quanto lavoro sta dietro alla difesa di Giuliano Di Bernardo. Un lavoro di circostanziato vaglio, che presto vedrà al tavolo dei testimoni tanti nomi illustri, passati e presenti, del Grande Oriente d’Italia.
Alcuni di questi hanno già avuto modo (su Fanpage) di prendere le distanze da se stessi, e da quando andavano per le Case Massoniche di tutta Italia a urlare contro l’On. Rosy Bindi; altri li attendiamo ancora a rettifica pubblica delle loro non troppo antiche dichiarazioni (9 febbraio 2017 – Mafia e Massoneria? Che sciocchezza: “Posso dirle che sia in Lombardia, sia in Calabria e persino nella Locride a livello di Gran Maestri ho incontrato solo persone di specchiata onestà, neanche lontanamente sospettabili di complicità con i mafiosi“), visto che attualmente sembra abbiano cambiato copione.
Se qualcuno pensava che bastasse far svolazzare un drone agli incontri elettorali della Lista n. 1 nelle Case Massoniche, e magari lanciare qualche slogan preso in prestito dalle elezioni americane, per voltare pagina… questo qualcuno si sbagliava di grosso.
Occorreva (e occorrerebbe ancora di più adesso) parlare del perché non si applica l’art. 187 del Regolamento dell’Ordine, del perché si fanno le Tavole d’Accusa a gente come Minnicelli, Bonvecchio, Barbi ed oggi Magno, mentre nulla si rileva, a livello di condotta antimassonica, nei confronti di favoreggiatori vari quali Tumbarello, Lauria, Lutri, Licata, Tedeschi. Cui oggi si aggiunge Andò.
Del massosistema calabrese che ha fagocitato il G.O.I.! Di questo si dovrebbe e si sarebbe dovuto parlare. Invece il “traditore” è restato Di Bernardo. Che pochezza.
La consolazione è che il Professore ha contatti diretti che vanno ben oltre la manovalanza di Libero Muratore Channel, e la sua voce critica è ascoltata (e condivisa) da chi si trova ai vertici della “resistenza” e non condivide la mentalità da “Caporetto” che piace tanto ai cattivi consiglieri dalle parti di Milano.
1 commento
Basta ciò che dite circa Di Bernardo per capire chi siete.