di Giuliano Di Bernardo
Questa è la storia dell’elezione di un Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, che ne rivela profonde degenerazioni, come la perdita della Tradizione iniziatica e l’oscuramento dei principi etici universali che ne sono il fondamento antropologico.
Non potendo essere rieletto per la terza volta, Stefano Bisi sceglie, come successore, Antonio Seminario, calabrese, suo Gran Maestro Aggiunto. Sulla candidatura di Seminario assumono un atteggiamento di opposizione il “Cavaliere Nero” che rappresenta un’informazione non ufficiale all’interno del Grande Oriente d’Italia, Giornalia e Giuliano Di Bernardo, il quale si muove con il suo Blog www.giulianodibernardo.com e con interviste. Il loro scopo è quello di rendere consapevoli i fratelli del Grande Oriente d’Italia su quanto accade all’interno della loro Obbedienza. Allo stato attuale delle cose, sembra che la loro missione sia riuscita, anche se Antonio Seminario è stato eletto Gran Maestro.
La campagna elettorale (cosa c’entra la campagna elettorale con un Ordine iniziatico?) contro Seminario avrebbe dovuto avere come protagonista un uomo dal forte carisma, capace di infiammare gli apatici fratelli ormai rassegnati al “meno peggio”, e urlare ai quattro venti la necessità di riportare il Grande Oriente d’Italia nell’alveo dei principi etici universali e della Tradizione iniziatica. È apparso sulla scena Leo Taroni, un massone che tanto ha dato al Rito Scozzese Antico e Accettato (di cui è stato Sovrano), ma mancante, purtroppo, di quei requisiti necessari per sconfiggere Seminario.
Dopo la consegna delle liste e dei programmi, fanno la comparsa sulla scena elettorale tre liste che hanno come capigruppo Leo Taroni, Antonio Seminario e Pasquale La Pesa. Risulta subito evidente che, mentre la Lista Taroni si presenta all’insegna del cambiamento, quella di Seminario è la continuazione del governo di Stefano Bisi. Tra innovazione e continuità si situa la Lista La Pesa, le cui finalità danno adito a differenti interpretazioni.
Dal mio punto di vista, la campagna elettorale di Seminario è stata perfetta. Consapevole che in un regime democratico si vince con la maggioranza dei voti, la sua condotta pratica è stata quella di moltiplicare le Logge, di portare i Compagni al grado di Maestro e di far votare nelle condizioni più estreme. Anche le sue mosse, dopo la delibera del Comitato Elettorale Nazionale che lo ha dato vincente, sono state ineccepibili e nel rispetto dei Regolamenti vigenti. Niccolò Machiavelli mostrerebbe ammirazione per Antonio Seminario, per il modo in cui ha conquistato il potere, ma poi si chiederebbe fino a quando lo conserverà. La risposta potrei dargliela io: per lungo tempo. Dopo la sua installazione sul Trono di Re Salomone, egli sarà ricevuto con tutti gli onori dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra e dalle Massonerie che riconoscono il Grande Oriente d’Italia. I ripetuti applausi (anche se concordati) all’allocuzione del Gran Maestro uscente fugherà ogni dubbio, nelle Gran Segreterie del mondo, sulla scelta, anche da parte dei Fratelli che lo avevano avversato, di Antonio Seminario come Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Si potrà obiettare che, con Antonio Seminario, la Calabria è la regione che governa il Grande Oriente d’Italia. È vero, ma gli oppositori hanno fatto poco o nulla per impedirlo. Si potrà ancora obiettare che a tale risultato si è arrivati con un uso distorto della giustizia massonica. È vero, ma Machiavelli ha sostenuto che ogni mezzo è lecito per la conquista del potere. Si può infine obiettare che Seminario e il suo circolo magico sono collusi con la ‘ndrangheta: può essere vero, ma bisogna dimostrarlo. Allo stato attuale delle cose, nessuna delle inchieste dei magistrati calabresi connette Seminario con questa organizzazione criminale. Non si può rimproverarlo di aver agito secondo le regole della democrazia, con una strategia che è stata vincente. Dal mio osservatorio, io ho sempre avuto la certezza che Antonio Seminario sarebbe stato il nuovo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Come filosofo, provo una machiavellica ammirazione per lui e per coloro che hanno contribuito alla sua vittoria. Come massone, tuttavia, non condivido il suo modo d’intendere la Massoneria, in quanto egli si pone, come il suo predecessore Stefano Bisi, al di fuori dalla Tradizione iniziatica che è il fondamento specifico della Massoneria. Senza Tradizione iniziatica, la Massoneria non è più Massoneria.
La campagna elettorale di Taroni, viceversa, è stata inefficace, frammentaria e debole. Invece di procurarsi voti, ha fatto proclami, a volte contraddittori. Il profilo delle sue argomentazioni è stato di scarso interesse, come la richiesta (per il G.O.I.) del riconoscimento dello Stato, che comporta la consegna degli elenchi degli affiliati al Ministero degli Interni (Taroni neanche immagine a quanti Fratelli questa sua proposta ha fatto venire l’orticaria) e una generica contrapposizione all’atteggiamento mafioso in uso nelle Logge dell’Obbedienza. Perché non ha richiamato l’attenzione dei fratelli sul fondamento etico e iniziatico della Massoneria? Sono tanti i fratelli del Grande Oriente d’Italia che in ciò si sentono traditi. La maggior parte di loro sono coloro che si sono astenuti (circa 3.000), non convinti né da Seminario né da Taroni. È proprio a loro che Taroni avrebbe dovuto parlare. Le sue parole non sono state capaci di risvegliare tanti fratelli dal letargo in cui versavano e versano. Nelle ultime ore della campagna elettorale, inoltre, ha danneggiato se stesso con la dichiarazione mediante la quale s’impegnava a non farmi rientrare nel Grande Oriente d’Italia. Non immagina quanti voti ha perso. Sembra che, in definitiva, la sua campagna elettorale sia stata progettata non per vincere le elezioni, ma per propagandare la sua visione del Grande Oriente d’Italia. Nonostante ciò, io l’ho sostenuto in piena lealtà. coltivando la speranza che forse… Antonio Seminario poteva essere battuto da un uomo di grande levatura morale e intellettuale.
Taroni ha poi sbagliato quando si è attribuito la vittoria. Formalmente, in base ai Regolamenti del Grande Oriente d’Italia, è solo il Comitato Elettorale Nazionale che ha la facoltà di dire chi è il nuovo Gran Maestro. Da questo punto di vista, Bisi ha ragione nel richiamare Taroni al rispetto dei Regolamenti. Comprendo le ragioni che, invece, hanno indotto Taroni e i suoi collaboratori ad anticipare la decisione del Comitato Elettorale Nazionale: preparare i fratelli e l’opinione pubblica all’ingiustizia che avrebbe subito se fosse stato eletto Seminario. Ha funzionato bene, ma poi è arrivata la decisione formale: Antonio Seminario è il Gran Maestro.
Dopo la sentenza del Comitato Elettorale Nazionale, le possibili soluzioni per Taroni e i suoi sostenitori erano le seguenti:
- Sottomettersi all’autorità del Gran Maestro Seminario;
- Disertare la Gran Loggia;
- Organizzare una scissione;
- Ricorrere al Tribunale civile.
La prima soluzione non è attuabile, date le differenti visioni del Grande Oriente d’Italia di cui sono portatori Taroni e Seminario.
La seconda soluzione potrebbe dare un segnale forte non solo alle Massonerie estere ma anche ai magistrati e agli organi istituzionali del nostro Paese. Sarebbe la prova più evidente che i 3.000 sostenitori di Taroni non solo si sono schierati consapevolmente con lui nella campagna elettorale, ma sono pronti per continuare l’opposizione a Stefano Bisi e Antonio Seminario. È questa la soluzione che io avrei raccomndato.
La terza soluzione richiede un uomo di grande levatura, con un progetto e relazioni internazionali che purtroppo non si sono dimostrate esistenti. Com’è strana la storia del Grande Oriente d’Italia: mentre 30 anni fa c’era l’uomo ma non le condizioni storiche, oggi ci sono le condizioni storiche ma non c’è l’uomo. Per ragioni opposte al passato, neanche oggi è possibile rifondare il Grande Oriente d’Italia.
La quarta soluzione, se attuata, sarebbe la vittoria indolore di Seminario. Per quale ragione? È vero che, per poter adire al Tribunale civile, si deve prima tentare la via dell’accordo interno, ma qui il fattore tempo non gioca a favore di Taroni. La Corte Centrale non è tenuta a dare una risposta entro un tempo determinato. Può far passare tutto il tempo che vuole per ritardare il ricorso al Tribunale civile. Intanto, Seminario sarà installato sul Trono di Re Salomone. Inoltre, il ricorso al magistrato civile, se avesse successo, potrebbe congelare l’esito elettorale, così Bisi continuerebbe nella carica di Gran Maestro in attesa della sentenza, che però potrebbe richiedere anche anni. Quindi, per Taroni si porrebbe l’alternativa: Seminario o Bisi. Io preferirei Seminario, perché peggio di Bisi può esserci solo Bisi. Inoltre, il nuovo Gran Maestro, nei primi tempi del suo magistero, cercherà di fare il bene dell’Obbedienza, anche perché deve presentarsi al cospetto della Gran Loggia Unita d’Inghilterra e delle altre Massonerie che riconoscono il Grande Oriente d’Italia. Se questo scenario è corretto, allora il ricorso al magistrato civile, in un modo o nell’altro, manterrebbe il potere strettamente nelle mani di Antonio Seminario e di Stefano Bisi. Alla fine della fiera, non vedo un vantaggio per Leo Taroni.
In tutte e quattro le soluzioni, il fattore tempo gioca a favore di Antonio Seminario. A tale riguardo, vorrei richiamare l’attenzione di Taroni su un aspetto della natura umana: anche i più strenui oppositori sono pronti a salire sul carro del vincitore. È proprio quello che sta avvenendo. Taroni si illude, pensando che tra mesi (forse anni) i suoi 6.343 votanti stiano ancora accanto a lui per difenderlo dall’ingiustizia subita. Già adesso la corsa verso Seminario è in atto. Tra pochi mesi il numero dei sostenitori di Taroni si sarà assottigliato fino a diventare irrilevante. Taroni e i membri della sua Giunta si ritroveranno con pochi fedeli a sostenere la causa civile contro il Grande Oriente d’Italia.
Io ho sostenuto Leo Taroni perché si era impegnato a combattere le infiltrazioni della mafia e della ‘ndrangheta nel Grande Oriente d’Italia. Non lo conoscevo e di massima non lo ritenevo l’uomo giusto per sconfiggere Seminario, eppure l’ho sostenuto in piena lealtà senza chiedere assolutamente nulla in cambio. Forse il successo sarebbe arrivato con la candidatura di Silverio Magno.
Se Seminario avesse dichiarato lo stesso impegno, avrei sostenuto lui. Da ciò si evince che io non ho nulla contro l’uomo ma che difendo gli ideali in cui credo.
Allo stato attuale, il Grande Oriente d’Italia è spaccato in due e le due fazioni sono intenzionate a farsi una guerra senza esclusione di colpi. L’immagine che ne risulta è quella di una società profana i cui membri lottano per accaparrarsi beni e privilegi. Se le cose stanno così, Taroni vale Seminario quanto Seminario vale Taroni. Entrambi esprimono una visione che non ha proprio nulla a che fare con la Massoneria. Ne è prova l’ambito del contendere: il piano giuridico. La rifondazione proposta da Taroni, infatti, consiste nel rendere compatibili i Regolamenti del Grande Oriente d’Italia con le leggi dello Stato, e nella richiesta del riconoscimento statale. Veramente Taroni pensa che, subordinando il Grande Oriente d’Italia allo Stato italiano, si possano risolvere i mali che oggi affliggono questa Obbedienza? Se fosse così, allora tutto sarebbe semplice. Ma non è così. Taroni e i suoi collaboratori stanno guardando nella direzione sbagliata, e ciò gli impedisce di vedere che l’origine di tutti i mali è la perdita del fondamento morale e iniziatico.
Questa è la situazione che caratterizza il Grande Oriente d’Italia dopo che il Comitato Elettorale Nazionale ha annunciato la vittoria di Antonio Seminario. Seguiamo il comportamento dei due schieramenti contrapposti.
Mentre Bisi procede imperterrito con l’organizzazione della Gran Loggia che consacrerà Antonio Seminario Gran Maestro del G.O.I., Leo Taroni esce dalla scena facendosi ricoverare e operare per un male che lo affligge. È chiaro a tutti che, così facendo, ha rinunciato al ruolo supremo di guida dell’opposizione, che resta disorientata. Nella lettera che invia a tutti i Maestri a lui fedeli, scrive: “A Rimini Ti attenderanno con gioia i Fratelli che hanno dato vita al progetto e alla proposta di Noi Insieme. Loro, come me, meglio di me, sapranno parlare al Tuo cuore”. Questa è l’indicazione di partecipare tutti alla Gran Loggia. Va bene, ma per fare cosa? Da Leo Taroni, vi è stato solo silenzio e i Fratelli che hanno creduto in lui si sono sentiti abbandonati.
Arriva il 5 aprile e inizia la Gran Loggia a Rimini. Il Tempio è al completo. I fedeli di Taroni sono andati, come lui ha raccomandato. Cosa faranno al momento del voto per eleggere Antonio Seminario? Questo è l’arcano. Non serve scomodare gli astri per capire che voteranno tutti a favore. Infatti, solo due di loro hanno avuto il coraggio di votare contro in fase di approvazione del Bilancio. Tutti gli altri, hanno riconosciuto Seminario come Gran Maestro. Non se ne rendono conto, ma la loro decisione di votare Antonio Seminario avrà conseguenze disastrose non solo per l’azione legale che Taroni intende fare ma anche per le Gran Logge estere, a cominciare da quella inglese. Non hanno capito la potente arma che hanno messo nelle mani di Seminario, il quale, se chiamato al giudizio civile, potrà dire che è vero, c’è stata un’opposizione come avviene normalmente in un regime democratico, ma che alla fine, tutti gli oppositori hanno votato a favore della sua elezione. Lo stesso discorso farà con le Gran Logge estere.
È mai possibile che Taroni non abbia previsto questo disastro? Io penso che, se lo ha previsto, non gli ha dato la dovuta importanza, come si evince da un messaggio della redazione di “Libero Muratore Channel” (l’Organo Ufficiale di Leo Taroni), quando scrive: “Se è vero che alla Gran Loggia non ci sono state contestazioni plateali, è anche vero che non sarebbero servite. Ciò che è necessario è l’intervento dell’unico soggetto deputato ad accertare l’elezione di Leo Taroni e a comminare la conseguente destituzione di Tonino Talloncino: il giudice dello Stato”. È mai possibile che non si comprenda la differenza tra le contestazioni plateali e il voto a favore di Antonio Seminario? Per tutto il tempo che egli detiene il Supremo Maglietto sarà il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e, come tale, dovrà essere rispettato. Il dispregiativo “talloncino” andava bene prima che la Gran Loggia lo ponesse sul Trono di Re Salomone. Dopo, è semplicemente uno stupido oltraggio.
Leo Taroni sta facendo un errore madornale: pensare che il problema della sua elezione possa essere risolto esclusivamente dal magistrato civile. Questo spiegherebbe la sua noncuranza dei fatti che sono accaduti in Gran Loggia. Da ciò si evince la sua inesperienza nella gestione del potere. Un’azione come quella che lui vuole intraprendere deve svolgersi su due piani distinti: quello politico (massonico) e quello giuridico. Dei due, il primo è più importante e prioritario. Prima della votazione in Gran Loggia il 5 aprile, avevo previsto quattro possibilità per Taroni: le prime tre sono state disattese, mentre la quarta (il ricorso alla magistratura civile) è stata scelta. È la chiara dimostrazione che egli intende rinunciare all’azione politica. Purtroppo, Taroni non comprende che l’azione giuridica, senza il supporto di quella politica, è sterile e non porta a nulla. Io non avrei mai fondato la Gran Loggia Regolare d’Italia con il sostegno della Massoneria inglese, se mi fossi avvalso solo dello strumento giuridico.
Lo stesso errore di Taroni l’hanno fatto i Fratelli sardi espulsi da Fabio Venzi, i quali si sono messi completamente nelle mani di un giovane avvocato che ha di fatto proibito loro qualsiasi azione contro Venzi per non ostacolare la sua linea giuridica. Ho fatto di tutto per convincerli che la loro decisione era sbagliata ma è stato inutile. Tutto ciò ha rinforzato Venzi che, con l’attuale crisi del Grande Oriente d’Italia da cui trarrà vantaggio, è destinato a fare il Gran Maestro a vita, con buona pace dei Fratelli sardi.
Lasciando da parte l’azione politica che Taroni non sembra intenzionato a svolgere, mi vorrei soffermare sul contenuto dell’azione legale che egli intende adire contro il Comitato Elettorale Nazionale. Per come la vedo io, questo Commitato ha operato nel rispetto dei Regolamenti Generali del Grande Oriente d’Italia, che gli demandano la verifica delle schede e la conseguente dichiarazione di vittoria del candidato che ha riportato la maggioranza dei voti. Ciò è quanto ha fatto il Comitato. Gli si è rimproverato di aver considerato i talloncini antifrode in maniera diversa dalle assise precedenti. In assenza di specifiche norme sull’argomento nei Regolamenti Generali, il Comitato è sovrano nell’interpretare le schede nel modo che i singoli suoi componenti decidono a maggioranza. È esattamente quanto avvenuto. Il magistrato civile che si ritrovasse sul tavolo il ricorso di Leo Taroni contro la decisione del Comitato Elettorale Nazionale, la prima cosa che farebbe sarebbe quella di verificare se esso abbia agito nel rispetto dei Regolamenti dell’Ordine. Io sfido chiunque ne abbia la competenza a dichiararlo. Non è, invece, conforme ai Regolamenti l’autoproclamazione di Leo Taroni come Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Non è il Candidato che può autonominarsi, ma lo fa il Comitato Elettorale Nazionale. Poiché Taroni e i suoi avvocati non sono degli sprovveduti, è chiaro che hanno un asso nella manica da giocare per tentare di capovolgere la situazione attuale. L’unica cosa che mi viene in mente è l’esistenza di documenti che attestino brogli elettorali. Se così fosse, l’oggetto del contendere si sposterebbe dal Comitato Elettorale Nazionale alla regione (o alle regioni) in cui si sarebbero verificati brogli a favore di Seminario. Se il magistrato civile riterrà validi quei documenti, potrà chiedere che si rifacciano le votazioni in quella/e regione/i.
Ancora una volta, si sposta l’oggetto del contendere: dall’invalidazione della decisione del Comitato Elettorale Nazionale, si passa alle elezioni regionali che dovrebbero essere rifatte. Se ci chiediamo quale potrebbe essere questa regione, non è difficile immaginare che è una regione che sostiene Seminario, se sono stati fatti brogli a suo favore. Se non è la Calabria, che non ha bisogno di fare imbrogli perché è stata quasi tutta schierata con Seminario, allora non può che essere la Sicilia. Se è la Sicilia, quali sono le probabilità per Leo Taroni di sovvertire l’attuale situazione? Per come io vedo le cose, le probabilità sono poche. Antonio Seminario è stato installato Gran Maestro e dispone di tutto il potere che gli deriva dal suo rango. Userà tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere un voto plebiscitario. Con quale forza Taroni saprà opporsi a questa strategia annichilente?
Il mio rinnovato interesse per il Grande Oriente d’Italia finisce qui. Mi sono risvegliato dopo un letargo di 30 anni perché avvertivo, come un imperativo categorico, la necessità di richiamare i massoni del G.O.I. e della Gran Loggia Regolare d’Italia al rispetto del fondamento etico e iniziatico su cui poggia la Massoneria. Ho avversato i Gran Maestri Stefano Bisi e Fabio Venzi. Nella campagna elettorale per l’elezione del Gran Maestro del G.O.I. mi sono schierato a fianco di Leo Taroni, perché si era impegnato a rinnovare il Grande Oriente d’Italia. Ho avversato Antonio Seminario perché aveva dichiarato che il suo magistero sarebbe stato la continuazione di quello di Stefano Bisi. Antonio Seminario è ora il Gran Maestro e lo sarà per lungo tempo. Io farò ritorno nel mio mondo per far rinascere una Massoneria che sia espressione della Tradizione iniziatica, così come lo è stata nei secoli trascorsi. Per nessuna ragione al mondo tornerò a occuparmi del Grande Oriente d’Italia. Con una sola grande eccezione.
Come è ben noto, Stefano Bisi mi ha ritenuto responsabile di tutti i mali che il Grande Oriente d’Italia ha dovuto subire negli ultimi 30 anni e mi ha denunciato al Tribunale di Roma, chiedendomi un risarcimento per danni materiali e morali di EU 2.000.000. Sinceramente, la cosa mi inorgoglisce perché non avrei mai immaginato di avere tanto potere. Maggiormente mi rende orgoglioso il tempo che egli mi ha dedicato nella sua Allocuzione in Gran Loggia. Questa è la riprova che lo spettro di Giuliano Di Bernardo, dopo 30 anni, continua a turbare il suo sonno. Ora io mi rivolgo ad Antonio Seminario e gli chiedo: “Venerabilissimo Gran Maestro, avete mai preso in considerazione la possibilità che sia io a vincere la causa che il Vostro predecessore ha iniziato nei miei confronti? Se così dovesse essere, allora tutto il vostro negazionismo, che avete posto a base della vostra condotta pratica, si scioglierebbe come nebbia al sole. Comprendo, se Voi ritenete che Giuliano Di Bernardo abbia infangato, con le sue falsità, la dignità del Grande Oriente d’Italia, la vostra decisione di denunciarlo. Comprendo anche che, se Voi ritenete che Leo Taroni, la sua Giunta e il 50% dei Maestri che lo hanno votato abbiano anche loro detto il falso nell’impegnarsi a eliminare le infiltrazioni della mafia e della ‘ndrangheta nelle Logge del Grande Oriente d’Italia, la Vostra adozione, nei loro confronti, di provvedimenti punitivi. Ma se il magistrato che presiede la causa civile che mi avete intentato dovesse decidere che ho ragione io, allora che farete? Direte che anche il magistrato inquirente ha sbagliato? La mia speranza è che io vinca la causa per mostrare non solo al mondo massonico internazionale ma anche a quello profano che l’assurda tesi del negazionismo, inventata da Stefano Bisi e adottata da Voi, è priva di ogni fondamento. Se ciò dovesse essere, consegnerei la mia vittoria alla storia della Massoneria mondiale per futura memoria”.
Per questo io dico, riferendomi al Grande Oriente d’Italia: “Consummatum est”.
Se il Grande Oriente d’Italia non è più Massoneria, allora che cos’è la Massoneria? Sul significato di “Massoneria”, tutto è stato già scritto ma bisogna saperlo leggere. Quanti dei 23.000 massoni del Grande Oriente d’Italia lo hanno letto? E, se l’hanno letto, che cosa hanno capito? Se Bisi, Seminario e Taroni dovessero spiegare a massoni e profani che cos’è la Massoneria, sarebbero in grado di farlo? Ma il Gran Maestro non è la Luce che illumina? Come si può illuminare avendo dentro le Tenebre? La risposta a queste domande farà chiaramente intendere su quali basi deve avvenire la rifondazione della Massoneria in Italia e sul Rifondatore. Nelle pagine che seguono, vi darò un’idea di cosa è la Massoneria mentre, per ulteriori approfondimenti, vi rinvio al mio volume, di recente pubblicazione, Lezioni di Massoneria. Introduzione all’antropologia filosofica massonica.
Di fronte alla realtà umana e sociale, ci possiamo porre da punti di vista differenti. Se il punto di vista è quello del cristianesimo, si ha la religione cristiana. Se, invece, è quello di un insieme di principi morali universali, si ha la Massoneria. Come si diventa cristiano con il battesimo, così si diventa massone con l’iniziazione. Cristianesimo e Massoneria sono due antropologie filosofiche.
Da ciò segue che è massone colui che condivide un insieme di principi morali e verso di loro ispira la sua condotta pratica. Il suo percorso di perfezionamento (la levigatura della pietra grezza) consiste nell’acquisizione di conoscenze che faranno di lui un uomo saggio, che sa vivere in armonia con i suoi fratelli e contribuisce al miglioramento materiale e morale dell’umana famiglia. Il suo perfezionamento si esplica con i simboli che velano i vari aspetti della realtà umana. Questa, e solo questa, è la Massoneria! Tutto ciò che è fuori dal suo ambito NON è Massoneria.
Questa concezione della Massoneria trova attuazione a Londra il 24 giugno del 1717, quando quattro Logge si riuniscono e fondano un’autorità che si eleva al di sopra di loro con lo scopo di legittimarne la regolarità: la Gran Loggia di Londra. Questa interpretazione della Massoneria, denominata “moderna” e “speculativa”, presenta la stessa struttura e forma organizzativa della monarchia inglese, rappresentabile con il triangolo per indicare che sulla sua punta siede un solo uomo (il re o il Gran Maestro) e che l’autorità discende dall’alto verso il basso. La forma piramidale ha caratterizzato anche le Logge della Massoneria “operativa” dei secoli precedenti. È questa visione della Massoneria che si diffonde in Europa, negli Stati Uniti d’America e in Oriente seguendo le vie dell’impero inglese.
Questa concezione della Massoneria (che è ancora impressa nell’immaginario collettivo), tuttavia, si estingue con la Prima guerra mondiale. La Massoneria è vietata nel periodo delle grandi dittature di Hitler, Stalin e Mussolini. Rinasce in Europa e in Italia per opera dei massoni statunitensi ma con un fondamento “democratico”. Che cosa significa? Semplice, la piramide massonica è stata rovesciata. Il potere di scelta non appartiene più al Gran Maestro ma al popolo massonico (Maestri o Maestri Venerabili). È la base della piramide che elegge il Gran Maestro. Il potere sale dal basso verso l’alto. In tal modo, la Massoneria assume le regole ma anche le degenerazioni e le contraddizioni tipiche della democrazia.
A questa nuova concezione della Massoneria fa eccezione la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, che ripropone, anno dopo anno, il Gran Maestro con un rituale che con la democrazia non ha proprio nulla a che fare. L’attuale Gran Maestro, il Duca di Kent, è in carica dal 1967 e vi resterà fino a quando vorrà o finché vivrà. Nella Massoneria inglese non esiste una base elettorale, non esistono altri candidati, non si vota. Ogni anno, un massone scelto a caso, propone la conferma del Duca di Kent, segue uno scroscio di applausi e tutto continua come sempre.
Il rovesciamento della piramide trasforma la piramide in una linea retta, che esprime il concetto di “uguaglianza”. La democrazia dei nostri tempi, pertanto, ha il suo fondamento nell’uguaglianza, che annulla ogni differenza tra gli uomini. Alexis de Tocqueville (1805-1859), filosofo, politico e storico, è considerato uno degli studiosi più importanti del pensiero liberale ma anche un precoce critico delle sue inefficienze e degenerazioni. Nella sua opera La democrazia in America, egli mette in evidenza i pericoli latenti della democrazia. Primo tra tutti l’uguaglianza. Al riguardo, egli scrive: «Dopo aver preso, uno ad uno, ogni cittadino nelle sue spire poderose ed averlo forgiato a suo libito, il potere sovrano (democratico) protende la sua ombra sulla società nel suo insieme, la copre in tutta la sua estensione di una tela di ragno di piccole regole complicate, minuziose e uniformi, attraverso le quali le menti più originali e le anime più vigorose non riuscirebbero mai a passare, per staccarsi dalla folla. Esso non spezza le volontà, ma le ammorbidisce, le piega e le dirige, raramente costringe ad agire, ma s’oppone sempre a che si agisca; non distrugge, ma impedisce che i germogli nascano; non tiranneggia, ma crea piccole difficoltà, comprime, snerva, spegne, inebetisce, riduce ogni popolo, finalmente, a non essere altro che un gregge di animali pavidi e industriosi, di cui il governo è pastore».
L’uguaglianza (fondamento della democrazia) e il suffragio universale (suo corollario) sono le cause che determinano l’attuale stato di crisi nei Paesi occidentali del pianeta Terra. Anche la Massoneria, che rinasce dopo la Seconda guerra mondiale sul fondamento democratico, è lo specchio di questa crisi. Ne è un esempio tipico lo stato attuale del Grande Oriente d’Italia.
Il rovesciamento della piramide “profana” quali conseguenze produce nella piramide iniziatica, espressione della Tradizione iniziatica? Alle origini della Massoneria moderna il “segreto iniziatico” era trasmesso da Gran Maestro a Gran Maestro, in una catena continua di successioni. Se nella Massoneria democratica il Gran Maestro è eletto dai Maestri Venerabili (come avveniva al mio tempo) o dai Maestri (come avviene oggi introducendo il suffragio universale) si interrompe necessariamente la Tradizione iniziatica perché i Maestri Venerabili (o Maestri) non sono detentori del segreto iniziatico, che al contrario dovrebbe essere trasmesso al neo-Gran Maestro. Sarebbe come pretendere che la Luce fosse concessa al Gran Maestro da coloro (i Maestri) che la ricevono da Lui. La verità è che solo il Gran Maestro conosce il segreto iniziatico, e perciò solo lui può trasmetterlo al suo successore. Da queste considerazioni deriva l’importante conseguenza: “il rovesciamento della piramide profana implica la distruzione della piramide iniziatica e, quindi, della Tradizione iniziatica”. Se nell’antropologia filosofica della Massoneria il “segreto iniziatico” è lo specifico della Massoneria, allora, annullandolo, si distrugge la Massoneria. La Massoneria, privata del segreto iniziatico, non è più Massoneria.
Un’altra importante conseguenza è che la Massoneria democratica non può essere trasformata nella Massoneria monarchica delle sue origini; questo per il semplice fatto che ciò necessiterebbe di essere deliberato da coloro i quali, invece, credono nella Massoneria democratica. Potrebbe verificarsi un simile “colpo di stato”? Ne dubito fortemente. Allora, qual’è la soluzione? Semplice, abbandonare la Massoneria democratica e fondarne una simile a quella delle origini moderne. Metaforicamente, rovesciare la piramide rovesciata. È proprio ciò che io ho fatto con il mio Ordine degli Illuminati, di cui Dignity è la controparte operativa.
Mi si potrebbe obiettare che, in uno Stato democratico, la Massoneria deve essere necessariamente democratica per essere in sintonia con le sue leggi. Non sono d’accordo. Una regola fondamentale della Massoneria, espressa dal sesto “Dovere” nelle Costituzioni di Anderson, è quella riguardante il rispetto delle leggi dello Stato da parte dei massoni. Null’altro è richiesto. Dopo aver soddisfatto il sesto “Dovere”, la Massoneria, al proprio interno, può darsi la forma organizzativa che meglio preferisce. Se preferisce la forma monarchica di governo, non è tenuta, per le leggi dello Stato, a darsi la forma democratica. Ciò è possibile ma a condizione che tutti i massoni di quell’Obbedienza siano d’accordo nel darsi la forma monarchica. Se qualche massone, viceversa, che fosse in conflitto con i vertici della sua Obbedienza, invocasse il rispetto delle leggi democratiche e facesse appello all’autorità civile profana per tutelare un suo diritto, allora tutto il castello crollerebbe. Ciò significa che, in uno Stato democratico, è possibile avere una Massoneria monarchica, ma a condizione che tutti i massoni che vi appartengono rispettino le leggi dello Stato e siano d’accordo sulla forma non democratica.
Coloro che non condividono questa visione della Massoneria affermano che, in tal modo, si concentra tutto il potere nelle mani di un solo uomo che potrebbe farne un uso dittatoriale, soffocando la libertà di pensiero dei singoli massoni. Da un punto di vista psicologico, comprendo i loro timori che derivano da un periodo storico caratterizzato da crimini contro l’umanità messi in pratica da tiranni come Hitler, Stalin e Mussolini. Ma qui io sto parlando di Massoneria e il fatto che massoni possano vedere al suo vertice un tiranno, è un’ulteriore riprova della perdita del significato più profondo della Massoneria. A costoro io dico: aprite la vostra mente e ricercate qualcosa di vero sulla Massoneria. Se non la trovate, sotterrate grembiuli, guanti e collari e finitela di giocare alla Massoneria. In voi vi è la più assoluta incapacità di comprendere il significato della concezione massonica dell’uomo, che ha sempre posto, al vertice della piramide, l’Uno che illumina tutti coloro che hanno il privilegio di ricevere la Luce da Lui.
La Massoneria operativa e la Massoneria moderna fino alla Prima guerra mondiale hanno avuto le due piramidi (profana e iniziatica) con la punta rivolta verso l’alto in cui il potere e l’autorità discendevano dall’alto verso il basso. Questi sono stati periodi straordinari in cui la Massoneria ha operato con successo per il benessere materiale e morale di molti popoli. Coloro che ne sono stati al vertice sono ricordati come uomini saggi e lungimiranti. Nessuno ha mai pensato che fossero tiranni. Perché oggi i massoni democratici li temono? Io penso che la vera ragione stia nell’aspirazione irrinunciabile a partecipare all’esercizio del potere. Nella monarchia il potere è nelle mani di pochi, nella democrazia è nelle mani di tanti. Nella democrazia sono possibili accordi di ogni specie in cui ognuno cerca di trarre il massino profitto personale. Con guerre infinite in cui non ci sono né vinti né vincitori. È un gioco a cui nessuno vuol rinunciare. Esattamente come sta accadendo nel Grande Oriente d’Italia. La paura del tiranno è in realtà la difesa ad oltranza degli interessi personali o di gruppo.
Torno a ripetere che, in uno Stato democratico, può esistere una Massoneria monarchica come quella delle origini settecentesche. A coloro i quali ne dubitassero, cito un caso che si trova sotto i nostri occhi: la Chiesa Cattolica. Se vi è una monarchia, estesa in molti paesi della Terra, essa è la Chiesa Cattolica fin dalle sue origini. Il Papa è un monarca assoluto, i Cardinali sono la sua corte. Il Papa li nomina e li dimette a sua esclusiva volontà.
La Chiesa Cattolica ha una precisa antropologia filosofica da cui discende la dottrina per la fede in Cristo. Nella sua storia millenaria, le condizioni storiche e sociali sono più volte cambiate radicalmente, ma la sua concezione dell’uomo e della vita è sempre rimasta immutata. In ciò risiede la sua capacità di sopravvivere ai cambiamenti che avvengono sul piano contingente e storico. Essa si è trovata a convivere con regimi monarchici, totalitari e democratici ma è sempre rimasta simile a se stessa. Oggi, che vive in uno Stato democratico, essa ne accetta le regole e le leggi senza modificarsi per adattarvisi. Da queste riflessioni, discende la conclusione: “in uno Stato democratico, può esistere una Massoneria monarchica, a condizione che si rispettino le leggi dello Stato e si viva in fraterna armonia”.
Sulla base di questa antropologia filosofica, dopo il mio ritiro dalla Massoneria, nel 2002, ho fondato l’Ordine degli Illuminati, che ha avuto la prima sede internazionale a Roma, in Piazza di Spagna. Successivamente, nel 2011, ho fondato l’Ordine Dignity, che ne è la controparte operativa. Entrambi presentano le caratteristiche piramidali degli Ordini iniziatici dati nella storia dell’uomo: il Gran Maestro, che resta in carica a vita, nomina tutti coloro che ricopriranno le cariche di governo; il segreto iniziatico, che è trasmesso da Gran Maestro a Gran Maestro in una catena continua; il perfezionamento esoterico, filosofico e morale degli adepti; l’armonia che regna sovrana nelle relazioni esoteriche e profane. Gli Ordini sono internazionali e favoriscono gli incontri fraterni fra popoli diversi.
Con la presentazione dei miei Ordini io intendo definire la mia posizione nei confronti del Grande Oriente d’Italia. In una sua Loggia di Bologna, 63 anni fa, sono stato iniziato e vi ho trascorso la vita in armonia fino alla mia elezione a Gran Maestro nel 1990. Quel che è avvenuto dopo mi ha dato momenti di gioia ma anche tante delusioni. Nel periodo in cui sono stato Gran Maestro ho dato il meglio di me, al fine di risolvere i gravi problemi che affliggevano il Grande Oriente d’Italia. L’ho fatto in piena coscienza, senza mai cedere nel rigore e nella coerenza in cui credevo. Il giorno che l’ho lasciato ho sentito tristezza, amarezza e sofferenza. L’appellativo di “traditore”, che è stato forgiato per me, mi ha accompagnato per trent’anni. Ma io non sono un traditore.
Ora che i giochi sono fatti, come Cincinnato, abbandono il campo di battaglia e faccio ritorno ai miei Ordini, per renderli pronti ad affrontare le sfide della società futura che già bussano alle porte della storia.