di Giuliano Di Bernardo
Il giorno in cui ricorre il 424° Anniversario della morte sul rogo di Giordano Bruno, bruciato nella carne ma non nel pensiero che ancora illumina l’umanità, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi (cito il nome per futura memoria) ha dichiarato: «sogno di camminare col Papa (Francesco) sotto la luce del Grande Architetto dell’Universo». È pura ignoranza!
Nel momento più triste del suo magistero (per molti Fratelli il tanto atteso epilogo), egli vede una mano che scende dal cielo, tesagli dalla Chiesa Cattolica. Incredulo, l’afferra e spera così di alleviare le sofferenze di fine mandato. Lo fa senza rendersi conto del danno d’immagine che sta procurando al Grande Oriente d’Italia.
In questo, egli fu preceduto da un altro Gran Maestro, Virgilio Gaito, il quale nel 1996 conferì l’onorificenza “Galileo Galilei” a Papa Giovanni Paolo II, che la rifiutò e la rimandò al mittente (in ciò applaudito dagli ambienti più conservatori della Curia romana).
È un’abitudine, nella storia della Massoneria italiana, ricorrere alla Chiesa Cattolica nello strenuo tentativo di riacquistare l’identità perduta.
È mai possibile che Gran Maestri del G.O.I., nei momenti più difficili, non sappiano fare altro che lesinare il sostegno della Chiesa Cattolica? Se lo fanno è perché ignorano la tesi dell’inconciliabilità formulata da Clemente XII con la Bolla In Eminenti e ribadita dai Pontefici Leone XII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I.
Le argomentazioni storico-filosofiche che giustificano questa tesi si trovano nel mio recente volume Lezioni di Massoneria (Jouvence 2024). Semplicemente, la tesi dell’inconciliabilità discende dall’interpretazione che la chiesa dà della Massoneria. Come risulta dai documenti emanati dai Pontefici che sopra ho ricordato. Per tutti loro dal 1738 ai giorni nostri la Massoneria è una religione (anzi una super-religione): se è una religione, allora il credente in Cristo non può credere anche nel dio della Massoneria (il Grande Architetto dell’Universo o l’Essere Supremo). Chi è stato toccato da Gesù Cristo non ha bisogno di altre divinità. Quindi, vi è inconciliabilità insanabile tra la Chiesa Cattolica e qualsiasi altra religione (ebraismo, Islam o “Massoneria”).
Per questo Papa Francesco, come hanno fatto i suoi predecessori, può dichiarare serenamente che: «É vietato ai cattolici iscriversi alla Massoneria». Un divieto ribadito il 13 novembre scorso, dopo aver ascoltato il suo nuovo Prefetto del Dicastero della Fede, l’argentino Manuel Tucho Fernandez.
Insomma: il veto resta, senza alcuna possibilità d’appello. Mentre… sul versante della Massoneria, come stanno le cose?
Qua viene il bello. Perché dal punto di vista della Massoneria questa inconciliabilità, semplicemente, non esiste. Perché la Massoneria non considera se stessa una religione, come è stato affermato e ribadito dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra nel 1985, con la Dichiarazione “Massoneria e religione”.
Per la Massoneria i cattolici (e i credenti in tutte le fedi religiose) possono essere ammessi nelle sue Logge.
Se la Massoneria non pretende di dire che cos’è la Chiesa Cattolica, allora perché la Chiesa Cattolica si arroga il diritto di dire che cos’è la Massoneria? È mai possibile che i Padri della Chiesa Cattolica non sappiano intendere l’autentico significato della Massoneria? Io ritengo di sì. E allora? Proprio partendo da queste riflessioni, ho definito il rapporto tra Chiesa Cattolica e Massoneria come “un dialogo tra sordi”.
Se questo è il quadro storico-dottrinale, allora chiediamoci quale sia il significato del seminario organizzato su “Chiesa Cattolica e Massoneria”, che si è svolto nella prestigiosa sede della Fondazione culturale dell’Ambrosianeum, alla presenza dell’Arcivescovo di Milano Mario Delpini.
Le ragioni di questo abbraccio ecumenico con le comunioni laiche del paese restano un mistero, soprattutto dopo l’atteggiamento contrario alla Massoneria espresso, solo qualche mese fa, da Papa Francesco. Ciò che per me è rilevante, invece, è la reazione dei Gran Maestri invitati. Tutti, a cominciare da Stefano Bisi, hanno manifestato entusiasmo e orgoglio, come si evince dalle loro dichiarazioni… Sono andati all’incontro accettando tutte le condizioni imposte: il tema che ogni Gran Maestro avrebbe dovuto svolgere (come scolaretti delle scuole medie), il limite di 20 posti riservati a ogni Gran Maestro, l’assenza della stampa. A me, osservatore smaliziato, sono sembrati come falene che corrono ignare e felici verso la luce che le brucia. E così è stato. Per dichiarazione della stessa Chiesa, alla fine del “seminario su inviti”, le posizioni tra gli “astanti” sono rimaste «inconciliabili». Ma questo si sa da trecento anni ed è stato ribadito da Papa Francesco. E allora?
Al di là del mistero che circonda l’evento, una cosa è certa: i Gran Maestri che vi hanno partecipato, subendo felicemente tutte le condizioni imposte, hanno arrecato un grave danno d’immagine alle Massonerie che rappresentavano. Sono apparsi servili, nonché strumenti di un progetto interno alla Chiesa che hanno bellamente ignorato.
Quando questi cosiddetti Gran Maestri impareranno l’antropologia filosofica della Massoneria? Quando questo cosiddetti Gran Maestri acquisiranno la necessaria consapevolezza della loro identità iniziatica? Forse mai. E allora perché i Fratelli continuano ad eleggerli ai vertici supremi? Quando tornerà a vivere la vera Tradizione iniziatica della Massoneria italiana?
Domande senza risposta.
Così, mentre Stefano Bisi sognava di passeggiare con Papa Francesco “sotto la luce del Grande Architetto dell’Universo”, Giordano Bruno bruciava per la 424° volta a Piazza Campo de’ Fiori a Roma… Dov’era Stefano Bisi? Dov’era il suo Grande Oriente d’Italia?
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Sempre un piacere leggerti.