di Giuliano Di Bernardo
Nella mia precedente Nota, ho scritto che le ragioni di questo abbraccio ecumenico della Chiesa Cattolica con le tre principali Obbedienze massoniche italiane resta un mistero. Ma, con lo svolgersi del Seminario, la nebbia si è diradata e lo “spettacolo” appare ora nitido e reale.
Dei tre Gran Maestri (le falene che corrono ignare e felici verso la morte), ho riferito di Stefano Bisi, che ha creduto di essere il protagonista del “simposio” e ha rivelato il suo sogno segreto, quello di “passeggiare a braccetto col Papa sotto la luce del Grande Architetto dell’Universo”. Perché, invece, non ha sognato di riportare il Grande Oriente d’Italia, la più antica e nobile Obbedienza massonica, nell’alveo della Tradizione iniziatica? O espellere Vito Lauria, condannato in maniera definita a otto anni di carcere per connessione con la mafia? No, questi sogni sono per Stefano Bisi incubi da esorcizzare!
Fabio Venzi (laureato in sociologia e non sociologo perché non ha vinto concorsi all’università né ha scritto libri di sociologia) ha sottolineato come i rituali inglesi siano cristiani fin dalle origini, quasi a far intendere che la distanza tra Chiesa Cattolica e Massoneria sia più breve di quanto si possa pensare. Com’è sua abitudine, dice solo una parte della verità. È vero che il rituale Emulation della Gran Loggia Unita d’Inghilterra è “religioso”, ma è soprattutto vero che la UGLE ha emanato nel 1985 una Dichiarazione su “Massoneria e religione”, in cui afferma che la Massoneria non è una religione. Venzi non ha avuto il coraggio di partecipare personalmente al Seminario (era in collegamento),forse per il timore di dover rispondere a domande imbarazzanti dei giornalisti. Magari ha un suo segreto… forse cerca di tenerlo ben celato?
Luciano Romoli (che non conosco, per cui i miei giudizi personali non riguardano lui), Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli ALAM (GLDI), passando dal piano dottrinale a quello della condotta pratica, ha rimproverato al Papa di aver aperto le porte della Chiesa agli omosessuali e ai divorziati, ma non ai numerosi cattolici iscritti nelle sue Logge. Non solo esprime la sua delusione, ma auspica un’inversione di rotta del Papa. Se il Papa ha dichiarato, tramite il Dicastero per la Dottrina della Fede, che è vietato ai cattolici di aderire alle Logge massoniche, come potrebbe accettare la richiesta di Romoli? I Papi non sono come i Gran Maestri della Massoneria.
I tre Gran Maestri si sono presentati all’appuntamento in ordine sparso, con visioni diverse della Massoneria e delle possibili convergenze, mostrando la totale assenza di un fondamento identitario delle Obbedienze che rappresentavano. Perché mostrare al mondo profano la propria fragilità? Inoltre, per un serio dialogo con la Chiesa occorrono giganti e non nani.
Se la Massoneria piange, la Chiesa Cattolica non ride. La prima domanda che si pone riguarda il fine dell’incontro. Alla luce dell’inequivocabile dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede sull’inconciliabilità tra Massoneria e Chiesa Cattolica, che senso ha il Seminario dell’Arcivescovato di Milano? L’analisi delle possibili concordanze è giustificabile solo a condizione di rimuovere la tesi dell’inconciliabilità. In tutte le altre possibili accezioni è solo propaganda e dialogo tra sordi.
Perché il Cardinale di Milano, solo pochi mesi dopo il divieto pronunciato dal Papa, partecipa a un dialogo ecumenico con la Massoneria? È forse un atto di ribellione? Se sì, a che cosa mira? A indebolire Francesco per costringerlo alle dimissioni? Se fosse così, sarebbe plateale e rivelerebbe uno scontro ai vertici del Vaticano di una gravità inaudita. E cosa dire dei tre Gran Maestri “falene”? Si sono lasciati coinvolgere in una guerra che non riguarda la Massoneria. Perché? Per ignoranza dell’antropologia filosofica della Massoneria. Non me ne vogliano, ma facciano lo sforzo (si turino il naso) di leggere (forse studiare) i due capitoli del mio recente volume Lezioni di Massoneria, intitolati “Massoneria e religione” e “Massoneria e Chiesa Cattolica”. Forse allora capiranno perché indossano il Grembiule di Gran Maestro.
Le nebbie sulle finalità del Seminario cominciano a diradarsi a mano a mano che i rappresentanti della Chiesa di Milano svolgono le relazioni loro assegnate. Poiché essa ha voluto l’incontro e ne ha dettato il tempo, il luogo e le modalità di attuazione. Ci si sarebbe atteso un punto di vista unitario e coerente: nulla di tutto ciò. Padre Sucheki ha svolto una dotta relazione sui pronunciamenti della Chiesa contro la Massoneria, ma più volte è stato messo in ridicolo da monsignor Staglianò, che ha criticato la dottrina della Chiesa. L’arcivescono Delpini e il cardinale Coccopalmerio hanno dichiarato la loro soddisfazione per i risultati del Seminario, con particolare riguardo al dialogo che è avvenuto tra persone e non tra sigle contrapposte (conciliabilità/non conciliabilità) e hanno espresso la necessità di intensificare questi incontri magari con un “tavolo permanente”. A definire le condizioni del “tavolo permanente” è monsignor Staglianò, che sostituisce il punto di vista dottrinale con quello della “misericordia”. Il prelato ha criticato il documento del Dicastero per la Dottrina della Fede che nel novembre scorso ha ribadito il divieto per i cattolici di aderire alle Logge massoniche e ha proposto una teologia sapienziale, capace di pensare criticamente tutto, perché viviamo in un mondo in cui se non dialoghi rischi l’isolamento. In questa prospettiva, la dottrina deve essere sostituita dalla misericordia.
Ci risiamo! Ancora una volta la Chiesa Cattolica e la Massoneria recitano il soggetto dell’inconciliabilità sul palcoscenico dell’ipocrisia che io ho, più volte, definito “dialogo tra sordi”. Tra i precedenti storici, cito un documento contro la Massoneria redatto dai vescovi tedeschi intitolato “Dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla Massoneria”, emanato a Wurzburg il 28 aprile 1980. Tale documento, a sua volta, si rifà all’enciclica Humanum Genus di Leone XIII (20 aprile 1884), ove si afferma che «il Magistero della Chiesa ha denunciato nella Massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica», e alla Lettera al popolo italiano (8 dicembre 1892), in cui lo stesso pontefice così scriveva: «Ricordiamoci che il Cristianesimo e la Massoneria sono essenzialmente inconciliabili, così che iscriversi all’una significa separarsi dall’altro».
Il clima che caratterizzò i colloqui tra le Gran Logge Unite di Germania e l’Episcopato tedesco è quello del Concilio vaticano II, mediante cui la Chiesa cattolica si aprì al dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. Infatti, con la celebrazione del Concilio vaticano II, la Chiesa ha abbandonato l’atteggiamento di rifiuto e di aprioristica condanna che aveva caratterizzato in passato i suoi rapporti con il mondo moderno e si apre al dialogo e alla collaborazione con gli uomini di ogni ideologia e credo religioso. Il documento conciliare più significativo, a questo riguardo, è senza dubbio la Costituzione pastorale Gaudium et Spes di Paolo VI, sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. In questo documento si afferma, tra l’altro: «La comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e la sua storia. Per questo, il Concilio vaticano II, avendo penetrato più a fondo il mistero della Chiesa, non esita ora a rivolgere la sua parola non più ai soli figli della Chiesa e a tutti coloro che invocano il nome di Cristo, ma a tutti gli uomini». Al capitolo 21 (“Atteggiamento della Chiesa di fronte all’ateismo”), Paolo VI sostiene, inoltre: «La Chiesa, pur respingendo in maniera assoluta l’ateismo, tuttavia riconosce sinceramente che tutti gli uomini, credenti e non credenti, devono contribuire alla giusta costruzione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme: ciò, sinceramente, non può avvenire se non mediante un leale e prudente dialogo». A queste dichiarazioni conciliari fa eco, dal canto suo, l’enciclica Ecclesiam Suam, nella quale sempre Paolo VI delinea l’immagine di una Chiesa protesa verso il dialogo: «La Chiesa deve essere pronta a sostenere il dialogo con tutti gli uomini di buona volontà, dentro e fuori l’ambito suo proprio. Nessuno è estraneo al suo cuore. Nessuno è indifferente per il suo ministero. Nessuno le è nemico, che non voglia egli stesso esserlo». In questo clima di apertura verso il mondo, la Chiesa assume un atteggiamento di tolleranza pratica anche nei confronti della Massoneria, alla quale si riconosce il merito di ammettere il principio trascendente del Grande Architetto dell’Universo, mediante cui respingere le diverse manifestazioni del materialismo e dell’ateismo.
In questo clima conciliare hanno avuto luogo in Germania, tra il 1974 e il 1980, colloqui ufficiali tra la Chiesa Cattolica e la Massoneria, che sono stati espressi nella “Dichiarazione” della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla Massoneria. Le rispettive posizioni di partenza della Chiesa e della Massoneria tedesca si possono così sintetizzare: La Conferenza Episcopale Tedesca si proponeva il seguente compito: 1) accertare cambiamenti all’interno della Massoneria in Germania; 2) esaminare la compatibilità dell’appartenenza contemporanea alla Chiesa Cattolica e alla Massoneria; 3) nel caso di una risposta affermativa alla domanda precedente, preparare l’opinione pubblica alla mutata situazione con iniziative pubblicistiche.
La Massoneria tedesca, uscita dalla persecuzione nazionalsocialista ridotta circa di un quarto, al fine di instaurare una collaborazione con le altre istituzioni, intendeva chiarire i suoi rapporti con le Chiese cristiane.
L’avvio del dialogo sembrava trovare una giustificazione nei seguenti punti di contatto: 1) la libertà dell’uomo, ritenuta essenziale per la Chiesa, si ritrova anche nella Massoneria, la quale, proprio in virtù del suo atteggiamento umanitario, svolge un’attività a favore della libertà umana; 2) alla carità della Chiesa corrisponde, in Massoneria, la beneficenza mediante cui essa intraprende iniziative di soccorso nei confronti di persone sofferenti; 3) i simboli e i riti, che nella Chiesa hanno da sempre il loro posto privilegiato, si ritrovano anche in Massoneria; 4) le qualità positive personali di singoli massoni sono state sempre riconosciute e apprezzate dalla Chiesa; 5) la Chiesa e la Massoneria hanno da sempre dichiarato la loro disponibilità a condurre la lotta contro tutte le manifestazioni del materialismo. Da questi punti di contatto emergeva l’opinione che la Massoneria si fosse a tal punto trasformata da consentire ai cattolici l’iscrizione alle Logge massoniche.
Contro tale opinione, prendeva subito posizione la Chiesa di Roma, la quale dichiarava di non ritenere affatto sufficienti, al fine di mutare il proprio atteggiamento nei confronti della Massoneria, le qualità positive di singoli massoni, poiché esse dipendono totalmente dalla soggettività. Di conseguenza, per pervenire a risultati validi era necessario studiare l’essenza della Massoneria, quale si riscontrava nelle Gran Logge di Germania e come si manifestava oggettivamente nei Rituali ufficiali dei primi tre Gradi.
La Conferenza episcopale Tedesca, dopo un approfondito esame dei Rituali massonici e del modo di essere massonico, aveva dovuto constatare – si legge nel documento episcopale – opposizioni fondamentali e insuperabili, da cui emergeva inequivocabilmente che l’appartenenza contemporanea alla Chiesa Cattolica e alla Massoneria era esclusa.
I motivi di tale inconciliabilità sono i seguenti: innanzitutto la Massoneria, contrariamente alla Chiesa, nega, in linea di principio, il valore della verità rivelata, e, con questo indifferentismo, esclude, fin dall’inizio, una religione rivelata. In particolare, secondo la Massoneria, la Chiesa Cattolica non è detentrice della verità assoluta, oggettiva e rivelata. La Massoneria, perciò, sostiene una concezione relativistica della verità, mediante cui tutte le religioni (e quindi anche quella cattolica) esprimono una verità mai assoluta, rivelata e oggettiva. Un tale concetto di verità – si afferma nel documento episcopale – non è compatibile con il concetto cattolico di verità, né dal punto di vista della teologia naturale, né da quello della teologia della rivelazione. Il relativismo e il soggettivismo di questo genere, sostenuti dalla Massoneria, non si possono armonizzare con la fede nella parola di dio rivelata e autenticamente interpretata dal Magistero della Chiesa.
Dal relativismo della verità discende anche la concezione relativistica della religione. Si legge, infatti, nel documento episcopale, che, negando alle religioni il possesso della verità assoluta e rivelata, la Massoneria considera tutte le religioni come tentativi concorrenti di esprimere la verità divina, che, in ultima analisi, è irraggiungibile. La verità divina, viceversa, sarebbe raggiungibile – afferma ancora il documento episcopale – solo dalla Massoneria mediante il linguaggio dei simboli. Di conseguenza, la Massoneria sarebbe una religione universale («la religione in cui tutti gli uomini concordano», di cui parla Anderson nelle sue Costituzioni) e possederebbe la verità assoluta. È opinione degli estensori della Dichiarazione dell’Episcopato tedesco che la Massoneria, mentre nega a tutte le religioni il possesso della verità assoluta e rivelata, l’attribuisca a se stessa proprio in quanto religione universale. La religione universale dei massoni – essi sostengono – trova espressione nel concetto di «Grande Architetto dell’Universo», che rivela una concezione di stampo deistico. Infatti, il Grande Architetto dell’Universo è un Essere neutrale, indefinito e aperto ad ogni possibile interpretazione. Ognuno può immettervi la propria concezione di dio, il cristiano come il mussulmano, il confuciano come l’animista o l’appartenente a qualsiasi religione. Di conseguenza, questa rappresentazione di un Architetto universale, che troneggia in una lontananza deistica, mina i fondamenti della concezione di dio dei cattolici e della loro risposta al dio che li interpella come Padre e Signore. Infine, il Grande Architetto dell’Universo non consente di pensare a una rivelazione di dio, come invece avviene nella fede di tutti i cristiani.
I Rituali dei Gradi di Apprendista, Compagno e Maestro presentano un carattere simile a quello dei sacramenti, e fanno nascere l’impressione che, mediante le azioni simboliche, si trasformi effettivamente l’uomo. Tuttavia, l’iniziazione simbolica dell’uomo, propugnata dalla Massoneria, sta in chiara concorrenza con la sua trasformazione sacramentale attuata dalla Chiesa. Dai Rituali massonici si evince il fatto che scopo ultimo della Massoneria è il massimo miglioramento dell’uomo dal punto di vista etico. Tuttavia, esiste un ragionevole dubbio che il perfezionamento etico sia assoluto e separato dalla grazia, per cui diventa arduo, se non impossibile, giustificare l’uomo secondo la concezione cristiana. Infatti, se con i Rituali dei tre Gradi vengono già raggiunti l’illuminazione e il superamento della morte, a cos’altro dovrebbe servire la comunicazione sacramentale della salvezza nel Battesimo, nella Penitenza e nell’Eucarestia? La Massoneria ha, perciò, una pretesa di totalità che la rende evidentemente inconciliabile con la Chiesa cattolica, la quale non può consentire che un’istituzione ad essa estranea possa assumere in sé e svolgere una formazione di questo tipo.
Gli estensori della dichiarazione dell’Episcopato tedesco, a conclusione della loro analisi, affermano che, anche se la Massoneria ha compiuto una trasformazione nel senso di una maggiore apertura verso gli altri gruppi sociali, tuttavia, nella sua mentalità, nelle sue convinzioni fondamentali e nel suo lavoro nel tempio, essa è rimasta pienamente uguale a se stessa. Le opposizioni sopra indicate toccano i fondamenti dell’esistenza cristiana, per cui l’appartenenza contemporanea alla Chiesa Cattolica e alla Massoneria è esclusa.
Lo stato attuale dei rapporti fra Chiesa Cattolica e Massoneria trova la più rigorosa e inequivocabile espressione nella “Dichiarazione sulla Massoneria” del cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, emanata il 26 novembre 1983, la quale rappresenta l’atto più autorevole mediante il quale la Chiesa cattolica enuncia la tesi dell’inconciliabilità fra l’appartenere alla Massoneria e il condividere la dottrina cristiano-cattolica. Il testo integrale della dichiarazione è il seguente:
«È stato chiesto se sia mutato il giudizio della Chiesa nei confronti della Massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore. Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza è dovuta a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie. Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a essa rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione. Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (cfr. aas 73/1981/ pp. 240-241). Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa S. Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione. Roma, data nella sede della S. Congregazione per la Dottrina della Fede, il 26 novembre 1983. Firma del Cardinale Joseph Ratzinger».
Questa dichiarazione si ispira al documento contro la Massoneria redatto dai vescovi tedeschi intitolato “Dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla Massoneria”, emanato a Wurzburg il 28 aprile 1980. Tale documento, a sua volta, si rifà all’enciclica Humanum Genus (20 aprile 1884) e alla Lettera al popolo italiano (8 dicembre 1892), di Papa Leone XIII.
Papa Francesco, nel ribadire la tesi dell’inconciliabilità, si rifà a tutti questi documenti emanati dai suoi predecessori.
Tornando al Seminario della Chiesa di Milano, troviamo monsignor Staglianò il quale, con un colpo di spugna, annulla tutte le ragioni dottrinali e propone una nuova teologia che prevede di giudicare i massoni con il principio della “Misericordia” che discende dall’Amore che ha insegnato Gesù Cristo.
Rifletterò su quanto propone Staglianò… Innanzitutto, ci troviamo di fronte a due posizioni: quella secolare della Chiesa Cattolica ribadita dai Papi fino a Francesco e quella di monsignor Staglianò. Non serve essere un acuto osservatore per comprendere che la seconda è espressione di un punto di vista soggettivo, forse condiviso da altri prelati, la cui validità si scontra con il pensiero ufficiale della Chiesa Cattolica. Con il Seminario di Milano sembra di essere tornati al tempo del Gran Maestro Giordano Gamberini, che promosse il dialogo con la Chiesa di Roma. Anche allora vi furono due ecclesiastici che si fecero protagonisti del dialogo: il sacerdote Francesco Rosario Esposito (che si definì “Il parroco dei massoni”) e Franco Molinari. Il livello del dialogo si alzò notevolmente, quando scese in campo il dotto gesuita padre Giovanni Caprile. Ma l’entusiasmo e la speranza furono soffocati con la “Dichiarazione sulla Massoneria” del Cardinale Joseph Ratzinger, che fu sottoscritta da Papa Giovanni Paolo II. Da quel momento è caduto il silenzio sul rapporto tra Chiesa Cattolica e Massoneria. Il Seminario della Chiesa di Milano rompe un silenzio durato 40 anni.
Tentativi per un dialogo vi sono stati in tempi recenti, ma si situano in contesti storici e dottrinali diversi. Il dialogo voluto dal Gran Maestro Giordano Gamberini (1961-1970) si ispirava al Concilio Vaticano II e, in modo particolare, alla Costituzione pastorale Gaudium et Spes di Paolo VI. Sembrava che la Chiesa Cattolica volesse rimuovere gli ostacoli dottrinali (tra cui il canone 2335 del Codice di Diritto Canonico, in cui si prevede che coloro che si iscrivono alla Massoneria incorrono “ipso facto nella scomunica simpliciter riservata alla Sede Apostolica”) che avevano impedito il dialogo, in nome di una fratellanza universale di cui la Chiesa era promotrice. Tutto finì miseramente con la “Dichiarazione sulla Massoneria” del Cardinale Joseph Ratzinger.
Oggi, con il Seminario “Chiesa Cattolica e Massoneria”, si ripropone il dialogo ma in un contesto completamente diverso, di cui è stato propositore monsignor Staglianò, il quale ha compreso che, partendo dalla dottrina, nessun dialogo è possibile. Allora, ha messo da parte la dottrina e ha inventato una nuova teologia fondata sulla “misericordia”, che discenderebbe – come già rilevato – dall’atto d’Amore di Gesù Cristo verso l’umanità.
Staglianò sale sulla Cattedra della Misericordia, e rivolge il suo atto d’amore – come aveva fatto Gesù Cristo – a tutti coloro che soffrono e hanno bisogno di assistenza: i derelitti, gli emarginati, i migranti, i drogati… e i massoni!
Comprendo le buone ragioni di Staglianò, ma mi chiedo perché noi massoni dovremmo aver bisogno della sua misericordia.
È chiaro che, se egli vedesse il Grande Oriente d’Italia e la Gran Loggia Regolare d’Italia in quale stato miserevole sono stati ridotti da Stefano Bisi e da Fabio Venzi, potrebbe anche aver ragione. Ma io urlo ai quattro venti che quella di Bisi e di Venzi NON È Massoneria!!!
Altro non è, infatti, che un feudo personale dove i cosiddetti “gran maestri” considerano i Fratelli sudditi da sottoporre a ogni forma iniqua di violenza morale.
Fino a quando i Fratelli del GOI e della GLRI non avranno il coraggio, sfidando le persecuzioni più disumane, di “liberarsi” di questi due impostori che hanno seppellito l’autentica Tradizione iniziatica, le tenebre regneranno sulla Massoneria in Italia.
Queste tenebre potranno iniziare a diradarsi il 3 marzo prossimo, se i Fratelli del GOI sceglieranno, quale loro guida, il candidato alla gran maestranza Leo Taroni. Egli infatti, non da solo, ma attraverso una squadra formidabile di Fratelli dalle doti iniziatiche e umane fuori dal comune, saprà far risorgere la Fenice dalle sue ceneri.