di Giuliano Di Bernardo
Le ultime parole di Gesù, inchiodato sulla croce, prima di esalare l’estremo respiro, sono state: “Consummatum est” (Tutto è finito). Duemila anni dopo, dall’alto del mio eremo, io ripeto, riferito al Grande Oriente d’Italia: “Consummatum est”!
Per comprenderne il significato profondo è necessario passare, a volo d’uccello, la storia del Grande Oriente d’Italia dalla fine della Seconda guerra mondiale ai nostri giorni, con particolare riguardo al ruolo svolto dai Gran Maestri, da Giordano Gamberini a Stefano Bisi.
La rinascita della Massoneria in Italia, dopo la Seconda guerra mondiale, anche se supportata dalle Gran Logge statunitensi, avvenne in modo caotico. I rappresentanti delle più importanti Obbedienze, rimaste dormienti durante il Fascismo, uscirono allo scoperto e si presentarono ai fratelli di oltre oceano rivendicando la primogenitura. Tra tutte primeggiavano la “Gran Loggia d’Italia” guidata da Roul Palermi, la “Gran Loggia Nazionale degli Alam” al cui vertice era il principe Giovanni Aliata di Montereale e il Grande Oriente d’Italia governato da un “Comitato di Maestranza” composto da Umberto Cipollone (che sarà Gran Maestro pro tempore dal 5 gennaio 1949 al 18 marzo dello stesso anno), Guido Laj (vicesindaco di Roma) e Gaetano Varcasia. Guido Laj sarà eletto primo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (1945-1948). Con il suo successore, il bolognese Ugo Lenzi (1949-1953), il Grande Oriente d’Italia sarà riconosciuto dalla Confederazione delle Gran Logge degli Stati Uniti come l’unica Obbedienza legittima e regolare. La Massoneria statunitense ha cercato di riunire le Obbedienze italiane ma gli esiti sono stati disastrosi.
È proprio in questo quadro storico che avviene l’elezione di Giordano Gamberini, che darà al Grande Oriente d’Italia un particolare impulso dal 1961 al 1970. Dopo la rinascita dai disastri del Fascismo, il Grande Oriente d’Italia non seppe ritrovare l’antico splendore. Anzi, era disorientato e incapace di uscire dall’immobilismo. Gamberini comprende tutto questo ed elabora un progetto di rinnovamento che si articola in tre punti: sollecitare il riconoscimento della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, riprendere i rapporti con la Chiesa Cattolica e riunificarsi con la Gran Loggia d’Italia.
Il Gran Maestro si rende conto che il suo primo e importante compito è quello di far uscire il Grande Oriente d’Italia dall’isolamento in cui si trovava. I riconoscimenti delle Gran Logge statunitensi erano importanti ma insufficienti. Bisognava andare dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, “madre” di tutte le Gran Logge regolari del mondo. Iniziano così le relazioni diplomatiche che porteranno al riconoscimento inglese nell’agosto del 1972, due anni dopo la fine della sua Gran Maestranza. A goderne fu il nuovo Gran Maestro Lino Salvini.
I rapporti con la Chiesa Cattolica, fin lì basati su un radicale anticlericalismo, dovevano essere ripresi e migliorati. Solo Gamberini, che da anni apparteneva alla Chiesa Cattolica di Rito Antico e Gnostico, poteva avere tale sensibilità. Il punto di vista da cui parte è la dottrina della “conciliabilità” tra Massoneria e Chiesa Cattolica. Da Clemente XII (con la Bolla In eminenti), la Chiesa Cattolica ha sempre sostenuto la tesi opposta dell’inconciliabilità, mediante cui non si può essere nello stesso tempo cattolici e massoni. Gamberini cerca di dimostrarne l’insostenibilità avviando incontri pubblici (che si svolgono anche nei teatri) con i rappresentanti della Chiesa Cattolica che si erano dichiarati a favore della conciliabilità. Essi sono Rosario Francesco Esposito (un paolino che si definisce parroco dei massoni) e Giovanni Caprile (dotto gesuita). Più tardi si aggiungerà anche Franco Molinari, che definirà la Massoneria una cattedrale laica della fraternità. Gli incontri tra massoni e sacerdoti ebbero una vasta eco nell’opinione pubblica e nacque la speranza che potesse esservi un riavvicinamento della Massoneria con la Chiesa Cattolica. I vertici ecclesiastici, dal canto loro, non si pronunciavano né a favore né contro. Lasciavano fare. La speranza alimentata da Gamberini, tuttavia, fu definitivamente distrutta quando apparve, il 17 febbraio 1981, una “Dichiarazione” del cardinale Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione della Fede, che ribadiva, senza possibilità di equivoco, la tesi dell’inconciliabilità. Gamberini, che aveva dedicato parte della sua Gran Maestranza alla ripresa dei rapporti con la Chiesa Cattolica, dovette ammettere il fallimento del progetto in cui aveva creduto con profonda convinzione.
La visione della Massoneria di Gamberini era molto ambiziosa e prevedeva anche la riunificazione con le altre Obbedienze, prima fra tutte con la Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù, governata dal Gran Maestro Giovanni Ghinazzi. Gamberini e Ghinazzi s’incontrarono e decisero di costituire un’apposita commissione per studiare la fattibilità dell’unificazione. Si comprese subito, però, che Ghinazzi non voleva rinunciare al controllo della sua Gran Loggia e pose condizioni che il Grande Oriente d’Italia non avrebbe mai potuto accettare come l’ammissione delle donne. È un fallimento, ma Gamberini non vuole arrendersi. Intanto, all’interno della Gran Loggia d’Italia avvengono importanti cambiamenti, che portano all’elezione di Francesco Bellantonio al rango di Sovrano Gran Commendatore. Gamberini, che stava per concludere il suo mandato, incontrò Bellantonio e insieme raggiunsero l’accordo sulle condizioni per la riunificazione. L’accordo, però, sarà formalizzato con il nuovo Gran Maestro Lino Salvini nel 1973. In tal modo, il Grande Oriente d’Italia diventava l’unico interlocutore nei rapporti con le Massonerie estere. L’unità, così faticosamente raggiunta, tuttavia, durò poco e si ebbero le solite inevitabili scissioni.
Gamberini è stato il primo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia che ne ha avuto una visione unitaria e ambiziosa. Anche se la ripresa dei rapporti con la Chiesa Cattolica e la riunificazione con la Gran Loggia d’Italia sono fallite, la sua Gran Maestranza ha avuto un particolare significato e merito per la rinascita della Massoneria nel nostro Paese.
Gamberini cede il maglietto a Lino Salvini (1970-1978), il quale, diversamente dal suo predecessore, dà al Grande Oriente d’Italia un impulso politico e affaristico, favorendo ancor di più l’ascesa di Licio Gelli, il “Venerabile” di Castiglion Fibocchi, al quale Salvini concede la delega (che sarà confermata anche da Ennio Battelli) della Loggia Propaganda 2 (P2), che è stata sempre la Loggia del Gran Maestro.
Ennio Battelli (1978-1982) fu un Gran Maestro di transizione. Si trovò a gestire la vicenda della Loggia P2, dando pieno sostegno a Gelli. Un compito certamente superiore alle sue capacità.
Gli succedette Armando Corona (1982-1990), che si propose l’impegno di far uscire il Grande Oriente d’Italia dalle nebbie dello “scandalo P2”, modificando le Costituzioni dell’Ordine per adattarle alle Leggi dello Stato e per consentire la sua rielezione.
Arriva quindi Giuliano Di Bernardo (1990-1993), filosofo e studioso del pensiero massonico. Su di lui tanto è stato detto e lascio il dovuto spazio alle varie interpretazioni. Soltanto affermo che il suo progetto “trasparenza” venne pesantemente avversato. Dopo il tentativo di defenestrarlo nella Gran Loggia di marzo del 1993, avendo egli ripreso il controllo del GOI ma consapevole che la sua era stata la classica “vittoria di Pirro”, si dimette nell’aprile dello stesso anno. Per trent’anni è stato considerato il “traditore” che ha causato notevoli danni all’immagine del Grande Oriente d’Italia. Per questa ragione, Stefano Bisi gli ha intentato una causa civile che è ancora in corso.
Dopo di lui giunge Virgilio Gaito (1993-1999), la cui Gran Maestranza fu tutta tesa a governare la situazione creatasi dopo le mie dimissioni. In parte Gaito riuscì nell’intento, anche se molti furono i suoi errori, come quello di voler concedere l’onorificenza “Galileo Galilei” a Papa Giovanni Paolo II.
La Gran Maestranza di Gustavo Raffi (1999-2014) è caratterizzata da modifiche alle Costituzioni dell’Ordine, per consentire la sua rielezione, i cui effetti negativi si stanno scontando oggi in tutta la loro drammaticità. La sua volontà nel perdurare nella carica di Gran Maestro gli ha fatto accettare compromessi di ogni genere, che hanno indebolito la sua autorità e la sua autonomia. I protagonisti della campagna elettorale appena svolta sono in gran parte “figli” suoi. Lui, certo, fu ancora un “quasi” gigante, ma dopo di lui sono arrivati i nani da lui generati.
Ed eccoci, infatti, a Stefano Bisi (2015-2024), Gran Maestro attualmente in carica, il quale sarà ricordato per aver asservito tutti gli Organi del Grande Oriente d’Italia ai desiderata suoi e del suo “cerchio magico”, per aver mantenuto un atteggiamento tiepido nei confronti dell’infiltrazione delle organizzazioni criminali e per aver usato la giustizia massonica come arma per eliminare i candidati alla sua successione (tutti quelli che avevano la probabilità di sconfiggere il suo candidato Antonio Seminario, a cominciare dall’apprezzato avv. calabrese Antonino Salsone). Ma, soprattutto, Bisi sarà ricordato per il suo “negazionismo”, che nasce dalla sua contrapposizione con la Commissione Antimafia presieduta dall’on. Rosy Bindi.
Di fronte alla richiesta di consegnare l’elenco dei massoni della Sicilia e della Calabria, Bisi ha sempre opposto un netto rifiuto, con la motivazione che nel GOI tutto è giusto e perfetto. Coloro che parlano di infiltrazioni mafiose, secondo Bisi, dicono il falso e saranno perseguiti per le vie legali. Con questa motivazione, sono stato denunciato al Tribunale di Roma. La tesi del negazionismo, che Bisi continua a sostenere, sarà poi usata anche nei confronti di Taroni e della sua lista.
Perché ho fatto questa carrellata dei Gran Maestri che si sono avvicendati alla guida del Grande Oriente d’Italia? Per mostrare che, dalla fine della Seconda guerra mondiale ai nostri giorni, chi ha detenuto il Supremo Maglietto l’ha costantemente plasmato secondo la sua personale visione della Massoneria.
In questo senso, il GOI si è identificato con i Gran Maestri che lo hanno governato. Ciò significa che esso non ha un’identità oggettiva da considerare come punto di riferimento immutabile da parte delle istituzioni statali, delle Massonerie estere o degli stessi suoi affiliati.
A questo riguardo, recenti studi delle forme di organizzazione umana mostrano che perdurano nel tempo e hanno vita armonica quelle organizzazioni dotate di una forte identità, rappresentate da apparati normativi forti e raramente modificabili. Il rinnovamento del Grande Oriente d’Italia dovrà passare, quindi, attraverso un Gran Maestro che, scevro da interessi personalistici o di gruppo, sappia rafforzarne le Costituzioni e i Regolamenti Generali.
Un gigante, quindi, il quale sarebbe finalmente in grado di generare altri giganti, i quali a loro volta, tramite passaggi successivi, sapranno garantire il bene imperituro del GOI.
Non potendo essere rieletto per la terza volta, Stefano Bisi sceglie, come successore, Antonio Seminario, calabrese, suo Gran Maestro Aggiunto. Sulla candidatura di Seminario, assumono un atteggiamento di opposizione il “Cavaliere Nero”, Giornalia e Giuliano Di Bernardo, il quale si muove a tutto tondo attraverso il suo Blog www.giulianodibernardo.com e tramite interviste. Lo scopo è quello di rendere consapevoli i fratelli del GOI su quanto accade all’interno della loro Obbedienza. Allo stato attuale delle cose, sembra che la loro missione sia riuscita, anche se Antonio Seminario è stato eletto – in qualche modo avventuroso – Gran Maestro.
La campagna elettorale (cosa c’entra la campagna elettorale con un Ordine iniziatico?) contro Seminario avrebbe dovuto avere come protagonista un uomo dal forte carisma, capace di infiammare gli apatici fratelli ormai rassegnati al “meno peggio”, e urlare ai quattro venti la necessità di riportare il GOI nell’alveo dei principi etici universali e della Tradizione iniziatica. È apparso sulla scena Leo Taroni, un massone che tanto ha dato al Rito Scozzese Antico e Accettato (di cui è stato Sovrano), ma mancante di quei requisiti necessari per sconfiggere in scioltezza Seminario.
Dopo la consegna delle liste e dei programmi, fanno la comparsa sulla scena elettorale tre raggruppamenti che hanno, come rappresentanti Leo Taroni, Antonio Seminario e Pasquale La Pesa. Risulta subito evidente che, mentre la Lista Taroni si presenta all’insegna del cambiamento, quella di Seminario è la continuazione del magistero di Stefano Bisi. Tra innovazione e continuità, si situa la Lista La Pesa, le cui finalità danno adito a differenti interpretazioni.
Dal mio punto di vista, la campagna elettorale di Seminario è stata perfetta. Consapevole che in un regime democratico (e il GOI lo è) si vince con la maggioranza dei voti, la sua condotta pratica è stata quella di moltiplicare le Logge, portare velocemente i Compagni al grado di Maestro e far votare anche nelle condizioni più estreme. Non si può rimproverare a Seminario di aver agito secondo le regole della democrazia. Questa sua strategia è stata comunque vincente.
La campagna elettorale di Taroni, viceversa, è stata inefficace, frammentaria e debole. Invece di procurarsi voti nell’area ideale e geografica dove andavano massicciamente procurati, ha fatto proclami, a volte contraddittori. Il profilo delle sue argomentazioni è stato di scarso interesse, così come lo scenario di un eventuale mandato ridotto a cinque anni, la richiesta del riconoscimento dello Stato e un generico appello al senso di fratellanza.
Perché non ha richiamato l’attenzione dei fratelli sul fondamento etico e iniziatico della Massoneria? Sono tanti i fratelli del GOI che in questo si sdntono traditi. La maggior parte di loro sono coloro che si sono astenuti (circa 3.000), non convinti né da Seminario né da Taroni. È proprio a loro che Taroni avrebbe dovuto parlare, ma non del riconoscimento da parte dello Stato (che terrorizza molti fratelli), ma del suo impegno a ripristinare la Tradizione iniziatica e i valori morali universali che sono stati perduti. Le sue parole non sono state capaci di risvegliare tanti fratelli dal letargo in cui versano. In più, nelle ultime ore della campagna elettorale ha fatto a se stesso danni rilevanti, dando risalto all’impegno a non farmi mai rientrare nel Grande Oriente d’Italia. Non immagina quanti voti ha perso, anche se da parte mia, ancora una volta, ho invitato a seguirlo.
Taroni ha sbagliato quando si è attribuito la vittoria. Formalmente, in base ai Regolamenti, è solo il Comitato Elettorale che ha la facoltà di dire chi è il nuovo Gran Maestro. Da questo punto di vista, Bisi ha ragione nel richiamare Taroni al rispetto dei Regolamenti. Comprendo le ragioni che hanno indotto Taroni e i suoi collaboratori ad anticipare la decisione del CEN: preparare i fratelli e l’opinione pubblica all’ingiustizia che avrebbe subito se fosse stato eletto Seminario. Ha funzionato bene… ma poi è arrivata la decisione formale, paventata ma attesa, che ha ribaltato il risultato.
È da poco arrivato il Comunicato della Lista N. 1 “NOI INSIEME”, in cui Leo Taroni afferma:
- Ricorso alla Corte Centrale in sezione elettorale;
- Nel caso in cui la Corte Centrale respinga il ricorso, ci rivolgeremo al giudice competente per ottenere immediata giustizia;
- Abbiate fiducia in noi e restate al vostro posto nel GOI.
Prima di commentare il documento, vorrei far presente che le possibili soluzioni sono tre:
- Sottomettersi all’autorità del GM Seminario, chiedendo la sua misericordia con l’aiuto di monsignor Staglianò;
- Rifiutare l’autorità di Seminario e organizzare una scissione;
- Ricorrere al Tribunale civile.
La prima soluzione non è attuabile, date le due differenti visioni del GOI di cui sono portatori Taroni e Seminario.
La seconda soluzione richiede un uomo di grande levatura, con un progetto e relazioni internazionali, che purtroppo non esiste. Com’è strana la storia del Grande Oriente d’Italia: mentre 30 anni fa c’era l’uomo ma non le condizioni storiche, oggi ci sono le condizioni storiche ma non c’è l’uomo. Per ragioni opposte al passato, oggi non è possibile rifondare il Grande Oriente d’Italia.
La terza soluzione è la vittoria indolore di Seminario. Per quale ragione? È vero che per poter adire al Tribunale civile si deve prima tentare la via dell’accordo interno, ma qui il fattore tempo non gioca a favore di Taroni. La Corte Centrale non è tenuta a dare una risposta entro un tempo determinato. Può far passare tanto tempo per ritardare il ricorso di Taroni al Tribunale civile. Intanto Seminario viene installato sul Trono di Re Salomone. Forse esiste la possibilità di adire il Tribunale civile anche se la Corte Centrale non si è pronunciata? Lo scopo sarebbe quello di impedire il passaggio del Maglietto da Bisi a Seminario. Forse si riesce, forse no. Se non si riesce, Seminario sarà Gran Maestro. Se invece si riesce, cosa succederà?
In queste ore si parla di un boicottaggio in Gran Loggia a Rimini, verso Seninario. Sarebbe un evento clamoroso, ma quale effetto avrebbe? Che Bisi sarà confermato nella carica di Gran Maestro fino a quando non vi sarà la sentenza del giudice, che potrebbe richiedere anni di attesa. Quindi, per Taroni si pone l’alternativa: Seminario o Bisi. Io preferirei Seminario perché peggio di Bisi può essere solo Bisi. Inoltre, il nuovo Gran Maestro, nei primi tempi del suo magistero, cercherebbe di sicuro di fare il bene dell’Obbedienza, anche per presentarsi al cospetto della Gran Loggia Unita d’Inghilterra e delle altre Massonerie che riconoscono il GOI con un certo aplomb.
In tutte e tre le soluzioni, il fattore tempo gioca a favore di Seminario. A tale riguardo, vorrei richiamare l’attenzione di Taroni su un aspetto della natura umana: anche i più strenui oppositori sono pronti a salire sul carro del vincitore. È proprio quello che sta avvenendo. Taroni si illude pensando che tra mesi (forse anni) i suoi 6.343 votanti stiano ancora accanto a lui per difenderlo dall’ingiustizia subita. Già adesso la corsa verso Seminario è in atto. Tra poche settimane il numero dei sostenitori di Taroni si sarà assottigliato fino a diventare irrilevante. Taroni e i membri della sua Giunta si ritroveranno con pochi fedeli a sostenere la causa civile contro il GOI. Per non parlare della sentenza del magistrato civile, che potrebbe arrivare quando ci si sarà quasi dimenticati drlla competizione elettorale. Il ferro va sempre battuto quando è ancora caldo: riuscirà Taroni, aiutato dalla stampa, a tenerlo caldo? In questo Giornalia e il Fatto Quotidiano stanno dando un aiuto insperato… chissà se tali meriti (grandissimi) saranno mai riconosciuti.
Io ho sostenuto Leo Taroni perché si era impegnato a combattere le infiltrazioni della mafia e della ‘ndrangheta nel Grande Oriente d’Italia. Non lo conoscevo, e da subito non l’ho ritenuto perfettamente adatto a sconfiggere Seminario. L’ho sostenuto in piena lealtà, senza chiedere assolutamente nulla in cambio. Credo che un più sicuro successo sarebbe arrivato con la candidatura del notaio messinese Silverio Magno. Tutto un altro carisma.
Se Seminario avesse dichiarato lo stesso impegno antimafia (parlo ovviamente per assurdo), avrei sostenuto lui. Da ciò si evince che io non ho nulla contro l’uomo Seminario, difendo solamente gli ideali in cui credo.
Allo stato attuale, il GOI è spaccato moralmente e geograficamente in due, e le due fazioni sono intenzionate a farsi una guerra senza esclusione di colpi per far prevalere il proprio punto di vista. L’immagine che ne risulta è quella di una società profana i cui membri lottano per accaparrarsi beni e privilegi (difficile da fuori definire le eventuali idealità). Se le cose stanno così, agli occhi esterni, Taroni vale Seminario quanto Seminario vale Taroni. Entrambi poi, duole affermarlo, esprimono una visione che non ha proprio nulla a che fare con la Massoneria. Ne è prova l’ambito del contendere: il piano giuridico. La rifondazione proposta da Taroni, infatti, consiste nel rendere compatibili i Regolamenti del GOI con le leggi dello Stato e nella richiesta del riconoscimento statale. Veramente Taroni pensa che, subordinando il GOI allo Stato italiano, si possano risolvere i mali che oggi affliggono questa Obbedienza? Se fosse così, allora tutto sarebbe semplice. Ma non è così! Taroni e i suoi collaboratori stanno guardando nella direzione sbagliata, che impedisce loro di vedere che la causa di tutti i mali del GOI è la perdita del fondamento morale e iniziatico, che con il riconoscimento dello Stato non ha proprio nulla a che fare? Se nella mente del (forse) futuro Gran Maestro vi è tanta confusione, cosa dire dei fratelli che riceveranno l’illuminazione da lui?
Per questo io dico, riferendomi al Grande Oriente d’Italia: “Consummatum est”.
Se il Grande Oriente d’Italia non è più Massoneria, allora che cos’è la (vera) Massoneria? Sul significato di “Massoneria”, tanto – forse tutto – è stato già scritto, ma bisogna saperlo leggere. Quanti dei 23.000 massoni del GOI lo hanno letto e compreso? Se Bisi, Seminario e Taroni dovessero spiegare a massoni e profani che cos’è la Massoneria, sarebbero in grado di farlo? Ma il Gran Maestro non è la Luce che illumina? Come si può illuminare avendo dentro le Tenebre? La risposta a queste domande farà chiaramente intendere su quali basi deve avvenire la rifondazione del Grande Oriente d’Italia e colui che ha l’autorità per farlo. Nelle pagine che seguono, vi darò un’idea di cosa è la Massoneria mentre, per ulteriori approfondimenti, vi rinvio al mio volume, di recente pubblicazione, Lezioni di Massoneria. Introduzione all’antropologia filosofica massonica.
Di fronte alla realtà umana e sociale ci possiamo porre da punti di vista differenti. Se il punto di vista è quello del cristianesimo, si ha la religione cristiana. Se, invece, è quello di un insieme di principi morali universali, si ha la Massoneria. Come si diventa cristiano con il battesimo, così si diventa massone con l’iniziazione. Cristianesimo e Massoneria sono due antropologie filosofiche.
Da ciò segue che è massone colui che condivide un insieme di principi morali e verso di loro ispira la sua condotta pratica. Il suo percorso di perfezionamento (la levigatura della pietra grezza) consiste nell’acquisizione di conoscenze che faranno di lui un uomo saggio, che sa vivere in armonia con i suoi fratelli e contribuisce al miglioramento materiale, etico e spirituale dell’umana famiglia. Il suo perfezionamento si esplica con i simboli che velano i vari aspetti della realtà umana. Questa, e solo questa, è la Massoneria! Tutto ciò che è fuori dal suo ambito NON è Massoneria.
Questa concezione della Massoneria trova attuazione a Londra il 24 giugno del 1717, quando quattro Logge si riuniscono e fondano un’autorità che si eleva al di sopra di loro con lo scopo di legittimarne la regolarità: la Gran Loggia di Londra. Questa interpretazione della Massoneria, denominata “moderna” e “speculativa”, presenta la stessa struttura e forma organizzativa della monarchia inglese, rappresentabile con il triangolo per indicare che sulla punta siede un solo uomo (il re o il Gran Maestro) e che l’autorità discende dall’alto verso il basso. La forma piramidale ha caratterizzato anche le Logge della Massoneria “operativa” dei secoli precedenti. È questa visione della Massoneria che si diffonde in Europa, negli Stati Uniti d’America e in Oriente, seguendo le vie dell’Impero inglese.
Questa visione della Massoneria (che è ancora impressa nell’immaginario collettivo), tuttavia, si estingue con la Prima guerra mondiale. La Massoneria è vietata nel periodo delle grandi dittature di Hitler, Stalin e Mussolini. Rinasce in Europa, e in Italia, per opera dei massoni statunitensi, ma con un fondamento “democratico”. Che cosa significa? Semplice, la piramide massonica è stata rovesciata. Il potere di scelta non appartiene più al Gran Maestro ma al popolo massonico. È la base della piramide che elegge il Gran Maestro. Il potere sale dal basso verso l’alto. In tal modo, la Massoneria assume le regole ma anche le degenerazioni e le contraddizioni tipiche della democrazia. A questa nuova concezione della Massoneria fa eccezione la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, che ripropone, anno dopo anno, il Gran Maestro con un rituale che con la democrazia non ha proprio nulla a che fare. L’attuale Gran Maestro, il Duca di Kent, è in carica dal 1965, e vi resterà fino a quando vorrà o finché vivrà. Nella Massoneria inglese, non esiste una base elettorale, non esistono altri candidati, non si vota. Ogni anno, un massone scelto a caso, propone la conferma del Duca di Kent, segue uno scroscio di applausi e tutto continua come sempre.
Il rovesciamento della piramide “profana” quali conseguenze produce nella piramide “iniziatica”, espressione della Tradizione iniziatica? Alle origini della Massoneria moderna, il segreto iniziatico era trasmesso da Gran Maestro a Gran Maestro, in una catena continua di successioni. Se nella Massoneria democratica il Gran Maestro è eletto dai Maestri venerabili (come avveniva al mio tempo) o dai Maestri (come avviene oggi, introducendo il suffragio universale), si interrompe necessariamente la Tradizione iniziatica, perché i Maestri Venerabili (o Maestri) non sono detentori del segreto iniziatico che deve essere trasmesso al neo-Gran Maestro. Sarebbe come pretendere che la Luce fosse concessa al Gran Maestro da coloro (i maestri) che invece ricevono la Luce da Lui. Solo il Gran Maestro conosce il segreto iniziatico e perciò può trasmetterlo a colui che possiede i requisiti per riceverlo. Ma questo è noto solo al Gran Maestro che trasmette. Da queste considerazioni deriva l’importante conseguenza: “il rovesciamento della piramide profana implica la distruzione della piramide iniziatica” e, quindi, della Tradizione iniziatica. Se nell’antropologia filosofica della Massoneria il “segreto iniziatico” è lo specifico della Massoneria, allora, annullandolo, si distrugge la Massoneria. La Massoneria, privata del segreto iniziatico, non è più Massoneria.
Un’altra importante conseguenza è che la Massoneria democratica non può essere trasformata nella Massoneria monarchica delle sue origini, per il semplice fatto che ciò dovrebbe essere deliberato da coloro i quali invece credono nella Massoneria democratica. Potrebbe essere possibile con un colpo di stato? Ne dubito fortemente. Allora, qual è la soluzione? Semplice, abbandonare la Massoneria democratica e fondarne una simile a quella delle origini moderne. È proprio ciò che io ho fatto con il mio Ordine degli Illuminati, di cui Dignity è la controparte operativa.
Mi si potrebbe obiettare che, in uno Stato democratico, la Massoneria deve essere necessariamente democratica per essere in sintonia con le leggi statali: tutte le società che operano in uno Stato democratico devono avere la struttura e le regole della democrazia. Non sono d’accordo, perché la Massoneria, dalle sue origini operative e moderne, non è MAI stata solo una società profana. La Massoneria è anche e soprattutto una società iniziatica che si ispira a un’antropologia che pone il segreto iniziatico come suo specifico, in base al quale essa risulta diversa da tutte le altre società date nella storia dell’uomo.
Una regola fondamentale della Massoneria, espressa dal sesto Dovere di Anderson nelle sue Costituzioni, è quella riguardante il rispetto delle leggi dello Stato da parte dei massoni che vivono in un dato Paese. Null’altro è richiesto. Dopo aver soddisfatto il sesto Dovere, la Massoneria, al proprio interno, può darsi la forma organizzativa che meglio preferisce. Se preferisce la forma monarchica di governo, non è tenuta, per le leggi dello Stato, a darsi la forma democratica. Ciò è possibile. ma non deve essere inteso in senso perentorio.
Se qualche massone, data la forma monarchica, fosse in conflitto con i vertici della sua Obbedienza, invocando il rispetto delle leggi democratiche, facesse appello all’autorità civile profana, allora tutto il castello crollerebbe. Ciò significa che, in uno Stato democratico, è possibile avere una Massoneria monarchica, ma a condizione che tutti i massoni che vi appartengono rispettino le leggi dello Stato e siano d’accordo sulla forma non-democratica.
Coloro che non condividono questa visione della Massoneria affermano che, in tal modo, si concentra tutto il potere nelle mani di un solo uomo che potrebbe farne un uso dittatoriale, soffocando la libertà di pensiero dei singoli massoni. Da un punto di vista psicologico comprendo i loro timori, che derivano da un periodo storico caratterizzato da crimini contro l’umanità messi in pratica da tiranni come Hitler, Stalin e Mussolini. Ma qui io sto parlando di Massoneria e il fatto che i massoni possano vedere al suo vertice un tiranno è un’ulteriore riprova della perdita del significato più profondo della Massoneria. A costoro io dico: aprite la vostra mente e ricercate qualcosa di vero sulla Massoneria! Se non la trovate, sotterrate grembiuli, guanti e collari e finitela di giocare alla Massoneria. In voi vi è la più assoluta incapacità di comprendere il significato della concezione massonica dell’uomo, che ha sempre posto, al vertice della piramide, l’Uno che illumina tutti coloro che hanno il privilegio di ricevere la Luce da Lui.
La Massoneria operativa e la Massoneria moderna fino alla Prima guerra mondiale hanno avuto le due piramidi (profana e iniziatica) con la punta rivolta verso l’alto, in cui il potere e l’autorità discendevano dall’alto verso il basso. Questi sono stati periodi straordinari, in cui la Massoneria ha operato con successo per il benessere materiale e morale di molti popoli. Coloro che ne sono stati al vertice sono ricordati come uomini saggi e lungimiranti. Nessuno ha mai pensato che fossero tiranni. Perché oggi i massoni democratici li temono? Io penso che la vera ragione stia nell’aspirazione irrinunciabile a partecipare all’esercizio del potere. Nella monarchia il potere è nelle mani di pochi, nella democrazia è nelle mani di tanti. Nella democrazia sono possibili accordi di ogni specie, in cui ognuno cerca di trarre il massino profitto personale. Con guerre infinite, tra l’altto, in cui non ci sono né vinti né vincitori. È un gioco a cui nessuno vuol rinunciare. Esattamente come sta accadendo nel Grande Oriente d’Italia. La paura del tiranno è in realtà la difesa ad oltranza degli interessi personali o di gruppo.
Torno a ripetere che, in uno Stato democratico, può esistere una Massoneria monarchica come quella delle origini settecentesche. A coloro i quali ne dubitassero, cito un caso che si trova sotto i nostri occhi: la Chiesa Cattolica. Se vi è una monarchia, estesa in molti paesi della Terra, essa è la Chiesa Cattolica fin dalle sue origini. Il Papa è un monarca assoluto, i Cardinali sono la sua corte. Il Papa li nomina e li dimette a sua esclusiva volontà.
La Chiesa Cattolica ha una precisa antropologia filosofica, da cui discende la dottrina per la fede in Cristo. Nella sua storia millenaria le condizioni storiche e sociali sono più volte cambiate radicalmente, ma la sua concezione dell’uomo e della vita, per la Chiesa Cattolica, è sempre rimasta immutata. In ciò risiede la sua capacità di sopravvivere ai cambiamenti che avvengono sul piano contingente e storico. Essa si è trovata a convivere con regimi monarchici, totalitari, democratici ma è sempre rimasta uguale a se stessa. Oggi, che vive in uno Stato democratico, essa ne accetta le regole e le leggi, senza modificarsi per adattarvisi. Da queste riflessioni, discende la conclusione: “in uno Stato democratico può esistere una Massoneria monarchica, a condizione che si rispettino le leggi dello Stato e si viva in fraterna armonia”.
Sulla base di questa antropologia filosofica, dopo il mio ritiro dalla Massoneria, nel 2002, ho fondato l’Ordine degli Illuminati, che ha avuto la prima sede internazionale a Roma, in Piazza di Spagna. Successivamente, nel 2011, ho fondato l’Ordine Dignity, che ne è la controparte operativa. Entrambi presentano le caratteristiche piramidali degli Ordini iniziatici dati nella storia dell’uomo: il Gran Maestro, che resta in carica a vita, nomina tutti coloro che ricopriranno le cariche di governo, il segreto iniziatico che è trasmesso da Gran Maestro a Gran Maestro in una catena continua, e il perfezionamento esoterico, filosofico e morale degli adepti, illumina l’armonia, che regna sovrana nelle relazioni esoteriche e profane. Gli Ordini sono internazionali e favoriscono gli incontri fraterni fra popoli diversi.
Con la presentazione dei miei Ordini, io intendo definire la mia posizione nei confronti del Grande Oriente d’Italia. In una sua Loggia di Bologna, 63 anni fa, sono stato iniziato e vi ho trascorso la mia vita in armonia, analizzando il pensiero massonico, fino alla mia elezione a Gran Maestro nel 1990. Quel che è avvenuto dopo mi ha dato momenti di gioia, ma anche tante delusioni. Nel periodo in cui sono stato Gran Maestro ho dato il meglio di me, per risolvere i gravi problemi che affliggevano il GOI. L’ho fatto in piena coscienza senza mai cedere nel rigore e nella coerenza in cui credevo. Il giorno che l’ho lasciato ho sentito tristezza, amarezza e sofferenza. L’appellativo di “traditore”, che è stato forgiato per me, mi ha accompagnato per trent’anni. Ma io non sono un traditore!
In questa elezione del Gran Maestro l’ho ampiamente dimostrato, ho sostenuto lealmente Leo Taroni convinto che potesse migliorare le condizioni del Grande Oriente d’Italia. L’ho fatto consapevolmente, senza che mi venisse chiesto e senza chiedere nulla, perché ritenevo fosse mio dovere richiamare i fratelli (dal Gran Maestro all’Apprendista) affinché ispirassero la loro condotta pratica verso i principi della morale universale che stanno a fondamento della Massoneria, insieme alla riattivazione della Tradizione iniziatica che è stata smarrita. È vero che esistono casi acclarati di infiltrazione della mafia e della ‘ndrangheta in alcune Logge, come pure episodi di corruzione. Ma il mio risveglio, dopo un letargo di 30 anni, è stato causato principalmente dalla “questione morale” che io ho avvertito come un imperativo categorico.
Ora che i giochi sono fatti, come Cincinnato, abbandono il campo di battaglia e faccio ritorno ai miei Ordini, per renderli pronti ad affrontare le sfide della società futura che già bussano alle porte della storia.
Mentre mi volto per incamminarmi, dico ad Antonio Seminario: “fai qualcosa che stupisca tutti per il bene supremo del Grande Oriente d’Italia”.
1 commento
Molto interessante e vitale. In questo articolo si trova anche la risposta ad alcune mie domande riguardo la differenza concreta tra “Massoneria monarchica” e “Massoneria democratica”. A parte la narrazione estemporanea delle vicende elettorali presenti, questo argomento ha infatti un’importanza antropologico-politica molto rilevante. L’argomentazione sostenuta dal Gran Maestro Di Bernardo è sicuramente valida riguardo un’associazione iniziatica. Ma, si potrebbe fare notare che rischia di esserlo anche nell’ambito politico profano. Infatti, negli ultimi anni ci siamo accorti di come sia debole la possibilità che la massa sappia scegliere i soggetti a cui affidare il governo, attraverso le campagne elettorali e le elezioni. E coloro che hanno studiato filosofia hanno ricordato Karl Popper, il quale diceva che la Democrazia è un buon sistema perchè… i cittadini possono “licenziare” i politici, se non hanno fatto il loro dovere; quella è la parte che funziona meglio; non quella elettorale; in cui i cittadini spesso sbagliano. Prof Mario Caruselli