di Giuliano Di Bernardo
Premessa
Il mondo occidentale, cioè quello in cui viviamo, è sprofondato da tempo in una crisi dagli esiti imprevedibili, che mette in pericolo la sopravvivenza della specie Homo.
È sorprendente come questa sia stata prevista e descritta dagli antichi Veda indiani nel XV secolo a.C.
Al fine di comprenderne appieno il significato è necessario esplicitare la concezione del tempo ivi espressa. Nella cosmologia induista il tempo è circolare. L’universo è senza inizio e senza fine, e segue un processo eterno che corrisponde all’espiro e all’inspiro di Brahma, il dio creatore. Questo “tempo circolare” è diviso in quattro yuga, che prendono i loro nomi dai risultati al gioco dei dadi, diffusissimo in India con molte varianti. Le quattro ere sono: il satya yuga, il treta yuga, il dvapara yuga e il kali yuga. L’ordine morale esistente nelle quattro ere va declinando con il declinare del Dharma (“fondamento della realtà” o “giusto”), che nella prima era è nella sua pienezza, per poi quasi sparire nell’ultima e peggiore delle ere, il kali yuga, il periodo in cui viviamo oggi.
Una breve descrizione del kali yuga, detto anche “inverno del tempo”, è necessaria. Secondo le antiche scritture vediche la nostra epoca è un’epoca di tenebre spirituali, di violenza e di ipocrisia. L’umanità si deteriora e cade nella barbarie. La Famiglia si disgrega. La leadership politica cade nelle mani di furfanti senza scrupoli, criminali ed eversori, che usano il loro potere per sfruttare il popolo. Il mondo pullula di fanatici estremisti, che guadagnano un seguito enorme tra le masse completamente stordite dall’edonismo, nonché dal relativismo etico e culturale. La religione, la veridicità, la tolleranza, la misericordia diminuiscono giorno dopo giorno. In questa età il semplice possesso di ricchezza è considerato un segno di prestigio, senza che si considerino i comportamenti e le buone qualità. Legge e giustizia sono determinate solo dal potere e fiorisce l’ateismo. Le nazioni sono continuamente in guerra tra di loro e i re diventano ladri, confiscando i beni invece di proteggere gli averi dei cittadini. False dottrine e religioni fuorvianti si propagano in tutto il mondo. Molti sono i mendicanti e la disoccupazione è diffusa. I mercanti spadroneggiano con i loro affari loschi. L’acqua diventa carente e i frutti scarsi, e tutti parlano un linguaggio volgare. Gli uomini cercano solo il denaro. Solo i più ricchi hanno il potere. Le persone senza soldi diventano loro schiave. Molti vestono di stracci e dormono per le strade…
Il kali yuga è l’ultimo dei quattro Yuga. Alla fine, il mondo ricomincerà con un nuovo satya yuga (o età dell’oro) e sulla Terra ritornerà il paradiso terrestre.
È sorprendente come i saggi degli antichi Veda abbiano “visto” e descritto l’“antropologia del liberalismo”, quella che oggi caratterizza il nostro mondo occidentale ed è la bandiera dell’Impero del consumo.
Diverse sono le ragioni della crisi in atto nel mondo occidentale. La più importante e distruttiva riguarda la democrazia, con i suoi conflitti e le sue contraddizioni. È da precisare che la democrazia di cui oggi si parla non è quella dell’antica Atene del VI secolo a.C.
In Atene i diritti politici spettavano solo a coloro che avevano la cittadinanza: i figli maschi di padre ateniese che avessero compiuto diciotto anni e avessero prestato due anni di servizio nell’esercito. Ne erano escluse le donne, i meteci (gli stranieri residenti) e gli schiavi.
Se per democrazia s’intende un governo costituito dalla maggioranza (la metà più uno), la democrazia ateniese è simile a quella odierna. Le differenze intervengono quando si esamina la base elettorale. Nell’antica Grecia questa era costituita come sopra descritto. Nel nostro presente, essa poggia sul suffragio universale. Allora sorge la domanda: “Se nella democrazia ateniese introduciamo il suffragio universale, essa è ancora democrazia”? In realtà faremmo qualcosa che gli ateniesi non avrebbero mai considerato come democrazia. In Grecia non esisteva, né poteva esistere, il suffragio universale. Perché allora chiamare “democrazia” qualcosa che con l’originaria democrazia non ha proprio nulla a che fare? Io penso che il suffragio universale non solo sia in contraddizione con la democrazia, ma nel lungo periodo ne determinerà la fine. Molte contraddizioni e degenerazioni della nostra cosiddetta democrazia derivano proprio dal suffragio universale.
Chi vuole conquistare il potere in uno Stato democratico deve avere la maggioranza degli elettori (la metà più uno). Se in virtù del suffragio universale possono votare tutti, allora il voto di un Premio Nobel vale esattamente come il voto di un analfabeta. È mai possibile che a concorrere alle decisioni per il benessere morale e materiale di una nazione un Premio Nobel abbia lo stesso peso dell’analfabeta? È come se nell’Atene del VI secolo a.C. si fosse dato all’allora schiavo lo stesso diritto politico di coloro che possedevano la cittadinanza. I greci, con la loro democrazia, hanno voluto trasmettere ai posteri l’idea che solo chi conosce lo Stato può partecipare alle sue decisioni. Gli schiavi, che non avevano tale competenza, ne erano esclusi. Nella “democrazia” del nostro tempo, viceversa, anche a chi non ha alcuna competenza si riconosce il diritto di partecipare alle competizioni elettorali e alla formazione degli organi dello Stato.
La democrazia dei nostri tempi, pertanto, ha il suo fondamento nel concetto di “uguaglianza”, che annulla ogni differenza tra gli uomini. Alexis De Tocqueville (1805-1859), filosofo, politico e storico, è considerato uno degli studiosi più importanti del pensiero liberale ma anche un precoce critico delle sue inefficienze e degenerazioni. Nella sua opera “La democrazia in America”egli mette in evidenza i pericoli latenti della democrazia. Primo tra tutti l’uguaglianza. Al riguardo, egli scrive: «Dopo aver preso, uno ad uno, ogni cittadino nelle sue spire poderose ed averlo forgiato a suo libito, il potere sovrano (democratico) protende la sua ombra sulla società nel suo insieme, la copre in tutta la sua estensione di una tela di ragno di piccole regole complicate, minuziose e uniformi, attraverso le quali le menti più originali e le anime più vigorose non riuscirebbero mai a passare, per staccarsi dalla folla. Esso non spezza le volontà, ma le ammorbidisce, le piega e le dirige, raramente costringe ad agire, ma s’oppone sempre a che si agisca; non distrugge, ma impedisce che i germogli nascano; non tiranneggia, ma crea piccole difficoltà, comprime, snerva, spegne, inebetisce, riduce ogni popolo, finalmente, a non essere altro che un gregge di animali pavidi e industriosi, di cui il governo è pastore».
Il suffragio universale (fondamento della democrazia) e l’uguaglianza (come suo corollario) sono le cause che determinano l’attuale stato di crisi nei Paesi occidentali del pianeta Terra.
Nel passato l’umanità è stata sempre guidata dalle élite, che trasferivano il potere alle nuove generazioni con continuità, con l’eccezione delle rivoluzioni, che modificavano radicalmente le forme di governo. Nel presente gli Stati Uniti d’America rappresentano al massimo grado l’ideologia liberale di cui la democrazia è parte costitutiva; essi sono l’esempio più eclatante della degenerazione in atto. In primo luogo, si è persa l’identità dell’etnia governante, in secondo luogo le differenze nel modo d’intendere la politica (nazionale ed estera) tra i due partiti egemoni (democratici e repubblicani) sono così profonde e radicali come non lo sono mai state nel passato. L’America di Donald Trump è qualcosa di completamente diverso dall’America di John Biden. Da ciò segue che gli equilibri mondiali sono determinati da colui che risiede nella Casa Bianca di Washington. La stessa situazione la ritroviamo in Italia e in Europa.
La Massoneria come realtà sociale
La Massoneria è lo specchio di questa società fondata sul liberalismo. Se vogliamo comprendere la crisi della Massoneria, allora dobbiamo comprendere la crisi della società liberale.
Quando la Massoneria moderna nasce a Londra il 24 giugno del 1717, la sua forma di governo è quella vigente in Inghilterra, cioè la monarchia. L’autorità e il potere sono esercitati dall’alto verso il basso.
È il Gran Maestro (che a volte s’identificava con il re), coadiuvato dal Gran Segretario, a conferire senso a tutto ciò che è dentro la Piramide massonica.
Col passare del tempo, tuttavia, si è cercato di dare una parvenza di democraticità, la quale però ha lasciato del tutto intatto l’impianto monarchico. Si pensi ad esempio all’“elezione” del Gran Maestro (attualmente in Inghilterra è il Duca di Kent, in carica dal 1967). Ogni anno, nell’apposita riunione di Gran Loggia, un fratello, scelto a caso, propone la conferma del Duca di Kent al rango di Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Segue un fragoroso applauso e il “nuovo” Gran Maestro siede sullo scranno di Re Salomone. Nella Massoneria inglese, nata sul modello della monarchia, così è stato e così sempre sarà. Questo modo d’intendere la Massoneria si è poi diffuso sul pianeta Terra, finendo però con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Quando la Massoneria risorge, dopo le dittature di Hitler, Stalin e Mussolini, è molto diversa da quella precedente, perché nel mondo la monarchia ha ceduto il posto alla democrazia. La Massoneria primigenia, che ancora resiste in Inghilterra e nell’immaginario collettivo, nel resto del mondo è morta definitivamente.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i Paesi del mondo occidentale accettano la forma di governo della democrazia e la Massoneria, che è lo specchio della nuova società, vi si uniforma. Nasce così la Massoneria democratica in Europa ed in Italia.
Se le cose stanno così, allora è necessario definire le analogie e le differenze tra Massoneria e Stato democratico.
La Massoneria e le sue peculiarità
Lo Stato democratico trova la sua ragion d’essere nella Costituzione e nei codici giuridici che la attuano (e interpretano). La Massoneria, come dicono gli “Antichi Doveri”, rispetta le Leggi dello Stato. Pertanto, le Costituzioni massoniche non possono essere in contrasto con le Leggi dello Stato. Al di là di tale analogia, vi sono profonde differenze che riguardano i fondamenti delle due Istituzioni. La Massoneria, rispetto allo Stato, ha qualcosa in più che ne rappresenta lo specifico. Come si evince dalla sua antropologia filosofica, la Massoneria è una concezione dell’uomo e della vita basata su un insieme di valori morali universali. Mentre lo Stato richiede ai cittadini una condotta che deve attenersi a quanto previsto nei codici civile e penale, lasciando la morale sullo sfondo, per la Massoneria la morale è la ragion d’essere della condotta del massone.
È proprio la morale che assurge ad arbitro indiscusso e insindacabile, come, tra l’altro, si evince dalla stessa definizione di massoneria: “La Massoneria è una concezione dell’uomo costituita da un sistema di principi morali universali, velata da simboli e orientata dalla trascendenza secondo modalità iniziatiche”.
Da ciò segue che la condotta del massone deve essere ispirata non solo dalle Leggi dello Stato, ma anche e soprattutto dai valori morali che ne sono il fondamento. Il massone non può violare le Leggi dello Stato e la legge morale. Se lo facesse, non sarebbe più degno di appartenere alla Massoneria e dovrebbe essere espulso. Da ciò segue che, se pure egli fosse rispettoso delle Leggi dello Stato però la sua condotta violasse in modo irreparabile i principi della morale, dovrebbe essere ugualmente espulso. I rappresentanti della Giustizia massonica che restassero inermi a causa di un garantismo “costi quel che costi” arrecherebbero un danno enorme all’Obbedienza cui appartengono.
Il fiancheggiamento, il favoreggiamento, il concorso nella criminalità organizzata, l’associazione per delinquere, la detenzione ed il commercio illegale di armi da fuoco e droghe, la corruzione e il peculato dovranno essere considerate fattispecie incompatibili con l’appartenenza massonica. Non può più essere tollerato che chi è chiamato ad indossare guanti bianchi nel Tempio si macchi poi di tali reati nella vita profana!
Chiunque, candidato alla Gran Maestranza del Grande Oriente d’Italia, non potrà più bollare come “ridicola propaganda” questa assoluta evidenza (cosa che, purtroppo, ancora oggi è stata fatta da qualche contro-iniziato che pure si annida nel campo dei cosiddetti “Giusti”).
Il prossimo Gran Maestro dovrà prendere, in proposito, un serio, anticipato e preciso impegno: la piena osservanza dell’art. 187 del Regolamento dell’Ordine.
La Massoneria e le società profane
Finora si sono esaminate le differenze che intercorrono tra la Massoneria e lo Stato democratico. Adesso prenderemo in considerazione le differenze che esistono tra la Massoneria, intesa come società iniziatica, e le altre società definite “profane”.
Per comprendere tali differenze è necessario individuare lo specifico della Massoneria, che si trova nell’antropologia massonica ed è costituito da cinque elementi fondamentali: libertà, tolleranza, fratellanza, trascendenza e segreto iniziatico. Mentre i primi quattro la Massoneria li condivide con altre antropologie, il quinto appartiene solo alla Massoneria e ne è lo specifico.
La Massoneria è una società esoterica e iniziatica proprio perché nella sua antropologia vi è il segreto iniziatico. In quanto tale, il perfezionamento del massone avviene nel Tempio seguendo un rituale che scandisce l’iniziazione, il passaggio e l’elevazione. Ecco perché la Massoneria è una concezione dell’uomo che persegue finalità etiche con modalità iniziatiche.
La Massoneria, simbolicamente, si può rappresentare come due piramidi: quella profana e quella iniziatica. Alle origini moderne della Massoneria, nel Settecento, le due piramidi avevano entrambe la punta rivolta verso l’alto, e l’autorità discendeva dall’alto verso il basso secondo il modello monarchico allora, ed oggi, in vigore in Inghilterra. Con l’introduzione della democrazia in Massoneria la piramide profana è stata rovesciata e l’autorità risale dal basso verso l’alto. Il Gran Maestro e gli alti ranghi sono eletti dalla base, che può variare a seconda delle Obbedienze. Nel Grande Oriente di Francia, essa è dilatata al massimo. Se alle votazioni per eleggere i rappresentanti delle diverse cariche partecipassero tutti i massoni (inclusi anche gli Apprendisti), allora si introdurrebbe in Massoneria il suffragio universale. Questa tendenza, ad esempio, è latente nel Grande Oriente di Francia.
Se il rovesciamento della piramide profana trova la sua giustificazione nello Stato democratico, che caratterizza oggi il mondo occidentale, qual è la posizione della piramide iniziatica? Qua la situazione si complica e la risposta implica ulteriori analisi.
Innanzitutto, va detto che la tradizione iniziatica dell’umanità, iniziata con l’Orfismo e il Pitagorismo, poi portata avanti dai Rosacroce per arrivare agli Illuminati e alla Massoneria, è un percorso indipendente da quello degli Stati. In tutte le forme di società esoteriche date nella storia dell’umanità, l’autorità iniziatica è stata sempre diffusa dall’alto verso il basso (la piramide ha sempre avuto la punta rivolta verso l’alto). La ragione è facilmente comprensibile: la conoscenza dei misteri e della via per arrivare alla saggezza è posseduta integralmente solo da colui (il Grande Iniziato) che ha dentro di sé la Luce per illuminare tutti coloro che sono dentro il suo cerchio. È lui, e solo lui, che è origine e fine della via iniziatica. Tutti gli altri vivono della sua Luce riflessa.
Ritorniamo al piano storico e chiediamoci se sia possibile introdurre la democrazia nella piramide iniziatica. Se lo fosse, allora il Grande Iniziato (che è lo stesso Gran Maestro) dovrebbe essere eletto da una base variamente costituita (i soli Maestri venerabili o anche altri). Emergerebbe però subito un paradosso: se la Luce viene dall’alto, come è possibile che a “illuminare” siano coloro che questa Luce ricevono? Essi sarebbero chiamati a illuminare colui il quale, a sua volta, dovrebbe illuminarli. Un controsenso.
Qua, infatti, si parla di “illuminazione” e non di autorità profana. La conclusione è che il Gran Maestro può essere eletto dalla base, ma non il Grande Iniziato. Il Grande iniziato, che è lo stesso Gran Maestro, non può ricevere il potere iniziatico da coloro che sono a lui sottomessi. E allora? Chi deve trasmettere tale potere al nuovo Gran Maestro? La risposta è semplice: il Gran Maestro suo predecessore, il quale l’ha ricevuto dal suo predecessore, e così a ritroso nel tempo. La trasmissione del potere iniziatico avviene per via diretta, da Gran Maestro a Gran Maestro, in una catena mai interrotta. Questa è la tradizione iniziatica.
Ma ritorniamo al piano storico del Grande Oriente d’Italia e chiediamoci se vi sia oggi una “tradizione iniziatica”. Per quel che mi riguarda, io non ricevetti il potere iniziatico dal mio predecessore Armando Corona, e dubito fortemente che lui abbia ricevuto alcunché da Ennio Battelli, ed Ennio Battelli da Lino Salvini, e Salvini da Giordano Gamberini. Io non ho potuto trasmetterlo a Virgilio Gaito e dubito che lui abbia “trasmesso” qualcosa a Gustavo Raffi. Del fatto, poi, che Raffi non abbia trasmesso nulla a Stefano Bisi lo certifica continuamente lui stesso, perseverando in condotte totalmente profane.
Cosa voglio dire: che dalla rinascita del Grande Oriente d’Italia dopo la Seconda guerra mondiale non vi è stata nessuna trasmissione di potere iniziatico. La tradizione iniziatica si è interrotta.
Se la tradizione iniziatica si è interrotta, allora che senso ha riunirsi nel Tempio, indossare i paramenti e recitare un rituale? La mia risposta è: nessun senso! Ne è prova l’ignoranza intorno ai simboli e alle cerimonie, dal Gran Maestro (Bisi afferma che si nasce massoni… basta questo!) all’Apprendista.
È pur vero che si ripete una litania di azioni, ma di queste spesso non viene neppure sfiorato il significato “iniziatico” (cioè, di “nuovo inizio”), men che meno si arriva a comprenderne il significato simbolico. In questo modo cede l’atto trasmutativo alla base dell’evoluzione spirituale del massone. Tutto ciò ha un solo nome: contro-iniziazione!
Questa contro-iniziazione, tuttavia, può e deve essere invertita.
In definitiva, la Massoneria è una società di uomini che presenta peculiarità proprie. Anche se rispetta le Leggi dello Stato democratico, dove risiede, se ne differenzia giacché è sorretta da un insieme di principi morali universali (senza “morale”, nessuna possibile Massoneria). Ed anche se condivide con altre società umane alcuni elementi della sua antropologia, si differenza da queste perché possiede uno specifico che la qualifica come “società iniziatica”. Se la piramide profana può essere rovesciata, per consentire l’introduzione della democrazia, la piramide iniziatica deve restare ferma, pena la distruzione della Massoneria. Se viene a mancare la tradizione iniziatica, la Massoneria non è più massoneria.
Per questo affermo che il Grande Oriente d’Italia deve recuperare la propria caratura iniziatica!
Questo risultato potrà realizzarsi sotto la guida di un Gran Maestro “illuminato”, che forte della propria caratura iniziatica inizi a trasferire i contenuti iniziatici di cui è depositario, ripristinando in tal modo la catena precedentemente interrotta.
La Massoneria in un’ottica di rinnovamento
Se questo è il modello di Massoneria, esso va confrontato con la realtà del Grande Oriente d’Italia (e quella delle altre Obbedienze), al fine di rilevarne scarti e degenerazioni.
La prima riflessione riguarda l’elezione del Gran Maestro. Molti Gran Maestri che si sono avvicendati alla guida del GOI hanno modificato le Costituzioni dell’Ordine per consentire la loro rielezione. Così ha fatto Armando Corona, così ha fatto Gustavo Raffi. Nel rapporto Costituzione/Gran Maestro, i Gran Maestri hanno prevalso, adattando le regole alle loro ambizioni. La base elettorale ha (purtroppo) permesso loro di farlo, con il risultato che la Comunione ha subito nel corso del tempo una perdita di identità e di immagine.
Il prezzo che si è dovuto pagare sono stati accordi scellerati, profani e mercantili, i quali hanno posto il Gran Maestro in una posizione di notevole condizionamento nel governo dell’Ordine. Questo è successo, e l’averlo permesso è stato un errore grave, assolutamente da evitare nel prossimo futuro.
Il Gran Maestro e la Giunta che usciranno vittoriosi dalla prossima tornata elettorale dovranno impegnarsi al massimo per dare alla Comunione regole ferree, che nessuno – nemmeno il Gran Maestro – possa riuscire a modificare a piacimento e per scopi personalistici.
La Massoneria potrà svolgere la sua missione nella società futura se, e solo se, i suoi regolamenti saranno sovrani, certi e immodificabili. Per aversi questa certezza dovrà essere eletto come Gran Maestro solo chi sia in grado di portare in dote, al Grande Oriente d’Italia, un riconosciuto spessore intellettuale unito a lungimiranza e lealtà ai princìpi della Libera Muratoria.
Per dirla più francamente, sarà da eleggere come Gran Maestro chi voglia veramente il bene della Comunione, chi non è né potrà mai essere scambiato per il “paravento” di forme protezionistiche dalla magistratura inquirente e giudicante e dalle Commissioni antimafia, come troppo spesso è avvenuto, nel passato, per vile baratto tra appoggio elettorale e garanzia di coperture.
La seconda riflessione riguarda la separazione dei poteri, come è richiesto in uno Stato democratico. Nel Grande Oriente d’Italia, per molti anni, soprattutto con l’attuale Gran Maestro Stefano Bisi, il potere giudiziario (la Corte Centrale) è stato asservito al potere esecutivo (Gran Maestro e Giunta), con la conseguenza che la giustizia massonica è stata utilizzata per eliminare gli “scomodi” e i potenziali Candidati concorrenti alla Gran Maestranza.
Un caso eclatante, che vale per tutti, è quello che ha riguardato il Gran Maestro Aggiunto Claudio Bonvecchio, che è stato espulso dall’Ordine perché non ritenuto più in linea con le dinamiche di potere interne all’attuale oligarchia. Un’oligarchia di fatto autoproclamatasi “Regime”.
Questo atteggiamento assolutistico, prima latente poi dirompente, ha caratterizzato fortemente l’ultima Gran Maestranza, non ritrovandosi ad un tale vergognoso livello né in Armando Corona né in Gustavo Raffi, galantuomini che non è neppure rispettoso confrontare con chi di loro non è degno.
Armando Corona, ad esempio, pur non gradendo la mia candidatura, mai si sognò – per temperamento e stile democratico – di utilizzare la Corte Centrale per eliminarmi. Erano altri tempi… erano altri uomini.
Con questo non voglio dire che si era uomini perfetti! Tutt’altro… Ma azioni ignominiose quali quelle compiute attraverso Tavole d’Accusa addirittura “temporizzate” (i casi di Salsone e di Troise sono a questo proposito emblematici) avrebbero infangato, agli occhi di tutti i massoni italiani, per primi chi le avesse ideate e compiute! Oggi, di fatto, nel silenzio e nell’ipocrisia di tutti, mi addolora constatare che non è più così…
L’asservimento della Corte Centrale al Gran Maestro e alla Giunta ha rivelato le sue nefaste conseguenze quando si sono verificati i casi di infiltrazione mafiosa e ‘ndranghetista nelle Logge della Sicilia e della Calabria.
I casi di Vito Lauria (Loggia “Arnaldo da Brescia” di Licata), Lucio Lutri (Loggia “Pensiero e Azione” di Palermo), Davide Licata e Vittorio Tedeschi (Loggia “Michele Morelli” di Vibo Valentia), Alfonso Tumbarello (Loggia “Valle di Cusa – Giovanni di Gangi” di Campobello di Mazara), medico del capomafia Matteo Messina Denaro, ne sono esempi dirompenti. Il Grande Oratore Michele Pietrangeli non ha applicato l’art. 187 del Regolamento (un articolo chiarissimo e non interpretabile!) e il Gran Maestro si è limitato a sospendere (forse neppure tutti) questi “fratelli”, quando, invece, avrebbe dovuto farli processare per condotta antimassonica ed espellerli attraverso i relativi Decreti di espulsione!
Sia l’attuale Gran Maestro sia l’attuale Grande Oratore si sono macchiati di Alto Tradimento verso il GOI e verso i valori caposaldo della Massoneria universale. Il nuovo Gran Maestro dovrà farli processare entrambi per pesante colpa massonica, quindi disporne la repentina espulsione dal Grande Oriente d’Italia.
Stefano Bisi ha, infatti, completamente ignorato la violazione dei principi morali dalla Libera Muratoria, come se essi non esistessero, in nome di un “garantismo” che è soltanto opportunismo e compiacenza.
A volte, mi viene la tentazione di interrogarlo (per meglio dire: tegolarlo!), il Gran Maestro, per valutare che cosa egli davvero sappia della Massoneria. Temo, infatti, che in essa sia capitato per caso o – peggio – per mero interesse profano.
Il rinnovamento del Grande Oriente d’Italia passa attraverso il ripristino della separazione dei poteri. Dovranno essere studiati strumenti per ridare alla Corte Centrale piena autonomia, nonché correttivi regolamentari che scardinino le logiche di appiattimento ai desiderata del potere esecutivo.
Come contraltare, il Gran Maestro dovrà avere il diritto di espellere un affiliato alla sua obbedienza quando questo si macchi di una palese e gravissima violazione dei principi e delle regole morali imprescindibili all’appartenenza. Anche qui, affinché non si verifichino poi abusi o “dimenticanze”, sarà necessario eleggere Gran Maestri di specchiata rettitudine e leali al bene della Comunione.
La terza riflessione riguarda il criterio di ammissione dei candidati. Non posso non ricordare la mia tegolatura, sessantadue anni fa. Anche se ero stato presentato da Carlo Manelli, il più fulgido esempio della Massoneria bolognese, fui tegolato per circa un anno, con incontri quindicinali. E nonostante una precedente Lettera di presentazione del Gran Segretario allo stesso Carlo Manelli, ritenni giusto che si volessero verificare in me tutti i requisiti necessari per entrare in Massoneria.
Certo, erano altri tempi, tempi senza dubbio più “lenti”, ma la selezione dei candidati dovrebbe, anche oggi, rispettare gli stessi criteri di attenzione e ponderatezza.
Chi oggi fosse interessato a entrare nel Grande Oriente d’Italia può andare su Internet e inviare una e-mail. Poco tempo dopo sarà chiamato per un incontro, che precederà la sua iniziazione. I numeri, in questo modo, crescono a dismisura. Dando per vero ciò che afferma il Gran Maestro Stefano Bisi, al piè di lista del GOI vi sarebbero oggi circa 23.000 massoni. È un numero enorme, che non si ritrova in nessuna delle Massonerie europee continentali. La quantità ha avuto il sopravvento sulla qualità. Quanti di questi massoni sanno che cos’è la Massoneria?
Così, alle difficoltà già esposte si aggiunge quella del numero spropositato degli affiliati, e dico questo a prescindere dalla qualità intrinseca dei massoni. È ben noto agli esperti che, in una organizzazione, la crescita numerica è direttamente proporzionale alla difficoltà di gestione. Oltre un certo numero, che varia da caso a caso, le complessità organizzative possono mettere a rischio la stessa sopravvivenza della struttura complessiva.
Si è mai pensato a questo problema nel GOI? È chiaro che più aumenta il numero degli affiliati, maggiori saranno le capitazioni che vanno ad alimentare la ricchezza complessiva dell’Ordine. Tuttavia, io affermo che la crescita numerica non può essere il fine ultimo di una Comunione!
Favorire l’armonia degli adepti o arricchire la costituita Fondazione? Quale tra questi è il fine? La situazione non è affatto chiara e il Gran Maestro Stefano Bisi dovrebbe fornire, al riguardo, molte spiegazioni.
Perciò, affermo che il rinnovamento del Grande Oriente d’Italia dovrà passare anche attraverso un ripensamento dei criteri d’ammissione. Oltre che attraverso una benefica e progressiva riduzione degli affiliati, soprattutto in quelle aree del territorio nazionale dominate da una preponderante attività malavitosa, con capacità infiltrativa in tutti i settori della società.
La quarta riflessione riguarda il riconoscimento della Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Esso ha provocato al Grande Oriente d’Italia notevoli difficoltà. Accettando tale riconoscimento, il GOI dovrà ammettere che, come ha scritto la UGLE nella sua Agenda dell’8 marzo scorso, questa dovette ritirarlo in quanto il GOI non soddisfaceva più i requisiti della regolarità. Il GOI dovrà riconoscere la Gran Loggia Regolare d’Italia e consentire a tutti i suoi adepti (inclusi quelli che fecero la scissione nel 1993) di frequentare le Logge del GOI. Infine, dovrà modificare le sue Costituzioni in quegli articoli che trattano della sovranità esclusiva sul territorio nazionale, in quanto oggi quest’ultimo è condiviso con la GLRI.
Stefano Bisi e la sua Giunta pensano di evitare tutto questo sperando nel totale assorbimento degli affiliati in fuoriuscita dalla Gran Loggia Regolare d’Italia. Per quel che ne so io (e in proposito sono piuttosto informato), tale speranza andrà delusa, perché molti massoni di quella Gran Loggia non confluiranno mai nel GOI, e la questione territoriale resterà quindi aperta.
Sembra strano e paradossale che Stefano Bisi non abbia ancora festeggiato a dovere il riconoscimento inglese, da lui tanto invocato. Forse perché la torta è avvelenata?
Il rinnovamento del Grande Oriente d’Italia dovrà tener conto anche dei mutati rapporti internazionali e delle nuove forme egemoniche che bussano alle porte della Massoneria mondiale.
La quinta riflessione, infine, riguarda l’eventuale progetto di un’unica Massoneria italiana, con la partecipazione dei massoni che attualmente si trovano in tutte le Obbedienze, a prescindere dai riconoscimenti stranieri che sono diventati sempre più sterili.
Un’unica Massoneria nazionale, magari in forma confederata, potrebbe proiettarsi con maggiore autorevolezza verso le sfide che riguardano il futuro dell’umanità.
Il rapporto tra Gran Maestro e Costituzioni
I mali che affliggono il Grande Oriente d’Italia, in questa prospettiva di riforma, devono essere curati a beneficio di tutta la Massoneria italiana. Affinché la cura sia efficace è necessario analizzare un ultimo punto, a mio avviso fondamentale, che consiste nel rapporto che intercorre tra il Gran Maestro e le Costituzioni dell’Ordine.
Bisogna infatti domandarsi se sia prioritario il ruolo del Gran Maestro o quello dell’Ordinamento costituzionale. Per rispondere esaminerò la figura del Gran Maestro, nel GOI, dalla fine della Seconda guerra mondiale ai giorni nostri.
Dopo il Fascismo la Massoneria rinasce in Italia nel caos, sotto l’egida degli americani.
Bisogna arrivare a Giordano Gamberini (1961-1970) per avere il primo vero Gran Maestro. Gamberini opera all’interno del Grande Oriente d’Italia una vera e propria rivoluzione copernicana, che io ho avuto la possibilità di seguire personalmente essendo stato iniziato nel 1961, lo stesso anno della sua elezione. Prima di lui il GOI era ancora sotto l’influenza del Grande Oriente di Francia. Con l’attuazione di due provvedimenti, egli cancella con un colpo di spugna l’influenza francese: la richiesta del riconoscimento alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra e la ripresa dei rapporti con la Chiesa cattolica. Con Gamberini il GOI entra nell’orbita internazionale della Massoneria inglese, e non ne uscirà più. Con la sua Gran Maestranza inizia anche l’attività di Licio Gelli.
Gamberini cede il maglietto a Lino Salvini (1970-1978), il quale, diversamente dal suo predecessore, dà al Grande Oriente d’Italia un impulso politico e affaristico, favorendo ancor di più l’ascesa del “Venerabile” di Castiglion Fibocchi.
Ennio Battelli (1978-1982) fu un Gran Maestro di transizione. Si trovò a gestire la vicenda della Loggia P2, dando pieno sostegno a Gelli. Un compito certamente superiore alle sue capacità.
Gli succedette Armando Corona (1982-1990), che si propose l’impegno di far uscire il Grande Oriente d’Italia dalle nebbie dello “scandalo P2”, modificando le Costituzioni dell’Ordine per adattarle alle Leggi dello Stato.
Arriva quindi Giuliano Di Bernardo (1990-1993), filosofo e studioso del pensiero massonico… Su di me tanto è stato detto e lascio il dovuto spazio alle varie interpretazioni. Soltanto affermo che il mio progetto “trasparenza” venne pesantemente avversato. Dopo il tentativo di arrestarlo definitivamente nella Gran Loggia di marzo del 1993, avendo io ripreso il controllo del GOI, ma consapevole che la mia era stata comunque una “vittoria di Pirro”, mi dimetto nell’aprile dello stesso anno.
Dopo di me giunge Virgilio Gaito (1993-1999), la cui Gran Maestranza fu tutta tesa a governare la situazione creatasi dopo le mie dimissioni. In parte Gaito riuscì nell’intento, anche se molti furono i suoi errori, come quello di voler concedere l’onorificenza della “Giordano Bruno” a papa Giovanni Paolo II.
La Gran Maestranza di Gustavo Raffi (1999-2014) inizia, invece, ad essere caratterizzata da quelle modifiche alle Costituzioni dell’Ordine, nel senso della prevalenza del Gran Maestro, i cui effetti si stanno scontando oggi, in tutta la loro drammaticità. Lui, certo, fu ancora un gigante, ma dopo di lui sono arrivati i nani…
Ed eccoci, infatti, a Stefano Bisi (2015-2024), Gran Maestro attualmente in carica, il quale sarà ricordato per aver asservito tutti gli Organi del Grande Oriente d’Italia ai desiderata suoi e del suo “cerchio magico”, e per aver mantenuto un atteggiamento tiepido nei confronti del contrasto all’infiltrazione delle organizzazioni criminali nell’Istituzione.
Prospettive e considerazioni finali
Perché ho fatto questa carrellata dei Gran Maestri che si sono avvicendati alla guida del Grande Oriente d’Italia? Per mostrare che, dalla fine della Seconda guerra mondiale ai nostri giorni, chi ha detenuto il Supremo Maglietto l’ha costantemente plasmato secondo la sua personale visione della vita.
Il livello normativo (cioè Costituzioni e Regolamenti Generali) è stato usato, di volta in volta, per realizzare fini personali o di gruppo, e non sempre con le migliori intenzioni per il bene comune.
In questo senso il GOI si è identificato con i Gran Maestri che lo hanno Governato. Ciò significa che esso non ha un’identità oggettiva da considerare come punto di riferimento immutabile da parte delle Istituzioni statali, delle Massonerie estere o degli stessi suoi affiliati.
Questa prerogativa, che presa in se stessa rappresenta senz’altro un male, offre al contempo una straordinaria opportunità di cambiamento. Il Grande Oriente d’Italia che si identifica con il suo Gran Maestro Stefano Bisi, infatti, potrà in futuro essere qualcosa di completamente diverso, sotto la guida illuminata del prossimo Gran Maestro.
In questo senso lo studio delle forme di organizzazione umana mostra che perdurano nel tempo e hanno vita armonica quelle organizzazioni dotate di una forte identità, rappresentata da apparati normativi forti e raramente modificabili. Il rinnovamento del Grande Oriente d’Italia dovrà passare, quindi, attraverso un Gran Maestro che, scevro da interessi personalistici, sappia rafforzarne le Costituzioni e i Regolamenti Generali.
Un gigante, quindi, il quale sarà finalmente in grado di generare altri giganti, i quali a loro volta – e tramite passaggi successivi – sapranno garantire il bene imperituro della Comunione.
Data la situazione attuale, tuttavia, si è in un circolo vizioso da cui è difficile uscire (i nani, infatti, generano nani). Se non se ne esce, però, si corre il rischio del dissolvimento. È necessario quindi trovare una soluzione.
Quando le organizzazioni umane sono in crisi e non si vede come uscirne, bisogna tornare all’uomo, al massone, e porlo al centro dell’universo.
È al singolo massone che io mi rivolgo, dal Gran Maestro all’Apprendista. A loro chiedo di liberarsi dalle tossiche incrostazioni che si sono formate sull’identità del Grande Oriente d’Italia e di voltare pagina.
I vertici, sia di maggioranza sia di opposizione, dovrebbero fare un passo indietro, mettere da parte ogni ambizione di potere e, umilmente, recarsi al capezzale del Grande malato, per curarlo e farlo ancora risplendere della luce del vero, del giusto e del bello.
Questo Manifesto io lo rivolgo, quindi, anche al Gran Maestro Stefano Bisi. Molti sono stati gli errori da lui commessi. Eppure, un atto di sincera ed estrema resipiscenza lo potrebbe ancora salvare. Possibile che non abbia compreso che con il suo comportamento ha affossato il Grande Oriente d’Italia?
Il rinnovamento deve avvenire a prescindere dalle elezioni del Gran Maestro. Altrimenti sarà tutto viziato dall’ansia di potere, ottenuto il quale, chi oggi si propone come “salvatore” farà esattamente quello che ha fatto il Gran Maestro uscente, esercitando una reggenza dispotica e clientelare.
Perciò, ribadisco che la regola aurea da seguire dovrebbe essere la seguente: prima immaginare il “futuro”, per mezzo di una “Fabbrica” aperta ed inclusiva, e poi eleggere il nuovo Gran Maestro, che dovrà attuare il progetto immaginato.
Non sono più possibili “atti di fede”, né curatele rilasciate in bianco. Tantomeno si dovrà cedere alle lusinghe di slogan apodittici del tipo: “Io sono meglio di quell’altro”.
Occorre un terreno di confronto serio e circostanziato, ove tutti siano chiamati, almeno coloro che ne abbiano le capacità, a dare il loro fattivo contributo per il bene generale!
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Molti mi chiedono perché sia tornato ad occuparmi del Grande Oriente d’Italia e quali sono le mie mire al riguardo. La mia risposta è semplice: nessuna mira!
L’esperienza del GOI appartiene, per me, al passato ed io per natura non torno mai indietro.
Con i miei attuali Ordini (gli Illuminati e Dignity) sento di procedere verso il futuro, per realizzare quelli che reputo gli autentici fini della Scuola iniziatica universale. Questo però non significa che io non possa desiderare, ed auspicare, anche il bene del GOI!
Ed è proprio in quest’ottica che ho scritto il presente Manifesto. Per aiutare i Fratelli del Grande Oriente d’Italia ad uscire dalle nebbie che li avvolgono (nebbie che io stesso ho conosciuto fin troppo bene…).
E sia chiaro: io non ho mai odiato il GOI (chiunque lo pensi dimostra di avere di me un’immagine sbagliata e distorta)! Al GOI, anzi, sento di dovere una parte fondamentale della mia formazione ed esperienza iniziatica.
Dunque, è solo animato da spirito di servizio che oggi voglio contribuire, da esterno, al suo salvataggio.
Ne ho l’autorità? Anche se qualcuno pensa che io, dopo l’espulsione dal Grande Oriente d’Italia, sia tornato ad essere un profano, ribadisco che non si nasce “massone”, ma lo si diventa con l’iniziazione, che conferisce una dimensione che non si aveva prima e che accompagnerà successivamente per tutta la vita. A meno di non perderla, questa dimensione, andandosi a frapporre limiti morali talmente gravi da risultarne incompatibili.
Quindi da massone, e come ex Gran Maestro pro-tempore del GOI, io conservo la legittimità iniziatica ed il diritto di parlare a tutti i Fratelli del Grande Oriente d’Italia, dal Gran Maestro all’Apprendista, mettendo a loro disposizione la mia esperienza ed i miei studi.
Vorranno loro valutare se tutto ciò possa risultare utile. La mia coscienza mi ha già attestato la più assoluta buona fede.
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7 commenti
Inatteso, questo Manifesto, esprime un grande ottimismo, seppure nella consapevolezza dell’effettiva situazione. Il suo autore è sicuramente lodevole per averlo concepito, e corregge l’opinione di chi l’aveva considerato, in tempi passati, un “disfattista”. Non rimane che augurare che sia letto, discusso e compreso. Prof Mario Caruselli
Caro Prof. Di Bernardo, sa cos’è secondo me che proviene dall’alto? L’arroganza della casta che tenta di difendere i propri privilegi. All’inizio c’è sempre un delinquente che si è appropriato dei beni degli altri e poi ci sono i suoi discendenti che vogliono mantenere i privilegi derivanti da quei beni rubati, con l’invenzione del potere che viene dall’alto. Per fortuna esiste la democrazia, con mille difetti, ma che ha fatto fare al mondo progressi incredibili rispetto alle società feudali fondate sul dogma della provenienza del potere. Sono deluso da questo suo discorso e sono deluso anche per quanto ha scritto circa la Massoneria. Potrei riprenderlo punto per punto ma penso che sia inutile, rilevo solo altre due cose. Lo stucchevole e incomprensibile richiamo all’art. 187 del Regolamento, il cui contenuto non mette in mora l’azione del Gran Maestro e il fatto che quando si avvicinano le elezioni per il rinnovo della Giunta c’è sempre un coro stonato e dissonante di soggetti che si appellano alla “pura ortodossia massonica”. A parte, ortodossia “de che”!? Ma poi, ’sti ortodossi perdono sempre le elezioni!
Gentile Di Mambro, Lei insiste a dire che l’art. 187 del Regolamento non è importante. Avrebbe ragione se esistesse un potere di espulsione direttamente in capo al Gran Maestro, ma questo potere attualmente non esiste. Tuttavia, anche esistesse in futuro resterebbe l’importanza dell’art. 187.
Gliel’avevo già spiegato, ci riprovo: questo articolo è la porta di ingresso, nel processo massonico, del disvalore di alcune condotte profane antimassoniche. Non di tutte, però di quelle gravissime (come il concorso in associazione mafiosa) che portano all’arresto del Fratello incolpato, da parte del giudice profano. Il Grande Oratore è tenuto, in tali casi, ad elevare Tavola d’Accusa per condotta antimassonica, se essa è tale. Il fatto che al 3º comma sia poi presente una clausola di garanzia interna, per l’incolpato, non inficia la stigmatizzazione prodottasi con la Tavola d’Accusa disposta dal 2º comma (meglio di niente).
Se occorrerà glielo spiegherò ancora, ancora, ancora e ancora.
Gentile Campostella, le cose non stanno come dice lei. Nell’art. 187 non ci sono le cose che ci vede lei e non riuscirà a farle apparire ripetendo all’infinito le sue visioni. L’art. 187 dà ampia discrezionalità al Gran Maestro e non cita né depennamento né espulsione. Parla di sospensione e di Tavola d’Accusa nel caso si ravvisi colpa massonica. Quindi sospensione dell’indagato, Tavola d’Accusa e immediata sospensione del processo massonico in attesa dell’esito del processo profano (se siamo garantisti e lo siamo, significa mediamente i 7/8 anni dei tre gradi di giudizio) e solo poi, eventuale depennamento o annullamento della sospensione. Punto. Con le sue dotte filippiche sta inducendo all’errore un sacco di fratelli che spero quanto prima si sveglino.
Ero quasi certo che avrei dovuto ritornarci sopra. Provo ancora a spiegare.
Primo errore tecnico-giuridico: Lei parla di “depennamento” come risultato del processo massonico: no.
Il “depennamento” è provvedimento che riguarda solo i casi di inadempimento ai doveri economici (morosità) o di frequenza ai Lavori di Loggia. Non c’entra nulla con il processo massonico.
Andiamo avanti. Lei ha ingaggiato una battaglia personale contro l’art. 187 del Regolamento, gliene do atto. Ma la questione non è come la vede Lei.
Chi ha scritto ha potuto avvalersi della consulenza giuridica di chi fu Giudice di Corte Centrale, e non da medico, imprenditore o faccendiere (oggi va di moda), ma da avvocato penalista esercitante.
Veniamo al punto. L’art. 187 non è importante perché capace di portare IMMEDIATAMENTE all’espulsione del fratello sottoposto all’arresto da parte dell’autorità profana (non è questo ciò che interessa di questo articolo), ma perché È IN GRADO DI INTRODURRE NEL PROCESSO MASSONICO FATTISPECIE COLPOSE DI PARTICOLARE DISVALORE E GRAVITÀ PROFANA.
Dopo la teoria, però, vediamo se può aiutarci un esempio concreto: Il cosiddetto “Caso Lauria”.
Prima vediamo cosa è successo fino ad ora, nella realtà, poi vediamo cosa sarebbe accaduto in caso di applicazione dell’art. 187 del Regolamento dell’Ordine:
1º Caso) Il Fratello Vito Lauria è stato sospeso dal Gran Maestro nel 2019, ed anche a fronte di sentenza definitiva di condanna (prodottasi a luglio 2023) egli non può essere espulso dal GOI, perché nessun processo massonico è stato avviato contro di lui. Probabilmente rimarrà eternamente nel “limbo”.
Perché non può essere espulso dal GOI? Non può essere espulso dal GOI perché (anche se Lei si ostina a non capirlo) l’unico atto che oggi può portare all’espulsione è il Decreto emesso a seguito di giudizio massonico. Il Gran Maestro non ha potere dispositivo diretto in tal senso.
2º Caso) Il Fratello Vito Lauria viene sospeso dal Gran Maestro a norma del primo comma dell’art. 187 (come è avvenuto) e contestualmente il Grande Oratore avvia, tramite Tavola d’Accusa, un procedimento interno (processo) per condotta antimassonica (cioè – in questa fase ancora “supposto” – concorso esterno in associazione mafiosa), la Tavola d’Accusa viene subito sospesa in attesa di sentenza definitiva dell’autorità profana, come da disposizione del terzo comma dell’articolo.
Ora: se tutto ciò si fosse svolto nel 2019 oggi si potrebbe facilmente arrivare al Decreto di espulsione in seguito alla RIPRESA e CONCLUSIONE del processo massonico (come già avviato nel 2019), essendosi prodotta, a luglio 2023, la sentenza definitiva sul Fratello Lauria, con la conferma da parte della Cassazione della fattispecie di reato “concorso esterno in associazione mafiosa”.
Capisce ora, nel concreto, la differenza?
L’art. 187 non tratta di Fratelli che sono stati raggiunti da una multa per sosta vietata o da un avviso di garanzia, ma di Fratelli sottoposti a privazione della libertà personale da parte dell’autorità profana… quindi parliamo di fatti molto gravi, sicuramente affetti da condotta (anche) antimassonica.
Per il momento l’art. 187 è l’unica possibilità di contrapporre la doverosità di un comportamento concludente ad una Giunta completamente immobile sul versante “espulsioni” per fatti gravi in materia di “concorso”, come ad esempio quello che ha riguardato proprio il Fratello Lauria.
Lei pensa che sia troppo poco? Su questo siamo d’acccordo, ma per ora questo articolo c’è, e in difetto di altro mezzo questo articolo si dovrebbe rispettare! Ma nemmeno questo si vuole fare…
La condotta antimassonica a seguito dell’arresto di un Fratello per una grave condotta profana non è interpretabile, come sostenuto da Lei. Non almeno in uno Stato liberale e democratico, in cui la morale massonica aderisce perfettamente alla Legge profana. Diversamente accadrebbe in uno stato illiberale: un Fratello arrestato, ad esempio, per una questione razziale, è ovvio che non potrebbe essere sottoposto, per questa particolare ragione, a processo massonico (il secondo comma dell’articolo non troverebbe, in tal caso, alcuna applicazione).
Spero, stavolta, portando un caso concreto, di essere stato finalmente esaustivo.
Solo a voler comprendere che espulsione non è depennamento, che espulsione non è sospensione e che espulsione può esserci soltanto a seguito di un Decreto emesso in seguito ad un processo massonico… diventa tutto semplice.
La luce ha l’obbligo di rimanere tale e impedire l’autodistruzione in atto. Ben presto ciò che abbiamo conosciuto come casa diverrà ostile e chi potrà dire di poterci vivere? Se qualcosa va fatto va fatto da ora e bene.
Affascinato da tanta cultura e conoscenza della Libera Muratoria nel nostro Paese e in special modo in quel Sud così prolifico di Padri della Patria,che mi riempie di mestizia il leggere di lotte intestine fra coloro che hanno giurato fedeltà, fratellanza e uguaglianza fra fratelli…invece leggi acredine e sete di potere…la storia non insegna nulla all’uomo…ogni giorno ne abbiamo testimonianze…siamo sempre in attesa del Messia…di una guida..ed invece solo logiche aziendali… Dove il profano prevale sull’iniziato….buon anno a tutti!!!