di Giuliano Di Bernardo
Sul Seminario “Chiesa Cattolica e Massoneria”, che ha fatto trepidare i cuori dei Gran Maestri delle tre principali Obbedienze italiane, è calato il silenzio. Tutto si è consumato come la fiammata del fuoco di paglia. Tanta polvere è stata sollevata, annebbiando la vista dei protagonisti, delle comparse e delle anime nobili.
Similmente a un fugace battito d’ali, la polvere si è deposita, l’aria è tornata pulita e possiamo finalmente vedere un pedissequo Papa, che ripete come un disco rotto la tesi dell’inconciliabilità. Una voce dissonante, quella di monsignor Staglianò, che si eleva per indicare una via diversa per il dialogo tra cattolici e massoni, quella di una nuova teologia, la “Teologia della Misericordia”. I tre Gran Maestri sono invasi da eroico furore e si presentano al Seminario come i protagonisti di un evento storico che dovrebbe consacrarli per i posteri.
I giornali tuonano: “La Chiesa di Milano è illuminata e lotta contro l’oscurantismo dei
Papi”. Staglianò è il novello Martini. Che bravo! Che bravi!!! Tutto è così perfetto che le anime semplici, che vedono nel dialogo tra Chiesa Cattolica e Massoneria la panacea contro tutti i mali che affliggono l’umanità, raggiungono il più alto livello di commozione (cerebrale!) e, come se fossero nel deserto, hanno il miraggio di veder camminare a braccetto, in un afflato ineffabile, il dio della Chiesa Cattolica e il Grande Architetto dell’Universo. Che illusi… Lo spettacolo, infatti, è durato poco, poiché monsignor Staglianò, qualche giorno dopo la fine del Seminario, ha dichiarato che tra Massoneria e Chiesa Cattolica vi può essere dialogo, ma resta preclusa l’ammissione dei cattolici nelle Logge massoniche, come la Chiesa ha detto e ripetuto negli ultimi tre secoli. E allora…? Solo fumo negli occhi! Questa sceneggiata, espressione del più puro teatro napoletano, è servita tuttavia alla Chiesa Cattolica per misurare la forza (o la debolezza) della Massoneria italiana, che ne è uscita con le ossa rotte.
Io ho guardato lo spettacolo come se avvenisse sul palcoscenico di un teatro,
distaccato e incuriosito, sapendo in anticipo come sarebbe finita questa recita a soggetto. Ora che la fiamma si è spenta e la polvere si è posata dirò che cosa avrei fatto io se da Gran Maestro avessi partecipato al Seminario.
Innanzitutto, avrei chiesto se i miei interlocutori fossero rappresentanti del pensiero dottrinale della Chiesa o esprimessero punti di vista differenti. E avrei deciso di partecipare solo nel primo caso. Non possono essere miei interlocutori preti di campagna o teologi dissenzienti. Non sono loro la Chiesa Cattolica. Dialogare con loro non significa dialogare con la Chiesa Cattolica.
In secondo luogo, non avrei accettato le condizioni da loro imposte, come i temi da
svolgere da parte dei Gran Maestri o l’esclusione della stampa.
Infine, avrei chiesto un’Agenda condivisa dei lavori sui temi oggetto del dialogo.
In assenza di queste condizioni, io NON avrei partecipato. Se lo avessi fatto, mi sarei trovato nella posizione di colui che va a mendicare la misericordia della Chiesa Cattolica.
Supponiamo, invece, che tutte le mie richieste fossero state soddisfatte. In tal caso, avrei partecipato al Seminario. Per dire cosa? Che cosa avrebbe dovuto dire un vero Gran Maestro della Massoneria italiana? Innanzitutto, far presente che la Chiesa Cattolica e la Massoneria sono due differenti concezioni dell’uomo e della vita (due differenti antropologie filosofiche), che sono entrambe vere e che meritano un reciproco rispetto.
Da questa premessa, discendono importanti conseguenze:
- È del tutto insensato che la Massoneria e la Chiesa Cattolica possano cambiare nell’essenza (come fu richiesto dall’Episcopato tedesco) per consentire il dialogo;
- Il cambiamento nell’essenza produrrebbe trasformazioni fondamentali, per cui la
Massoneria e la Chiesa Cattolica non sarebbero più le stesse di prima. Per la verità storica è stata solo la Chiesa Cattolica a chiedere alla Massoneria
cambiamenti nell’essenza. Mai la Massoneria ha chiesto questo alla Chiesa Cattolica; - Pertanto, per la Chiesa Cattolica la Massoneria, se vuole dialogare con essa, deve apportare profondi cambiamenti nella sua essenza. In tal caso, però, la Massoneria potrebbe non essere più Massoneria. Se analizziamo infatti i cambiamenti richiesti a suo tempo dall’Episcopato tedesco, troviamo che, se attuati, la Massoneria non sarebbe più Massoneria.
- La conclusione è, come volevasi dimostrare, che la richiesta di cambiamenti nell’essenza non solo non consente il dialogo, ma non è giustificabile né sul piano dottrinale né su quello pratico. Quindi, va respinta.
Se le cose stanno così, allora non vi sarà mai un dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Massoneria. Questo è proprio vero? No, perché secondo il mio punto di vista una possibilità di dialogo esiste, e consiste in quanto segue: la Massoneria dovrebbe accettare la Chiesa Cattolica per quel che essa realmente è (un’antropologia filosofica religiosa), mentre la Chiesa Cattolica dovrebbe riconoscere la Massoneria per quel che essa realmente è (un’antropologia filosofica laica). Nessuno dovrebbe chiedere il cambiamento nell’essenza della controparte.
La Massoneria è Massoneria, mentre la Chiesa Cattolica è Chiesa Cattolica. Sul piano teoretico e dottrinale sono due antropologie distinte e indipendenti. Sul piano pratico, tuttavia, non vi sono ostacoli di alcun genere affinché esse non collaborino per il benessere materiale, etico e spirituale dell’umanità. Da ciò segue che eventuali dialoghi devono avere per oggetto non questioni dottrinali, ma progetti da condividere nella realtà sociale data nella storia dell’uomo. Senza rinunciare allo specifico delle singole antropologie, si dovrebbe condividere il bene dell’umanità e realizzarlo con una progettata collaborazione.