Articoli e commenti ai miei scritti e alle mie lezioni
Alcuni commenti ricevuti dopo la pubblicazione della I Lezione di Esoterismo
Buongiorno Maestro Giuliano,
Le scrivo per congratularmi con Lei per la sua lucida e approfondita analisi sulla situazione attuale del Grande Oriente d’Italia. La Sua disamina, ha colpito profondamente la mia attenzione e mi ha offerto molteplici spunti di riflessione.
La descrizione dettagliata delle dinamiche interne al Grande Oriente d’Italia, le sfide attuali e le implicazioni future, è chiara e incisiva. Il Suo sguardo attento e critico mette in luce le problematiche che affliggono la più nobile e antica società di massoni del nostro paese.
È evidente che Lei possiede una conoscenza e una comprensione della Massoneria italiana che pochi possono vantare, e questo rende i Suoi contributi preziosi per tutti noi che ci interessiamo e del futuro.
Mi permetta ora di condividere con Lei una mia riflessione. Nel leggere le Sue parole, avverto una profonda passione e un incommensurabile amore per la Massoneria, che mi spingono a credere che, nel Suo inconscio, Lei desideri ardentemente tornare al comando per guidare un cambiamento radicale e positivo. Io credo fermamente che ogni sogno, se coltivato con dedizione e supportato da persone di buona volontà, possa diventare realtà.
Il ruolo di guida che Lei ha già ricoperto in passato, la Sua esperienza e la Sua visione potrebbero essere la chiave per una rinascita della Massoneria italiana. Sento dentro di me, che questo Suo sogno non è solo una possibilità remota, ma una realtà raggiungibile. Con la Sua leadership, unita all’energia universale e alla collaborazione di tutti noi, credo che il futuro possa riservare nuove opportunità di crescita e rigenerazione.
La Sua analisi non solo evidenzia le criticità, ma anche l’urgente necessità di un cambiamento. E chi meglio di Lei, con la Sua saggezza e la Sua profonda comprensione, potrebbe guidare questo cambiamento?
Le chiedo di considerare seriamente questa possibilità, sapendo che potrà contare sul supporto e sull’impegno di molti di noi che condividono la Sua visione e i Suoi ideali.
Concludo rinnovando le mie congratulazioni e il mio apprezzamento. La Sua voce è fondamentale in questo momento di crisi, e spero vivamente che possa continuare a influenzare positivamente il futuro di questa istituzione.
Con stima e ammirazione,
Roberto
Caro Prof. Di Bernardo,
questa sua Lezione di Esoterismo è un Elisir! E lo è per quello che dice, ma ancor di più per quello che lascia a intendere.
La diagonale è la radice quadrata di due, o “somiglia” alla radice quadrata di due? È possibile dare la definizione esatta di un numero irrazionale? È il mondo Sacro a separarsi dal mondo profano, o è il mondo profano a separarsi dal mondo Sacro? Dov’è il Vero Tempio, nelle massicce costruzioni materiali dove gli Esseri Umani sono costretti alla penitenza, o dovunque vi sia qualcuno pronto a riconoscere il Sacro che è in tutto, anche in un piccolo prato, in un semplice fiore o in una modesta dimora? Al gesto che segna l’inizio della sacralità di un luogo, deve sempre seguirne uno che ne decreta la fine? L’Armonia esiste solo nell’Uno e nei numeri maggiori di due, o anche nel due?
Per gli antichi Greci, il due era l’estraneo, l’escluso. Eppure, dopo la cacciata dal Giardino dell’Eden, il due è il convitato di pietra dell’intera Cultura Umana. Il due se ne sta di fronte a noi, minaccioso come i due pilastri dell’Albero della Conoscenza che sbarrano l’accesso al Paradiso. Il “grande escluso” dalla concezione greca dell’armonia, continua a bussare prepotentemente alla nostra porta, a cominciare dagli “esclusi” che diedero fuoco al tempio del grande Pitagora. Maschile e Femminile, Abele e Caino, Razionale e Irrazionale, Spirito e Materia, Dentro e Fuori, Sacro e Profano, Santo e Criminale, Discreto e Continuo, Cielo e Terra e per finire, a sovrastare tutto: Bene e Male. Il due, il grande escluso, è da sempre il leitmotiv dei nostri dolori, delle nostre miserie, delle nostre guerre e della nostra sete senza tregua.
L’uno è il Maschile e il due è il Femminile. Ma il Maschile e il Femminile sono a loro volta due. Ed è solo dall’unione dell’Uno e del due, del Maschile e del Femminile che può nascere il Numero Perfetto, il tre, che chiude la dualità per riportare il molteplice all’Uno, unendo le due metà della Mela. E l’unione del Maschile e del Femminile che diventano carne della stessa carne può nascere solo dall’Amore.
Forse è l’Amore l’unica forza che può rendere anche il due una Perfetta Armonia, facendo penetrare il Maschile nel Femminile, il Razionale nell’Irrazionale, lo Spirito nella Materia, il Dentro nel Fuori, il Sacro nel Profano, il Santo nel Criminale, il Discreto nel Continuo, il Cielo nella Terra, il Bene nel Male?
Forse è l’Amore, il Terzo Pilastro che trasforma l’Albero della Conoscenza nell’Albero della Vita?
Di certo, i due cateti di misura uno del Triangolo sono il Vertice e la diagonale che li unisce è la base.
Se le fa piacere, vorrei condividere questa prima parte del mio messaggio come commento al suo video su Youtube. È straordinario che, proprio mentre lei ha diffuso questa sua Lezione di Esoterismo, io abbia portato a conclusione il mio lavoro definitivo sui Numeri Primi (Tre! Il Numero Perfetto!), che parte proprio dal concetto di Discreto e Continuo (riconciliandoli) per arrivare a una vera e propria Teoria del Tutto che ribalta completamente il concetto di caso e determinismo, riduzionismo e olismo, Relatività e Fisica Quantistica, giungendo a conclusioni tanto definitive e radicali da segnare a mio avviso un vero e proprio taglio netto nella linea del Tempo. Mi prendo la responsabilità di quanto sto dicendo!
Lo condividerò presto e spero che il suo Blog potrà ospitarlo come conclusione del Viaggio, coronata magari dal riconoscimento della dimostrazione di Riemann, che avverrà comunque in seguito. Sempre consapevoli, ovviamente, che ogni fine è l’Inizio!
Cari saluti e abbracci
Alessandro
Articolo Pubblicato il 25 luglio 2023
Il filosofo Di Bernardo alle logge vibonesi del Goi: «Il fanatismo dogmatico nemico della Libera Muratoria»
Il professore e sociologo di Trento, già al vertice del Grande Oriente d’Italia, scrive una lettera di pubblico ringraziamento alla nostra testata che definisce «eroica, indipendente, presidio di legalità e aperta all’approfondimento di tematiche nazionali». Rivolto ai massoni vibonesi sottolinea poi la profonda differenza tra “fedeltà” e “lealtà”. Ecco la missiva integrale
Caro Direttore,
con la presente intendo ringraziarLa pubblicamente per lo spazio che ha voluto dedicare alla vicenda che mi riguarda.
È da tempo che ritengo l’opera di informazione fornita dalle testate giornalistiche locali, ancor più quando aperte all’approfondimento di tematiche nazionali, un vero e proprio presidio di legalità, soprattutto allorché l’“indipendenza” – svestita dal carattere di slogan – assume un significato “civico” in contesti che per ragioni storiche, economiche e sociali soffrono di un incompleto sviluppo democratico.
Ecco, Il Vibonese si inserisce perfettamente in questo quadro di “informazione eroica”, tanto più coraggiosa perché “di prossimità” e quotidiana.
E qua vengo al punto, cioè alla contrapposizione, innescata dalla mia “Lettera 2023 ai Fratelli del Grande Oriente d’Italia”, tra me e le cinque Logge del G.O.I. presenti a Vibo Valentia.
Intanto è interessante notare che, dopo un falso documento pervenuto dal “Collegio Campania-Lucania”, l’unico Oriente (così si chiama il presidio cittadino che raggruppa più Logge) che si sia sentito in dovere di rispondere al mio scritto sia stato quello vibonese. Questo fatto la dice lunga sul peso che la Massoneria del vostro territorio ha sulle vicende latomistiche nazionali, perlomeno per quanto riguarda il Grande Oriente d’Italia. Ma non è certo questo il punto.
Difatti la mia “Lettera” non si indirizzava ai vertici nazionali o territoriali del G.O.I. (la qual cosa sarebbe potuta sembrare un’illegittima intrusione in affari interni, e risultare sterile), quanto alla coscienza critica di ciascun “Fratello massone”.
Molte le risposte ricevute dai singoli, alcune di gradimento altre di rigetto. Tutte sono state da me attentamente meditate, nessuna esclusa. L’apertura di un confronto ha costituito il senso più genuino della “questione morale” posta alla Massoneria italiana.
Questa “questione morale”, infatti, non è né potrebbe essere del solo “Di Bernardo” (ci mancherebbe altro!), essa anzi vorrebbe essere l’occasione per una riflessione condivisa, rivolta non solo ad ogni massone, ma aperta anche al contributo dei media e di quei settori della società civile in rapporti con la Massoneria. Sotto questo profilo è chiaro come il tema del fenomeno infiltrativo malavitoso, seppur importante e preoccupante, rappresenti soltanto uno dei numerosi argomenti sul tavolo. Un altro è senz’altro il rispetto della Legge Anselmi.
Da sociologo e filosofo posso affermare che qualsiasi società umana, anche quella maggiormente votata al perfezionamento spirituale, è sempre sottoposta alla caducità dell’agire umano. Questo perché il trovarsi “sul sentiero” della verità – giocoforza – implica il non essere “nella” verità, configurando semmai la tensione verso una condizione attesa, mai pienamente posseduta.
Le affermazioni dei “Venerabili” vibonesi, contenute nella loro “nota di risposta”, sono particolarmente interessanti perché denotano una scarsa confidenza con gli approfondimenti del pensiero antropologico e filosofico. Frasi apodittiche del tipo: “Nel Grande Oriente d’Italia non c’è spazio per individui che non rispettano rigorosamente i canoni che esso promuove con forza, ovvero: onestà, correttezza, amore verso il prossimo, dignità, impegno, etica, legge e legalità”, oppure: “Il Grande Oriente d’Italia è solido e continua a crescere rigoglioso perché le sue fondamenta sono sane e salde, le sue radici robuste e vigorose; tutto si basa su uomini moralmente ed eticamente irreprensibili”, segnalano – senza che essi ne siano consapevoli – la proposizione di un “pensiero debole”, indebolito proprio sul versante dell’ontologia e dell’etica (che così affermate sono in realtà negate).
Questo perché la fedeltà all’“ideale”, che loro identificano con il Grande Oriente d’Italia, perde – nell’ottica fideistica – proprio quello slancio morale che essi, invece, si vorrebbero intestare. Così le affermazioni roboanti finiscono per denotare un vero e proprio “fanatismo dogmatico”, il quale è sempre risultato essere nemico giurato della Libera Muratoria.
Il massone, infatti, non è – né può essere – uomo di “fedeltà”, bensì di “lealtà”. Prerogativa, rispetto alla prima, del tutto differente.
I due termini potrebbero sembrare sinonimi, ma non è così, neppure nel linguaggio corrente: “fedele”, ad esempio, è il servo nei confronti del suo padrone, “leale”, di rimando, è l’individuo di fronte alla propria coscienza. Ecco il punto! Ed è proprio questa la grande confusione… la fedeltà è “cieca”, la lealtà mai, perché a differenza della prima ha a che fare con l’“onore”, cioè con la propria “dignità”.
Un consesso umano, in questo caso il Grande Oriente d’Italia, non potrà mai dirsi “puro” per diritto divino, né possono assumerlo tout-court “perfetto” i “Venerabili” vibonesi, in quanto acriticamente «basato su uomini moralmente ed eticamente irreprensibili». Esso, al contrario, risulterà tanto più “fondato in senso etico” quanto maggiore sarà il vaglio critico portato da ciascun aderente circa le sue metodologie e gli scopi della propria azione. Ovviamente si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana…
Questa libertà d’esame è il terreno di verifica della coscienza morale del singolo individuo/massone. Non certo un caos da reprimere, bensì il fondale assiologico per l’esercizio del “giusto”. Una condizione che per chi ricopre incarichi di vertice diventa addirittura un preciso dovere e responsabilità.
Nelle righe che precedono, caro Direttore, ho cercato di descrivere l’abbaglio a cui vanno incontro tanti massoni italiani. La soluzione può essere soltanto un recupero personale di “dignità”. Solo attraverso la propria dignità l’uomo è capace di “verità”. Una verità che non è quella delle scienze esatte, ma la quintessenza dei rapporti e delle relazioni. Esattamente un’etica.
Tutto ciò spiega perché non è tanto l’infiltrazione malavitosa nella Massoneria a destare in me preoccupazione, quanto piuttosto l’immobilismo cieco di coloro i quali, da Statuto, avrebbero il dovere di porre degli argini e invece non lo fanno. E non lo fanno nel nome di una convinzione acritica che quando in buona fede finisce – come minimo – per contraddire se stessa, quando in mala fede sfocia nell’esercizio dell’ipocrisia.
I Maestri Venerabili vibonesi, che mi rispondono accecati dal presunto “tradimento” che avrei realizzato nel ’93 ai danni del Grande Oriente d’Italia, sono gli stessi che da trent’anni tradiscono ogni giorno la loro coscienza e la loro appartenenza, nel momento in cui, nel nome di una “fedeltà” dogmatica assurta a Totem, si girano dall’altra parte, fingendo di non vedere situazioni criminali a loro molto vicine tra le Colonne del Tempio (persino quando rilevate dalla magistratura inquirente), accontentandosi di trovare consolazione nell’omertoso silenzio della loro condiscendenza.
Questa analisi, caro Direttore, chiama ognuno di noi – non solo tutti i massoni italiani – ad un nuovo punto di vista su noi stessi, su ciò a cui crediamo e su quanto ci impone la nostra morale di cittadini e abitanti della Terra.
La piena assunzione di questa responsabilità sarà capace di incidere sui rapporti di convivenza civile e sul modo d’intendere l’ambiente che ci circonda e gli aspetti trascendentali della vita.
Le auguro un buon lavoro e La saluto con grande stima.
12 giugno 2023. Evento di grande successo per la presentazione del nuovo Libro presso l’ambasciata degli Stati Uniti in Atene, rappresentata dal Capo del settore commerciale e tecnologico.
Hanno partecipato numerosi professori, studiosi e uomini d’affari.
Intervista al Dr. Nicolas Laos per la traduzione del libro “The Epistemological Foundation of Sociology” del Prof. Giuliano Di Bernardo: