di Giuliano Di Bernardo
L’immagine della Massoneria, che ho delineato nelle Lezioni precedenti, trova il proprio fondamento storico nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra (Costituzioni, Atti, Dichiarazioni), ma la trascende per porsi come pensiero valido per la Massoneria universale. Essa, pertanto, rappresenta un dover essere, un’idealità verso cui rapportare le singole società massoniche date concretamente nella storia e differenziate rispetto a tradizione, cultura e lingua.
Intendo utilizzare tale antropologia per interpretare i rapporti che intercorrono fra Massoneria e Chiesa cattolica. Al riguardo, richiamo l’attenzione sulle conclusioni cui sono pervenuto: a) la Massoneria non è una religione; b) non vi è inconciliabilità fra l’appartenere alla Massoneria e il professare una fede religiosa.
I punti a) e b) sono strettamente connessi in quanto la verità di b) presuppone la verità di a). Ciò significa che vi può essere conciliabilità tra Massoneria e religione solo se la Massoneria non è una religione. L’indagine svolta nelle Lezioni precedenti dovrebbe fugare qualsiasi dubbio a questo riguardo. Tuttavia, avendo la Chiesa cattolica riproposto recentemente la tesi della inconciliabilità, è importante analizzarne attentamente le motivazioni fondamentali.
Lo stato attuale dei rapporti fra Chiesa cattolica e Massoneria trova la più rigorosa e inequivocabile espressione nella “Dichiarazione sulla Massoneria” del cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, emanata il 26 novembre 1983, la quale rappresenta l’atto più autorevole (e recente) mediante cui la Chiesa cattolica enuncia la tesi dell’inconciliabilità fra l’appartenere alla Massoneria ed il condividere la dottrina cristiano-cattolica. Il testo integrale della dichiarazione è il seguente:
«È stato chiesto se sia mutato il giudizio della Chiesa nei confronti della Massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore. Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza è dovuta a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie. Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a essa rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione. Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (cfr. aas 73/1981/ pp. 240-241). Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa S. Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione. Roma, data nella sede della S. Congregazione per la Dottrina della Fede, il 26 novembre 1983. Firma del Cardinale Joseph Ratzinger».
Questo atto si ispira a un documento contro la Massoneria redatto dai vescovi tedeschi intitolato “Dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla Massoneria”, emanato a Wurzburg il 28 aprile 1980. Tale documento, a sua volta, si rifà all’enciclica Humanum Genus di Leone XIII (20 aprile 1884), ove si afferma che «il Magistero della Chiesa ha denunciato nella Massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica», e alla Lettera al popolo italiano (8 dicembre 1892), in cui lo stesso pontefice così scriveva: «Ricordiamoci che il Cristianesimo e la Massoneria sono essenzialmente inconciliabili, così che iscriversi all’una significa separarsi dall’altro».
Per intendere correttamente la “Dichiarazione sulla Massoneria” del cardinale Ratzinger, è necessario analizzare, nei suoi più significativi aspetti, il documento dell’Episcopato tedesco, che emerge da colloqui intercorsi con la Massoneria tedesca.
Il clima che caratterizza i colloqui tra le Gran Logge Unite di Germania e l’Episcopato tedesco è quello del Concilio Vaticano II, mediante cui la Chiesa cattolica si è aperta al dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. Infatti, con la celebrazione del Concilio Vaticano II, la Chiesa abbandona l’atteggiamento di rifiuto e di aprioristica condanna che aveva caratterizzato in passato i suoi rapporti con il mondo moderno e si apre al dialogo ed alla collaborazione con gli uomini di ogni ideologia e credo religioso. Il documento conciliare più significativo, a questo riguardo, è senza dubbio la Costituzione pastorale Gaudium et Spes di Paolo VI sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. In essa si afferma, tra l’altro: «La comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e la sua storia. Per questo, il Concilio Vaticano II, avendo penetrato più a fondo il mistero della Chiesa, non esita ora a rivolgere la sua parola non più ai soli figli della Chiesa e a tutti coloro che invocano il nome di Cristo, ma a tutti gli uomini». Al capitolo 21 (“Atteggiamento della Chiesa di fronte all’ateismo”), egli sostiene, inoltre: «La Chiesa, pur respingendo in maniera assoluta l’ateismo, tuttavia riconosce sinceramente che tutti gli uomini, credenti e non credenti, devono contribuire alla giusta costruzione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme: ciò, sinceramente, non può avvenire se non mediante un leale e prudente dialogo». A queste dichiarazioni conciliari fa eco, dal canto suo, l’enciclica Ecclesiam Suam, nella quale Paolo VI delinea l’immagine di una Chiesa protesa verso il dialogo: «La Chiesa deve essere pronta a sostenere il dialogo con tutti gli uomini di buona volontà, dentro e fuori l’ambito suo proprio. Nessuno è estraneo al suo cuore. Nessuno è indifferente per il suo ministero. Nessuno le è nemico, che non voglia egli stesso esserlo». In questo clima di apertura verso il mondo, la Chiesa assume un atteggiamento di tolleranza pratica anche nei confronti della Massoneria, alla quale si riconosce il merito di ammettere il principio trascendente del Grande Architetto dell’Universo mediante cui respingere le diverse manifestazioni del materialismo e dell’ateismo.
In questo clima conciliare, hanno avuto luogo in Germania, tra il 1974 e il 1980, colloqui ufficiali tra la Chiesa cattolica e la Massoneria, che sono stati espressi nella “Dichiarazione” della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla Massoneria. Le rispettive posizioni di partenza della Chiesa e della Massoneria tedesca si possono così sintetizzare.
La Conferenza episcopale tedesca si proponeva il seguente compito: 1) accertare cambiamenti all’interno della Massoneria in Germania; 2) esaminare la compatibilità dell’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla Massoneria; 3) nel caso di una risposta affermativa alla domanda precedente, preparare l’opinione pubblica alla mutata situazione con iniziative pubblicistiche.
La Massoneria tedesca, uscita dalla persecuzione nazionalsocialista ridotta circa di un quarto, al fine di instaurare una collaborazione con le altre istituzioni, intendeva chiarire i suoi rapporti con le Chiese cristiane.
L’avvio del dialogo sembrava trovare una giustificazione nei seguenti punti di contatto: 1) la libertà dell’uomo, ritenuta essenziale per la Chiesa, si ritrova anche nella Massoneria, la quale, proprio in virtù del suo atteggiamento umanitario, svolge un’attività a favore della libertà umana; 2) alla carità della Chiesa corrisponde, in Massoneria, la beneficenza mediante cui essa intraprende iniziative di soccorso nei confronti di persone sofferenti; 3) i simboli e i riti, che nella Chiesa hanno da sempre il loro posto privilegiato, si ritrovano anche in Massoneria; 4) le qualità positive personali di singoli massoni sono state sempre riconosciute e apprezzate dalla Chiesa; 5) la Chiesa e la Massoneria hanno da sempre dichiarato la loro disponibilità a condurre la lotta contro tutte le manifestazioni del materialismo. Da questi punti di contatto, emergeva l’opinione che la Massoneria si fosse a tal punto trasformata da consentire ai cattolici l’iscrizione alle Logge massoniche.
Contro tale opinione, prendeva subito posizione la Chiesa di Roma, la quale dichiarava di non ritenere sufficienti, al fine di mutare il proprio atteggiamento nei confronti della Massoneria, le qualità positive di singoli massoni, poiché esse dipendono totalmente dalla soggettività. Di conseguenza, per pervenire a risultati validi era necessario studiare l’essenza della Massoneria, quale si riscontrava nelle Gran Logge di Germania e come si manifestava oggettivamente nei Rituali ufficiali dei primi tre gradi.
La Conferenza episcopale tedesca, dopo un approfondito esame dei Rituali massonici e del modo di essere massonico, aveva dovuto constatare – si legge nel documento episcopale – opposizioni fondamentali e insuperabili, da cui emergeva inequivocabilmente che l’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla Massoneria era esclusa. I motivi di tale inconciliabilità sono i seguenti:
Innanzi tutto, la Massoneria, contrariamente alla Chiesa, nega in linea di principio il valore della verità rivelata e, con questo indifferentismo, esclude fin dall’inizio una religione rivelata. In particolare, secondo la Massoneria, la Chiesa cattolica non è detentrice della verità assoluta, oggettiva e rivelata. La Massoneria, perciò, sostiene una concezione relativistica della verità, mediante cui tutte le religioni (e quindi anche quella cattolica) esprimono una verità mai assoluta, rivelata e oggettiva. Un tale concetto di verità – si afferma nel documento episcopale – non è compatibile con il concetto cattolico di verità, né dal punto di vista della teologia naturale, né da quello della teologia della rivelazione. Il relativismo e il soggettivismo di questo genere, sostenuti dalla Massoneria, non si possono armonizzare con la fede nella parola di dio rivelata e autenticamente interpretata dal Magistero della Chiesa.
Dal relativismo della verità discende anche la concezione relativistica della religione. Si legge, infatti, nel documento episcopale, che, negando alle religioni il possesso della verità assoluta e rivelata, la Massoneria considera tutte le religioni come tentativi concorrenti di esprimere la verità divina, che, in ultima analisi, è irraggiungibile. La verità divina, viceversa, sarebbe raggiungibile – afferma ancora il documento episcopale – solo dalla Massoneria mediante il linguaggio dei simboli. Di conseguenza, la Massoneria sarebbe una religione universale («la religione in cui tutti gli uomini concordano», di cui parla Anderson nelle sue Costituzioni) e possederebbe la verità assoluta. È opinione degli estensori della “Dichiarazione” dell’Episcopato tedesco che la Massoneria, mentre nega a tutte le religioni il possesso della verità assoluta e rivelata, l’attribuisca a se stessa proprio in quanto religione universale.
La religione universale dei massoni – essi sostengono – trova espressione nel concetto di «Grande Architetto dell’Universo», che rivela una concezione di stampo deistico. Infatti, il Grande Architetto dell’Universo è un Essere neutrale, indefinito e aperto ad ogni possibile interpretazione. Ognuno può immettervi la propria concezione di dio, il cristiano come il musulmano, il confuciano come l’animista o l’appartenente a qualsiasi altra religione. Di conseguenza, questa rappresentazione di un Architetto universale, che troneggia in una lontananza deistica, mina i fondamenti della concezione di dio dei cattolici e della loro risposta al dio che li interpella come Padre e Signore. Infine, il Grande Architetto dell’Universo non consente di pensare a una rivelazione di dio, come invece avviene nella fede di tutti i cristiani.
I Rituali dei gradi di Apprendista, Compagno e Maestro presentano un carattere simile a quello dei sacramenti, e fanno nascere l’impressione che, mediante le azioni simboliche, si trasformi effettivamente l’uomo. Tuttavia, l’iniziazione simbolica dell’uomo, propugnata dalla Massoneria, sta in chiara concorrenza con la sua trasformazione sacramentale attuata dalla Chiesa. Dai Rituali massonici si evince il fatto che scopo ultimo della Massoneria è il massimo miglioramento dell’uomo dal punto di vista etico. Tuttavia, esiste un ragionevole dubbio che il perfezionamento etico sia assoluto e separato dalla grazia, per cui diventa arduo, se non impossibile, giustificare l’uomo secondo la concezione cristiana. Infatti, se con i Rituali dei tre gradi vengono già raggiunti l’illuminazione e il superamento della morte, a cos’altro dovrebbe servire la comunicazione sacramentale della salvezza nel Battesimo, nella Penitenza e nell’Eucarestia? La Massoneria ha, perciò, una pretesa di totalità che la rende evidentemente inconciliabile con la Chiesa cattolica, la quale non può consentire che un’istituzione ad essa estranea possa assumere in sé e svolgere una formazione di questo tipo.
Gli estensori della “Dichiarazione” dell’Episcopato tedesco, a conclusione della loro analisi, affermano che, anche se la Massoneria ha compiuto una trasformazione nel senso di una maggiore apertura verso gli altri gruppi sociali, tuttavia, nella sua mentalità, nelle sue convinzioni fondamentali e nel suo lavoro nel tempio, essa è rimasta pienamente uguale a se stessa. Le opposizioni sopra indicate toccano i fondamenti dell’esistenza cristiana, per cui l’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica e alla Massoneria è esclusa.
Questi, in sintesi, i contenuti della “Dichiarazione” della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla Massoneria. Tale atto, che si rifà all’enciclica Humanum Genus di Leone XIII, costituisce la fonte a cui si ispira la “Dichiarazione sulla Massoneria” del cardinale Ratzinger (futuro Benedetto XVI).
La pubblicazione della “Dichiarazione” dell’Episcopato tedesco ha suscitato polemiche e disorientamento almeno in coloro i quali erano impegnati nel dialogo tra massoni e cattolici. È degno di rilievo, al riguardo, il “Commento” alla suddetto documento di padre Giovanni Caprile, apparso quale epilogo alla traduzione italiana della stessa “Dichiarazione”, in cui si sostiene che: 1) il provvedimento dell’Episcopato tedesco riguarda direttamente il territorio di sua giuridica competenza; 2) in esso non si fa menzione alcuna della scomunica e del relativo articolo 2335 del Codice di diritto canonico tuttora vigente (la “Dichiarazione” in oggetto è del 1980 e quindi si riferisce al vecchio Codice di diritto canonico).
È evidente il tentativo di padre Caprile di attenuare l’impatto della “Dichiarazione” per limitarne gli effetti negativi nel dialogo tra cattolici e massoni che in quel tempo in Italia era alquanto sentito. Egli si sforza di sostenere che, anche quando i vescovi tedeschi parlano di Massoneria senza specificazione alcuna, essi non intendono dare un giudizio su tutta la Massoneria passata e presente, di tutto il mondo, di tutti i tipi e orientamenti, ma pronunciarsi soltanto sulla Massoneria tedesca, che è stata oggetto della loro indagine. Lo storico padre Caprile sostiene la pluralità e la diversità delle Comunioni massoniche, ordinandole in una scala secondo il criterio della maggiore o minore vicinanza alla dottrina teologica della Chiesa cattolica. La sua valutazione, circoscritta al piano storico, può avere una certa validità, ma risulta insufficiente e fuorviante poiché non esprime quel fondamento comune a tutte le Massonerie del mondo, che si coglie solo sul piano filosofico. Se il piano storico non viene rapportato a quello filosofico, il rischio che si corre è quello di vedere le Comunioni massoniche quali realtà autonome e quindi senza alcun collegamento: in tal caso, la Massoneria tedesca sarebbe completamente diversa dalla Massoneria italiana o inglese o francese, per cui il giudizio negativo dato su di essa non coinvolgerebbe anche le altre. Su questo punto hanno ragione i vescovi tedeschi, poiché effettivamente le loro riflessioni riguardano tutta la Massoneria e non soltanto quella tedesca. Che le cose stiano veramente così lo dimostra il fatto che la “Dichiarazione sulla Massoneria” del cardinale Ratzinger dà torto a padre Caprile, quando in essa si dichiara che non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea «con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981». Poiché il documento di Ratzinger si ispira alla “Dichiarazione” dei vescovi tedeschi, di cui recepisce tutti i contenuti essenziali, non v’è ombra di dubbio che la l’atto dell’Episcopato tedesco ha una validità generale e non soltanto regionale, come sostiene, invece, padre Caprile. Anche sull’interpretazione dell’articolo 2335 del Codice di diritto canonico il Prefetto della S. Congregazione della Fede sconfesserà l’affermazione di padre Caprile.
La pubblicazione sia della “Dichiarazione” dell’Episcopato tedesco sia della “Dichiarazione sulla Massoneria” della S. Congregazione della Fede ha suscitato reazioni, commenti e polemiche. In esse si è intravista un’inversione di tendenza della Chiesa rispetto ai contenuti espressi dal Concilio Vaticano II. In particolare, l’attenzione è stata incentrata sull’articolo 2335 tramite cui, nel vecchio Codice di diritto canonico, sotto pena di scomunica, si proibiva ai cattolici di iscriversi alle associazioni massoniche. Poiché nel nuovo Codice di diritto canonico tale articolo è stato abolito, si è pensato che la Chiesa avesse voluto manifestare un cambiamento di atteggiamento nei confronti della Massoneria. Riguardo all’articolo 2335 si è variamente argomentato: ci si è chiesti se quanto dichiarato da Ratzinger ne fosse una specificazione oppure una limitazione. Poiché il dibattito e le polemiche non accennavano a spegnersi, il 23 febbraio 1985 l’Osservatore Romano pubblica in prima pagina, su tre colonne, un articolo non firmato (esprimente, tuttavia, la posizione ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede), intitolato “Riflessioni a un anno dalla Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria”.
Gli autori di queste “Riflessioni”, per giustificare la “Dichiarazione sulla Massoneria” del cardinale Ratzinger, si rifanno pari pari alla “Dichiarazione” dell’Episcopato tedesco. Le considerazioni di tale documento sono essenzialmente di tre tipi: 1) teorico; 2) pratico; 3) socio-culturale.
Le considerazioni appartenenti al primo tipo sono riconducibili a due livelli di analisi e si rifanno ai concetti di «verità relativa» e «relativismo» che, secondo la Chiesa cattolica, la Massoneria professerebbe. Da essi discendono le nozioni di «religione relativa» e «religione universale». Il primo livello trova espressione nella seguente citazione: «Innanzi tutto si deve ricordare che la comunità dei “liberi muratori” e le sue obbligazioni morali si presentano come un sistema progressivo di simboli dal carattere estremamente impegnativo. La rigida disciplina dell’arcano che vi domina rafforza ulteriormente il peso dell’interazione di segni e di idee. Questo clima di segretezza comporta, oltre tutto, per gli iscritti, il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote». Il contenuto di questo passo riguarda la disciplina dell’arcano che, secondo gli estensori del documento, vige in Massoneria e porta al non rispetto della persona umana a causa del segreto iniziatico. Il secondo livello di riflessioni, sempre dal punto di vista teorico, trova esplicitazione nel seguente passo: «Anche se si afferma che il relativismo non viene assunto come dogma, tuttavia si propone di fatto una concezione simbolica relativistica, e pertanto il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale, lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante. In tale contesto le diverse comunità religiose, cui appartengono i singoli membri delle Logge, non possono essere considerate se non come semplici istituzionalizzazioni di una verità più ampia e inafferrabile. Il valore di queste istituzionalizzazioni appare, quindi, inevitabilmente relativo, rispetto a questa verità più ampia, la quale si manifesta invece piuttosto nella comunità della buona volontà, cioè nella fraternità massonica». Con questa citazione, si afferma che la Massoneria assume un atteggiamento relativistico, poiché pone tutte le fedi religiose (e quindi anche quella cattolica) sullo stesso piano. Qui si esprime una visione secondo la quale la Massoneria rappresenta una forma di pensiero orientato verso una verità (non completamente conosciuta poiché avvolta nel segreto) «più ampia», globale, che non è posseduta, né può esserlo, da nessuna Chiesa in particolare. Tale verità più ampia caratterizza, invece, il pensiero massonico. Se il problema della verità viene considerato in questa forma, allora non può esservi conciliabilità fra Massoneria e Chiesa cattolica, poiché la Chiesa cattolica viene ridotta a una forma particolare (e per questo parziale se non erronea) di rappresentazione di una verità più ampia che solo la Massoneria ha il diritto di rivendicare.
Le riflessioni del secondo tipo sono principalmente di carattere pratico e rappresentano le conseguenze dell’atteggiamento relativistico rilevato precedentemente. Nel documento, infatti, si legge: «Per un cristiano cattolico, tuttavia, non è possibile vivere la sua relazione con dio in una duplice modalità, scindendola cioè in una forma umanitaria-sovraconfessionale e in una forma interna-cristiana. Egli non può coltivare relazioni di due specie con dio, né esprimere il suo rapporto con il Creatore attraverso forme simboliche di due specie. D’altronde, un cristiano cattolico non può nello stesso tempo partecipare alla piena comunione della fraternità cristiana e, d’altra parte, guardare al suo fratello cristiano, a partire dalla prospettiva massonica, come a un “profano”». Qui si fa riferimento al caso in cui un cristiano (cattolico) è anche membro di una Loggia massonica, e si esprime l’idea secondo cui se si accetta di diventare massone continuando ad essere cristiano (cattolico), allora si intrattiene con dio una relazione di duplice significato: quella in quanto massone e quella in quanto cristiano. La Chiesa non può permettere questa ambiguità, né può riconoscere ad altri il diritto di perfezionare l’uomo secondo modalità diverse da quelle sacramentali (come sono quelle iniziatiche della Massoneria), per cui si ha un’inconciliabilità pratica fra essa e la Massoneria.
Sempre nelle considerazioni di tipo pratico, il documento contiene un esplicito riferimento al relativismo, quando afferma: «Anche quando, come già si è detto, non vi fosse una obbligazione esplicita di professare il relativismo come dottrina, tuttavia la forza relativizzante di una tale fraternità, per la sua stessa logica intrinseca, ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano “al quale cara è la sua fede” (Leone XIII)».
Le riflessioni del terzo tipo, facendo riferimento alla mentalità contemporanea, sono di natura socio-culturale. Nel documento, al riguardo, così si legge: «Questo stravolgimento nella struttura fondamentale dell’atto di fede si compie, inoltre, per lo più, in modo morbido e senza essere avvertito: la salda adesione alla verità di dio, rivelata nella Chiesa, diviene semplice appartenenza a un’istituzione, considerata come una forma espressiva particolare accanto ad altre forme espressive, più o meno altrettanto possibili e valide, dell’orientarsi dell’uomo all’eterno. La tentazione ad andare in questa direzione è oggi tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea. L’opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale».
Mediante queste considerazioni, la Chiesa cattolica esprime la preoccupazione circa l’opinione diffusa che la verità non possa essere conosciuta. Se l’uomo rinuncia alla certezza che solo la verità oggettiva, assoluta e rivelata può dare, allora inevitabilmente si ingenera uno stato di crisi dagli esiti conflittuali e distruttivi. Poiché la Massoneria nega il valore della verità rivelata, non può esservi conciliabilità con la Chiesa cattolica.
Come si può facilmente constatare, nelle “Riflessioni” ritroviamo i contenuti più importanti della “Dichiarazione” dell’Episcopato tedesco, ossia la verità (rivelata o relativa), la religione (particolare o universale), la concezione dell’uomo (totale o parziale). Vi è, perciò, una continuità filosofica e dottrinale fra l’enciclica Humanum Genus di Leone XIII, la “Dichiarazione” della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla Massoneria, la “Dichiarazione sulla Massoneria” della S. Congregazione per la dottrina della Fede e le “Riflessioni” a un anno dal documento della Congregazione per la Dottrina della Fede. Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria”. Da ciò si evince la inequivocabile convinzione che, da quando è iniziata la disputa fra Massoneria e Chiesa cattolica, con l’enciclica In eminenti di Clemente XII nel 1738, nulla è cambiato nell’essenza della posizione della Chiesa cattolica nei confronti della Massoneria. Sono cambiate, invece, le modalità mediante cui essa ha inteso esprimere il proprio contrasto: mentre nel secolo scorso la Massoneria veniva rappresentata come manifestazione del Male (inteso ontologicamente come il Maligno) con la conseguente fioritura di una letteratura da feuilleton sul satanismo massonico, oggi il contrasto viene espresso sulla base di sottili argomentazioni filosofiche e dottrinali, essendo l’uomo divenuto, grazie anche al superamento dell’analfabetismo, meno credulone e ingenuo.
In ogni caso, i suddetti documenti contro la Massoneria rappresentano il pensiero ufficiale della Chiesa cattolica. Ad essi, e soltanto ad essi, ci dobbiamo riferire nel prosieguo del discorso.
Prima di addentrarci nelle riflessioni critiche sulla posizione ufficiale della Chiesa cattolica nei confronti della Massoneria, è opportuno soffermarsi sulla richiesta di cambiamento nell’essenza della Massoneria da sempre sostenuta dalla Chiesa. La Dichiarazione dell’Episcopato tedesco conclude, infatti, sostenendo che la Massoneria, nell’essenza, è rimasta identica a se stessa, per cui vi è inconciliabilità fra l’appartenere alla Massoneria e il condividere la fede cristiana. Ma anche la Massoneria, nel valutare i suddetti documenti della Chiesa cattolica, può affermare che, nell’essenza, nulla è mutato nell’atteggiamento della Chiesa verso i principi massonici. Il rischio che si corre è quello di rinfacciarsi reciprocamente i non avvenuti cambiamenti ritenuti necessari per superare lo scoglio dell’inconciliabilità. Ritengo opportuno precisare, a questo proposito, che sarebbe un errore pretendere cambiamenti nell’essenza della Chiesa cattolica e della Massoneria. Se la Chiesa cattolica mutasse la propria essenza non sarebbe più Chiesa cattolica, come pure la Massoneria, se mutasse nell’essenza, non sarebbe più Massoneria. Tali mutamenti essenziali non sono, pertanto, giustificabili né sul piano teorico-dottrinale, né sul piano pratico. Il pretendere cambiamenti impossibili e ingiustificabili potrebbe, viceversa, costituire l’alibi per negare validità al dialogo tra Massoneria e Chiesa cattolica. Ritengo, perciò, che l’atteggiamento corretto da assumere al riguardo sia quello di riconoscere che l’essenza della Chiesa cattolica e della Massoneria è quella che è, e che, conseguentemente, si dichiari il rispetto delle reciproche e specifiche dottrine. La conciliabilità dell’appartenenza contemporanea alla Massoneria e alla Chiesa cattolica non va, perciò, ricercata nei cambiamenti essenziali ma altrove, come mostrerò nel prosieguo del discorso.
La tesi dell’inconciliabilità, sostenuta dalla Chiesa cattolica nei confronti della Massoneria, si articola principalmente sui concetti di «verità», «religione» e «totalità». Esaminiamoli separatamente allo scopo di definire il punto di vista massonico.
Al problema della verità possono essere date le seguenti soluzioni: 1) la soluzione atea, secondo cui tutte le religioni sono false; 2) la soluzione cristiano-cattolica, secondo cui solo una religione è vera mentre tutte le altre sono false; 3) la soluzione massonica, secondo cui tutte le religioni sono relativamente vere.
La soluzione atea, che trova espressione nella cultura occidentale, nega il senso di verità a tutte le religioni, le quali, perciò, vengono considerate come illusione o consolazione dell’uomo di fronte alle avversità della vita. Tuttavia, il «dio è morto» di Nietzsche o il «dio è nulla» sono posizioni filosofiche difficili da sostenere anche perché contraddicono l’evidenza storica della trascendenza. Infatti, fin dai tempi più antichi, l’uomo ha manifestato l’esigenza di credere in un Essere trascendente anche se non sempre lo ha fatto coincidere con il dio di una religione.
La soluzione cristiano-cattolica viene definita nella dichiarazione «Extra ecclesiam nulla salus» («Al di fuori della chiesa non c’è salvezza»), formulata fin dal IV Concilio lateranense del 1215, con la quale la Chiesa cattolica, rivendicando a sé il diritto di possedere la verità in modo esclusivo, nega che anche altre religioni possano avere lo stesso diritto. Da allora molto tempo è passato e la Chiesa cattolica ha cercato in diverse maniere di attenuare la rigidità della suddetta dichiarazione. Poiché il dibattito è ancora in corso c’è da sperare che essa riesca a liberarsi di questo modo di concepire la verità che è stato, nei secoli scorsi, all’origine di tante guerre di religione. L’inquisizione, la caccia alle streghe, le atrocità delle missioni nell’America Latina sono solo alcuni esempi che trovano giustificazione nella verità esclusiva e assoluta sostenuta dalla Chiesa cattolica.
La soluzione massonica consiste nel considerare le religioni tutte relativamente vere. La Massoneria, non essendo una religione, vede tutte le religioni con il distacco dell’osservatore esterno. Nessuna religione, per la Massoneria, possiede la verità assoluta ed esclusiva, ma tutte le religioni sono relativamente vere, ossia ogni religione è vera – rispetto al suo proprio e specifico punto di vista – su tutta la realtà. Poiché si danno legittimamente diversi punti di vista, ognuno di essi è vero ma non in modo assoluto. Tutte le religioni, esaminate sul piano oggettivo, sono relativamente vere. La religione, tuttavia, può essere considerata anche dall’interno, ossia dal punto di vista dei credenti. Se io scelgo di aderire a una religione tra quelle che mi si danno oggettivamente, allora per me quella religione è vera in modo assoluto ed esclusivo. Questa religione, relativamente vera sul piano oggettivo, diventa la mia religione e per me ha valore assoluto.
Per caratterizzare il problema della verità nelle religioni, occorre perciò distinguere tra «verità oggettiva», conoscibile da tutti gli uomini, mediante cui tutte le religioni sono relativamente vere, e «verità soggettiva», mediante cui la mia religione è assolutamente vera. Contrariamente a quel che si pensa, il carattere assoluto della verità si raggiunge solo soggettivamente. Da ciò discende l’importante conclusione che ogni religione è, nello stesso tempo, relativa (sul piano oggettivo) e assoluta (sul piano soggettivo). Per la Massoneria, inoltre, le religioni non sono tutte ugualmente vere (come sostiene la Chiesa cattolica con l’accusa di indifferentismo) ma ognuna di esse viene intesa rispetto alla specificità della dottrina teologica che sostiene.
A conclusione di questa disamina del problema della verità, riassumo il punto di vista cattolico e il punto di vista massonico. Per la Massoneria, tutte le concezioni dell’uomo (religiose e laiche) sono relativamente vere sul piano oggettivo. La stessa Massoneria, perciò, detiene una verità relativa. Per la Chiesa cattolica, esiste una sola verità assoluta, oggettiva e rivelata che appartiene solo a se stessa. Di conseguenza, tutte le altre concezioni dell’uomo (religiose e laiche) sono nell’errore. La Chiesa cattolica ritiene, inoltre, che la Massoneria, in quanto religione universale (super religione), si attribuisca una verità divina e assoluta.
Da quest’ultima affermazione, emergono le riflessioni sul secondo concetto fondamentale che riguarda appunto la religione. Secondo gli estensori della “Dichiarazione” dell’Episcopato tedesco la Massoneria è una religione, anzi una super religione (universale) che detiene una verità più ampia, divina e assoluta. Tale affermazione è completamente erronea e infondata, come ho già dichiarato e come ha ribadito con autorità la Gran Loggia Unita d’Inghilterra quando ha affermato che «la Massoneria non è una religione, né un sincretismo di religioni». Basterebbe ciò per chiudere l’argomento. Tuttavia, intendo riflettere ulteriormente su di essa, data l’importanza che assume anche per le considerazioni successive.
L’errore di attribuire alla Massoneria le caratteristiche tipiche di una super religione risiede in una certa interpretazione del deismo, ossia di quella particolare forma di religione universale basata sulla ragione nella quale tutti gli uomini concordano, a cui Anderson si è ispirato quando ha scritto nel 1723 le Costituzioni massoniche. Nella dichiarazione della Chiesa cattolica, vi è una parte di verità, poiché nel passato la Massoneria si è ispirata alla religione. Infatti, i massoni «operativi», che costruivano materialmente le cattedrali, trovavano nella religione cristiana la fonte originaria del loro operare. Quando Anderson si propose il compito di universalizzare la Massoneria, sostituì la religione cristiana con una religione universale ispirata al deismo. Mentre è facile sostenere che i massoni operativi condividevano la religione cristiana (ed erano perciò cristiani), diventa arduo affermare che i massoni «speculativi» condividano la religione universale deista, anche perché nella costruzione razionale di tale religione, non si è andati mai oltre la formulazione dei principi generali. Sembra pertanto difficile immaginare un massone deista alla stessa maniera del massone cristiano. Pertanto, anche nell’ipotesi che il deismo possa coincidere con la presunta super religione di cui parlano gli estensori del documento cattolico, ciò non potrebbe che avere un relativo valore storico. In ogni caso, questa impostazione è completamente estranea al pensiero massonico contemporaneo. Quando oggi si parla di Massoneria e del suo fondamento religioso si intende sostenere che il massone può avere una religione (secondo la tesi del regolativismo non esclusivo), ma non che la Massoneria è una religione. Quindi il riferimento a una verità massonica più ampia di quella delle singole religioni, contenuto nel documento cattolico, è senz’altro da ritenere erroneo.
Se la Massoneria non è una religione, allora anche l’accusa di relativismo cade. L’indagine fin qui svolta ci consente di affermare, infatti, che la Massoneria non ha una verità più ampia, di cui le verità delle singole religioni sono parziali manifestazioni. Pertanto, tali verità parziali non vanno rapportate a una verità globale, di cui dovrebbe essere detentrice la Massoneria. Resta, tuttavia, da esaminare il giudizio di relativismo che la Massoneria, secondo il documento cattolico, conferirebbe alle singole religioni a prescindere dal fatto che essa sia detentrice o meno di una verità più ampia di quella da esse propugnata. Cerchiamo di rispondere al quesito: la Massoneria pone tutte le religioni sullo stesso piano, oppure le differenzia secondo un certo criterio valutativo?
Innanzitutto, la Massoneria non esprime valutazioni sulle religioni particolari, né si propone di ordinarle in una scala gerarchica. Per la Massoneria tutte le religioni particolari hanno, rispetto al loro punto di vista intorno all’uomo, che è esclusivamente etico, pari dignità. Con ciò si intende affermare che la Massoneria non intende pronunciarsi (e peraltro non ne avrebbe nemmeno la competenza!) sul contenuto di verità delle singole religioni particolari, quanto, piuttosto, sui principi etici che esse propugnano, al fine di individuare possibili concordanze con i propri principi, in conformità ai quali si realizza il progetto di miglioramento del massone. Il confronto sul piano esclusivamente etico è giustificato dal fatto che il pensiero massonico non si presenta come una concezione globale dell’uomo. Solo la sua proposta di miglioramento dell’uomo, che per la Massoneria ha un significato esclusivamente etico, va sottoposta al confronto con i principi etici di cui si fanno carico le singole religioni.
Dalla convinzione che la Massoneria sia una super religione, discende un altro errore che consiste nel considerare la Massoneria come una concezione totale della realtà. Infatti, nella “Dichiarazione” dell’Episcopato tedesco, si legge che tra Massoneria e Chiesa cattolica vi è inconciliabilità poiché la Massoneria, in quanto super religione, è una visione totale e globale. Se tale affermazione fosse vera, allora vi sarebbe effettivamente l’inconciliabilità, in quanto Massoneria e Chiesa cattolica rappresenterebbero due concezioni totali della realtà che, per definizione, non possono che essere indipendenti e irriducibili. Tuttavia, anche qui gli estensori dei documenti cattolici sono in errore, poiché la Massoneria non è una concezione totale della realtà, né mai ha avuto tale pretesa. La Massoneria, proponendosi il miglioramento etico dell’uomo, non intende pronunciarsi su tutti gli aspetti della realtà, ma semplicemente su quelli che caratterizzano il suo ambito. Tale ambito, perciò, è parziale e concerne principalmente il perfezionamento etico del massone. Ma appunto perché la concezione dell’uomo della Massoneria è parziale, mentre quella cristiana è totale, cade la dichiarazione di inconciliabilità sostenuta nei documenti cattolici. Ciò significa che, almeno sul piano etico, fra Massoneria e Chiesa cattolica può esservi conciliabilità.
Di fatto, vi sarà conciliabilità se tra i principi etici sostenuti dalla Chiesa cattolica e quelli dichiarati dalla Massoneria sia individuata (esista) una base comune.
Da questo confronto emerge chiaramente che i teorici della Chiesa cattolica hanno frainteso il pensiero massonico. Da ciò segue che le loro valutazioni sono erronee e quindi vanno confutate. È proprio possibile che i padri della Chiesa cattolica, che per millenni hanno illuminato l’umanità, anche se dal loro punto di vista, non siano in grado di comprendere il pensiero massonico per quel che esso è realmente? Eppure, una collaborazione tra queste due concezioni dell’uomo sarebbe auspicabile nel mondo in cui viviamo, sia per superare le sempre nuove difficoltà create dalla globalizzazione sia per prepararci a fronteggiare (o meglio, a scongiurare) l’eventualità di una Terza guerra mondiale.
4 commenti
Secondo la tradizione più seguita, Cristianesimo e Massoneria hanno vissuto d’amore e d’accordo per secoli, tanto è vero che una gran parte di personaggi massonici famosi erano sacerdoti e chierici Protestanti, ma anche Cattolici.
Tuttavia, esiste effettivamente una zona focale di differenza, che è basata sulla vicinanza della Massoneria alla filosofia Gnostica. Gli Gnostici credono che, sebbene Dio sia lontanissimo e addirittura fuori da questo universo, noi possiamo raggiungerlo con le nostre forze, possiamo realizzare la Gnosi. I Cristiani credono invece che nessuno possa raggiungere Dio con le sue capacità, sebbene viva molto più vicino e addirittura tra di noi. Si tratta di un elemento fondamentale, sconosciuto alla massima parte dei Cristiani e alla massima parte dei Massoni, ma effettivamente fondamentale. Insoma per i comuni ignoranti il problema non esiste. Prof Mario Caruselli
Caro Mario,
concordo pienamente con ciò che affermi. Tratterò questo tema nella prossima Lezione, riferendola al rapporto tra Massoneria e misticismo.
Giuliano Di Bernardo
Nel 1974 la commissione ufficiale per il dialogo catto-massonico voluta da Paolo VI tra Gran Logge Unite della Germania e la Conferenza Episcopale Tedesca è da intendersi come la continuazione della dichiarazione di Lichtenau che riconosceva del tutto lecita l’appartenenza dei cattolici alla Massoneria. Il documento fu sottoscritto da 9 massoni dignitari e 3 cattolici, un monsignore e due professori, ma il seguito non fu roseo come anche il gesuita padre Sebott auspicava affermando: “la Dichiarazione di Lichtenau ha eliminato molti ostacoli ed equivoci esistenti tra Chiesa e Massoneria”, tant’è che poi, come conosciamo, il seguito fu un rinnovato divieto ai fedeli ad appartenere a qualsiasi massoneria.
Le aperture di Paolo VI furono rimosse con l’avvento del cardinal Ratzinger Prefetto per la dottrina della Fede, con argomenti di natura preminentemente teologica, in quanto il futuro Papa Benedetto XVI affermava la oggettività della fede cattolica, non tanto il dogma, ed è qui il punto focale: la oggettività della fede. Cosa che per il massone, pur credente, stride con la sua libertà di credere, cioè con un atteggiamento non-esclusivista, se la fede cattolica è oggettiva.
Anche nella Loggia c’è una oggettiva tolleranza, in quanto i fratelli possono essere di molte fedi e nessuno può affermare la propria superiorità.
Nel 1974 la commissione ufficiale per il dialogo catto-massonico voluta da Paolo VI tra Gran Logge Unite della Germania e la Conferenza Episcopale Tedesca è la continuazione della dichiarazione di Lichtenau che riconosceva del tutto lecita l’appartenenza dei cattolici alla Massoneria. Il documento fu sottoscritto da 9 massoni dignitari e 3 cattolici, un monsignore e due professori, ma il seguito non fu roseo come anche il gesuita padre Sebott auspicava affermando :” la Dichiarazione di Lichtenau ha eliminato molti ostacoli ed equivoci esistenti tra Chiesa e Massoneria”, tantè che poi come conosciamo, il seguito fu un rinnovato divieto ai fedeli ad appartenere a qualsiasi massoneria.
Le aperture di Paolo VI furono rimosse con l’avvento del cardinal Ratzinger Prefetto per la dottrina della Fede, con argomenti di natura preminentemente teologici, in quanto il futuro Papa Benedetto XVI affermava la oggettività della fede cattolica, non tanto il dogma, ed è qui il punto focale la oggettività della fede, cosa per il massone, pur credente stride alla sua libertà di credere, con un atteggiamento non-esclusivista, perché se la fede cattolica è oggettiva, anche nella Loggia c’è una oggettiva tolleranza, in quanto i fratelli possono essere di molte fedi e nessuno può affermare la propria superiorità.
Vorrei inoltre esprimere un pensiero relativo alla affinità tra i sacramenti e le iniziazione dei primi 3 gradi.
Credo siano del tutto agli antipodi, come affermava René Guénon siamo su 2 livelli diversi in quanto i sacramenti pur espressione di un atto sacro vengono da un ordine exoterico religioso da un ordine sacerdotale che ha il compito di amministrare, di “imporre” ai fedeli credenti, ovviamente, un viatico per la salvezza, poi abbiamo il sacramento dell’ordinazione, il più importante per la Chiesa Cattolica e non solo, qui il laico diventa un sacerdote che deve avere la certezza della fede ed il suo percorso è già stabilito.
L’iniziazione è tutt’altro, esattamente il contrario, si “initia” un percorso in un ordine iniziatico dove non ci sono certezze e si lavora su se stessi, di grado in grado, non per la salvezza ma per la liberazione ed illuminazione