di Giuliano Di Bernardo
Silverio Magno risponde alle mie riflessioni sulle vicende elettorali del Grande Oriente d’Italia con un documento intitolato “A proposito dell’ultima lettera del prof. Di Bernardo”. Finalmente! Il silenzio tombale della Lista N. 1 mi faceva sentire come l’eremita che declama in solitudine nel deserto. Anche se il documento non è rivolto a me, parla di me e io lo interpreto come il dialogo con un massone illuminato, che ha conoscenza e coscienza critica. Coglierò pertanto tale opportunità, per esprimere con la massima chiarezza il mio punto di vista sull’argomento.
Caro Silverio, anche tu ti sei sentito in dovere (nei confronti di chi?) di premettere “che mi sono reso colpevole in tempi ormai remoti di comportamenti non condivisibili” e che “avrei pesantemente danneggiato il Grande Oriente d’Italia”, quasi a voler chiedere venia se ti “senti” di interloquire con il traditore fuggitivo. Da questa premessa deriva la conclusione che oggi “a maggior ragione continua a sbagliare”. È evidente lo scopo della tua lettera: tranquillizzare quei fratelli che cominciano a pensare che – forse – Giuliano Di Bernardo ha ragione.
In conclusione, secondo te, avrei sbagliato nel passato e continuerei a sbagliare nel presente. Forse non te ne rendi conto, ma su questo punto stai condividendo il “negazionismo” di Stefano Bisi: nel Grande Oriente d’Italia tutto è giusto e perfetto. Chi sostiene il contrario ne denigra la dignità e deve essere punito. Così Giuliano Di Bernardo che è la causa principale dei mali che affliggono l’Obbedienza, così Claudio Bonvecchio, che ieri era osannato ed oggi disturba, così pure Silverio Magno! Sul quale pendono da qualche mese due Tavole d’Accusa in quanto divenuto scomodo per le sue posizioni antimafia, e …
Ti definisci “Uomo del Dubbio”. È mai possibile che tu, almeno per una volta, non abbia dubitato che la narrazione su Giuliano Di Bernardo non fosse veritiera? Eppure, l’occasione di farlo la hai avuta. Avresti dovuto semplicemente leggere gli articoli a firma Michele Campostella con spirito critico, o la mia autobiografia massonica “La mia vita in Massoneria”, che ho pubblicato su Amazon perché il mio editore Marsilio si era rifiutato di farlo. L’editore Jouvence il 16 ottobre ne distribuirà in tutte le librerie d’Italia la versione aggiornata fino ai nostri giorni. E anticipo che ci saranno sorprese… Perché non prendi visione della mia verità? Non per accettarla, ovviamente, ma per porla al vaglio della tua intelligenza e coscienza. È possibile che dopo tu riesca a vedere la “verità” in modo diverso. Ti invito a esercitare il dubbio. Vedi… noi uomini pensiamo un po’ egocentricamente di dover sempre “cercare” il Vero. Non immaginiamo mai che, al contrario, possa essere il Vero a trovare noi! A scovarci nelle nostre certezze, sfidandoci a ribaltarle. È un cambio di prospettiva.
Vedo che ti piacciono i Tarocchi, e allora facciamo come per la XIIa Lama, “L’Appeso”: ribaltiamo questa prospettiva. Parliamo del “dubbio”.
Mi vuoi spiegare che cosa c’entra il dubbio con un Ordine iniziatico? Fin da tempi antichi, i Veda, Buddha, Confucio, Orfeo, Pitagora, Eraclito…, che hanno creato il fondamento esoterico e iniziatico dell’umanità, hanno sempre considerato la Luce (il Maestro, la Guida) fonte di ogni conoscenza e virtù. Gli Eletti, che erano ammessi al loro cospetto per conoscere le verità della vita e del mondo, MAI avrebbero esercitato il dubbio nei confronti della Luce. Nella Scuola pitagorica gli allievi del primo livello restavano in silenzio per cinque anni. Il significato di Upanishad è “seduto, sotto”, per indicare che il Maestro è “su” e dispensa verità. Prova a immaginare che cosa sarebbe successo se gli allievi avessero esercitato il dubbio verso gli insegnamenti dei Maestri. La Massoneria è esoterica e iniziatica nella misura in cui recepisce questa Tradizione. Tu, invece, vi vedi “cieca obbedienza” e “assoluta subordinazione”, che ritieni “estremamente pericolosa”. Mi vuoi dire di quale Massoneria stai parlando?
Io lo so bene di quale Massoneria parli. Parli di questa poca cosa che è oggi sotto gli occhi di tutti. Una Massoneria devastata e vandalizzata da quegli stessi che ne dovrebbero essere i guardiani.
Ebbene, abbiamo detto dell’esoterismo, ma ritorniamo alla realtà massonica del nostro paese, e agli errori che tu mi imputi nel presente.
Primo fra tutti, la rilevanza che io attribuirei alla “Suprema Autorità della Gran Loggia”. Non sono io a dirlo ma la Costituzione del Grande Oriente d’Italia, quando afferma che la Gran Loggia è “sovrana”. Il significato di “sovranità”, nella politica, nel diritto e nel sociale, è inequivocabile. Non può esistere in Massoneria un significato diverso. La sovranità, riferita alla Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, significa le sue delibere sono definitive. Qualsiasi iter si conclude in Gran Loggia. La procedura elettorale, ad esempio, trova la sua conclusione definitiva nella volontà dei suoi componenti che, secondo le regole della democrazia in vigore nell’Obbedienza, si esprime a maggioranza. Sempre secondo le regole della democrazia, coloro i quali non condividono le decisioni adottate, possono, nei termini e nelle modalità richieste dalla legge, impugnarle. Se mi sbaglio, ti chiedo di smentirmi.
Precisato ciò, vengo all’errore che tu mi imputi: “Il professore insiste sulla Suprema Autorità della Gran Loggia che, avendo preso atto di una proclamazione, chiuderebbe qualsiasi tipo di possibile discussione sulla validità della stessa”. Non è proprio così. Se rileggi attentamente la mia Lettera, io ho espresso stupore del fatto che la Lista N. 1, che rappresentava la metà dei componenti la Gran Loggia, avendo la possibilità di contestare il risultato emerso in seno alla Commissione Elettorale Nazionale, non solo non l’ha fatto, ma ha votato all’unanimità (tranne due, che hanno contestato il Bilancio) la proclamazione di Antonio Seminario a Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Adesso, caro Silverio, spiega a me, ai fratelli, ai profani e al Grande Architetto dell’Universo le ragioni di una scelta non solo scellerata ma anche e soprattutto perdente. I 37 Gran Maestri delle Comunioni estere, che sono stati testimoni della proclamazione all’unanimità (e quindi di tutti i voti della Lista di opposizione), non possono che dire ai loro fratelli che, nel Grande Oriente d’Italia, tutto è giusto e perfetto. Come pensate che possano credere a voi quando dichiarerete che Il Gran Maestro Antonio Seminario è un impostore? È mai possibile che il vostro “Consiglio dei 40 (o 400)” non abbia previsto questa disastrosa conseguenza? Questa è una situazione di fatto, che nessun principe del Foro potrà giustificare al Magistrato civile. Inoltre, cosa ancora più assurda, perché non avete impugnato la proclamazione entro i termini previsti dalla legge? Potevate e dovevate farlo! Vuoi spiegare a me, ai fratelli, ai profani e al Grande Architetto dell’Universo perché non l’avete fatto?
Poiché la risposta non la darete mai, io cercherò di comprenderla usando il ragionamento e la natura umana. Gli uomini proclamano con enfasi i principi del Giusto, del Vero e del Buono (la Luce contro le Tenebre) ma quando si chiede loro l’impegno a realizzarli prevale l’egoismo. In tanti sono contro il programma del candidato Antonio Seminario, che è la continuazione del “negazionismo” di Stefano Bisi. Votano con entusiasmo e speranza. Ma quando accadono i fatti che ben conosciamo, si scopre che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. La Gran Loggia è stata convocata con un’Agenda che prevede la proclamazione di Antonio Seminario. Quell’interrogativo che tormentò Lenin dopo la Rivoluzione russa riappare con tutta la sua drammaticità: “Che fare?”. È proprio in questa domanda che vedo l’inizio della fine. Nelle vicende umane, arriva il momento in cui il predestinato Capo deve salire sul destriero e marciare contro l’impostore. È la necessaria “pesantezza” che comporta l’Essere… Sappiamo, invece, come sono andati i fatti. Nessuno lo vuole ammettere, ma io sarei pronto a scommettere che la decisione dei 400 (o 40) sia stata, più o meno, la seguente: perché dobbiamo rischiare la Tavola d’Accusa? Lasciamo che sia la giustizia profana a difendere le nostre ragioni. Così Leo Taroni entra in clinica e i sostenitori della sua Lista vanno in Gran Loggia e proclamano Antonio Seminario. Se le cose stanno così, nessuna decisione è stata o poteva essere più scellerata. Tutti sapevano che la Corte Centrale non avrebbe risposto prima della Gran Loggia, ma va tutto bene. Noi avremo giustizia perché siamo nelle mani dei principi del Foro! Vana illusione dell’ignavo…
In una strategia legale come questa, è necessario un architrave che tenga l’edificio solido e stabile. In che cosa consiste? La risposta me la dai proprio tu, Silverio, quando scrivi: “Ma il professore tralascia il fatto che alla Gran Loggia è stato sottoposto un risultato che era (e continua incredibilmente a essere) sub iudice, essendo in pendenza un Giudizio Elettorale presso la Corte Centrale”. Ecco svelato il mistero: i 400 (o 40) saggi ritengono che l’atto della proclamazione non sia valido, esistendo un vizio a monte che deve essere ancora sanato. Quando i Magistrati civili dichiareranno che quel vizio esiste, allora tutto ciò che ne è stato conseguenza sarà annullato. Anche la proclamazione di Antonio Seminario.
Da filosofo del Diritto mancato (Norberto Bobbio voleva che io andassi sulla Cattedra di Filosofia del diritto e non di Filosofia della scienza), vorrei valutare questo architrave giuridico. Secondo il Regolamento dell’Ordine, la Commissione Elettorale Nazionale è un organo elettivo il cui scopo è quello di ricevere le schede degli aventi diritto al voto, contarle e fare una relazione in cui si indicano i voti riportati dai candidati. La mettono in una busta (la relazione) e la consegnano al Gran Maestro. Sulla base di ciò, il Gran Maestro in carica convoca la Gran Loggia per la proclamazione del candidato che ha riportato la maggioranza dei voti. Se questo candidato ottiene la maggioranza richiesta, allora egli è il Gran Maestro e presta la Promessa Solenne. Fine della storia.
Leo Taroni e i suoi collaboratori ritengono che vi sia la possibilità di inficiare il risultato della Commissione Elettorale Nazionale. Riflettiamo su questo punto che sarebbe considerato determinante per cambiare lo stato delle cose. Per non fare affermazioni fuorvianti, atteniamoci al Regolamento dell’Ordine. In un sistema democratico, i componenti degli organi devono deliberare sulla base degli ordinamenti in vigore a maggioranza. La Commissione Elettorale Nazionale ha deliberato a maggioranza, interpretando alcune schede secondo la loro visione e coscienza. È stato obbiettato che la loro interpretazione delle schede con talloncino è errata, perché difforme dall’interpretazione data dalle precedenti Commissioni. È proprio vero che si tratti di un errore? Era obbligatorio attenersi alla precedente interpretazione? In questa domanda è contenuta la chiave di volta del ricorso al Magistrato civile.
Per rispondere a questa domanda dovrò invocare la distinzione tra Diritto romano e Diritto anglosassone. Il primo è fondato sulle regole che qualificano un’azione obbligatoria, vietata, permessa o indifferente. Il secondo, invece, è fondato sui casi che valgono come legge per altri casi simili (esempi si trovano in film e telefilm americani). Applichiamo tale distinzione alla fattispecie del Grande Oriente d’Italia e chiediamoci quale potrebbe essere l’orientamento del Magistrato civile. Poiché siamo in Italia qua vige il Diritto romano, il giudice andrà a cercare nel Regolamento dell’Ordine le regole che riguardano il caso in oggetto. Viceversa, per lui, il caso precedente con diversa interpretazione sarà irrilevante. Nel valutare il ricorso, pertanto, si baserà sulle regole e cercherà una regola che obbliga tutte le Commissioni a interpretare l’uso dei talloncini nello stesso modo. Esiste tale regola? No. Nel Diritto romano, quando non esiste un’apposita regola che disciplina il caso considerato, interviene il concetto di “discrezionalità”, in base al quale i componenti della Commissione giudicano in base al loro criterio soggettivo. È proprio quello che è successo: in mancanza di una regola precisa, i commissari hanno usato il loro diritto discrezionale e l’hanno espresso attraverso un voto che ha dato la maggioranza ad Antonio Seminario. Questa procedura è ineccepibile. Pertanto, io non vedo la possibilità che il Magistrato civile trovi qualcosa di contrario al Regolamento dell’Ordine e alle leggi dello Stato. Se questa mia ricostruzione è valida, allora per Taroni e i suoi collaboratori è già tutto finito. In conclusione, io ritengo che, oltre all’errore di affidare ad altri (il Magistrato civile) la soluzione di questioni di natura squisitamente massoniche, anche all’interno della via prescelta sono stati compiuti errori di una gravità inaudita, che hanno contribuito a rendere più forte e potente il tanto odiato Gran Maestro Antonio Seminario. Per almeno queste ragioni, io ritengo che la vostra partita sia già stata chiusa.
Potrei concludere qui, ma non posso esimermi dal commentare una tua affermazione: “fino a che punto l’Autorità Iniziatica di un Organo può superare l’umana ragionevolezza?… Ma è accettabile questa assoluta subordinazione? Non è estremamente pericolosa? …È esotericamente corretta?”. Se prima abbiamo dialogato sulla realtà massonica considerata da due differenti punti di vista, qui ho difficoltà a seguire le tue affermazioni. Innanzi tutto, parli dell’Autorità Iniziatica e della umana ragionevolezza come se fossero due cose distinte che sono in conflitto. Vorrei sapere che cosa intendi per “Autorità Iniziatica”. In tutte le società iniziatiche date nella storia dell’uomo l’Autorità Iniziatica è la Luce, fonte di ogni sapienza e conoscenza. Come puoi pensare che la Luce possa superare l’umana ragionevolezza? Vuoi forse dire che la Luce è contro la ragionevolezza umana? O che la Luce è senza ragione? Forse qui riveli qualche lacuna sul piano filosofico ed esoterico (non me ne volere, io rivelerei innumerevoli lacune se volessi disquisire di norme notarili!). Continui parlando della subordinazione della ragione all’Autorità iniziatica, che potrebbe essere estremamente pericolosa. Se tu volessi approfondire il discorso esoterico, troveresti che non può esistere Autorità Iniziatica senza l’umana ragione. Le mitiche Luci che hanno guidato gli Ordini esoterici e iniziatici sono entrate nella storia del pensiero umano come giganti che illuminano il passato e il presente. Come puoi pensare che siano contro la ragione e costituiscano un pericolo? La mia mente si sta arenando…
Piuttosto, la verità è un’altra, e cioè che nelle attuali Gran Maestranze non vi è alcuna Vera Luce, e d’altronde come potrebbe essercene essendo il Gran Maestro votato da una massa ordinaria di “maestri” (magari appena elevati proprio in “funzione” elettorale) che Vera Luce non hanno, a loro volta, mai ricevuto?
Quella che oggi si definisce pomposamente Tradizione è niente più che l’elenco, sempre più scadente e doloroso, della contro-iniziazione. Quando questo inizierà ad esser chiaro alle coscienze dei massoni… forse…
Ma ci vorrebbe un coraggio che io attualmente non vedo praticato da… nessuno?