LE RAGIONI DI IERI E QUELLE DI OGGI
Carissimi Fratelli,
È giunto il momento che il Gran Maestro rompa il suo prolungato silenzio, per far conoscere a voi tutti le sue riflessioni sui tre anni del suo Magistero e le sue conseguenti decisioni.
Prima di fare ciò, tuttavia, Egli sente il dovere di riconsiderare la natura e la finalità della Massoneria, poiché ritiene che la diritta via sia stata smarrita.
La Massoneria è una società di uomini che si ispira ai principi di libertà, tolleranza e fratellanza, che perfeziona se stessa percorrendo la Via iniziatica, che opera nel nome del Grande Architetto dell’Universo. I massoni sono uniti dal vincolo dell’amore fraterno, agiscono nel reciproco rispetto ed esprimono i più alti valori morali. I “metalli” del mondo profano, come calunnia, odio, disprezzo, congiura sono vizi che vengono relegati in oscure e profonde prigioni. La lealtà e l’obbedienza al Gran Maestro sono virtù che tutti i massoni devono possedere al più alto grado. Sconfiggendo i vizi ed esaltando le virtù, è possibile vivere in armonia e contribuire all’edificazione del Tempio invisibile della Fratellanza umana.
Questa concezione ideale della Massoneria è stata attuata, più o meno, nel passato e nel presente, in tutte le comunioni massoniche del mondo. Anche in Italia, dalla metà del secolo scorso all’avvento del Fascismo, i massoni hanno dato il loro contributo per il trionfo dei valori di giustizia e di dignità della persona umana, lottando contro il dispotismo statale e il fanatismo religioso. Tuttavia, dopo la caduta del Fascismo, la rinascita della Massoneria, in assenza di un progetto unitario, è avvenuta in modo caotico e frammentario e ha imposto condizioni che successivamente ne avrebbero ostacolato lo sviluppo armonico e il consolidamento.
La storia della Massoneria italiana, dal dopoguerra a oggi, è stata la storia di scissioni e di riunificazioni, con la conseguente proliferazione di Massonerie irregolari. Lo stesso riconoscimento da parte della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, se da un lato ha aperto al Grande Oriente d’Italia il panorama delle relazioni internazionali prestigiose, dall’altro ha fatto nascere dubbi e ambiguità che ancora oggi la lacerano. Si pensi, ad esempio, all’ambiguo significato delle “Logge Emulation” imposte dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra.
La rinascita della Massoneria italiana nel dopoguerra, proprio per le tragiche vicissitudine che l’hanno caratterizzata durante il Fascismo, avrebbe dovuto significare l’accentuazione del fondamento iniziatico e del perfezionamento morale. Tuttavia, la pretesa, sciocca ed assurda, di voler contare nelle vicende della società italiana, ne ha favorito la politicizzazione, con la conseguenza innaturale che nelle Logge entrassero non solo i metalli del mondo profano, ma che essi stessi diventassero lo scopo principale da perseguire. E così, anno dopo anno, la nostra Comunione si è allontanata dai principi autentici della Massoneria universale e ha inseguito illusioni pericolose che hanno portato, tra l’altro, alle vicende della Loggia P2.
Questo fatto traumatico avrebbe dovuto insegnare che la via fin lì percorsa fosse sbagliata e che, di conseguenza, sarebbe stato necessario far ritorno ai principi morali e iniziatici, consapevoli del fatto che l’unica autorità che può esistere in Massoneria è quella morale. Si è voluto, invece, continuare sulla via dell’impegno politico e, ancora una volta, si è posto la Massoneria in posizione ambigua rispetto alla società.
Il Gran Maestro ha voluto invertire questa innaturale tendenza riportando la Massoneria nell’alveo della tradizione secolare. Il suo progetto sulla Massoneria – il cosiddetto “Progetto trasparenza” – tendeva a far conoscere, nel mondo profano, i principi a cui si ispirano i massoni mediante l’impegno sul piano culturale: convegni aperti ai profani, seminari di studi, conferenze stampa, la Rivista Hiram. Le conseguenze positive di tale “apertura” non si sono fatte attendere: atteggiamento non più fazioso delle comunicazioni di massa, aumento delle iniziazioni e miglioramento di un’immagine che si era deteriorata.
Ma mentre il Gran Maestro e i Fratelli coinvolti nel “Progetto trasparenza” procedevano verso l’obiettivo di porre il Grande Oriente d’Italia sullo stesso piano delle altre Comunioni massoniche del mondo, un gruppo di Fratelli iniziava le ostilità. È tradizione della nostra Obbedienza, purtroppo, che, dopo l’elezione del nuovo Gran Maestro, si costituisca un gruppo di potere che, per ragioni che nulla hanno a che fare con i principi della Massoneria, cerca di condizionarlo. L’attuale Gran Maestro ha rifiutato ogni condizionamento e per questo gli oppositori interni hanno chiesto le sue dimissioni.
Il nostro Paese sta attraversando un periodo di profonda crisi istituzionale e sociale che coinvolge tutto e tutti. Coinvolge anche la Massoneria. In una situazione del genere, non deve sorprendere che essa sia diventata oggetto di attacchi. Sarebbe sorprendente, viceversa, se non lo fosse stata.
Gli eventi che accadono nella nostra società hanno un comune denominatore: la gente è stanca della corruzione e degli egoismi personali. Vuole chiarezza ed onestà. Poiché la Magistratura sta operando in questa direzione, essa la plaude e la sostiene. Quel cambiamento radicale, che tutti noi abbiamo auspicato, si sta finalmente realizzando.
La gente vuole chiarezza ovunque e nei confronti di chiunque: la vuole anche nei riguardi della Massoneria, che è vista come centro del potere occulto. Se vi è il sospetto che la Massoneria trami contro le Istituzioni dello Stato e che sia coinvolta in traffici illeciti e in tangentopoli, che si indaghi su di essa. Se non ha nulla da temere, allora accetti l’inchiesta come un male necessario, poiché alla fine la sua onestà prevarrà. Questo è l’atteggiamento che la gente comune, gli intellettuali, i rappresentanti dei partiti politici e delle Istituzioni dello Stato hanno assunto nei confronti della Massoneria.
È in tale contesto sociale che inizia l’inchiesta della Procura di Palmi, la quale ordina il sequestro degli elenchi dei massoni del Grande Oriente d’Italia. Il Gran Maestro ha risposto nella maniera che riteneva più saggia: egli ha scelto la via della ragione e non quella della polemica irrazionale. Proprio per questa sua scelta, Egli è stato accusato di non aver difeso con sufficiente fermezza il Grande Oriente d’Italia.
Coloro che lo hanno criticato con estrema durezza non hanno voluto conoscere ragioni: si sono barricati entro la loro certezza e sono andati all’attacco. Hanno chiesto le sue dimissioni ma non gli hanno mai detto che cosa egli avrebbe dovuto fare. È facile criticare ma è arduo proporre soluzioni alternative. Coloro che lo criticavano, tuttavia, volevano ben altro. Volevano che il Gran Maestro denunciasse alla Corte Internazionale dell’Aja i Magistrati della Procura di Palmi per aver messo in atto una persecuzione contro il Grande Oriente d’Italia. Volevano anche che Egli querelasse il Consiglio Superiore della Magistratura e quindi il Capo dello Stato che ne è Presidente. Volevano queste e altre assurdità!
Se il Gran Maestro avesse accolto tali richieste, avrebbe messo a rischio l’esistenza della nostra Comunione. Egli ha, invece, preferito la via della saggezza, più difficile da percorrere, soprattutto quando gli animi sono, anche a ragione, esagitati. Sapeva che la sua linea di difesa non avrebbe incontrato il favore di molti suoi Fratelli, ma Egli ha continuato in quella direzione per difendere anche quei Fratelli che lo accusavano.
Il secondo Dovere di Anderson così recita: «Un muratore è un pacifico suddito dei Poteri Civili, ovunque egli risieda o lavori e non deve mai essere coinvolto in complotti e cospirazioni contro la pace e il benessere della Nazione». Questo Dovere, riferito all’inchiesta della Procura di Palmi, significa che, finché la sua inchiesta resta entro i limiti previsti dal nostro ordinamento giuridico, è legittima ed opera nella tutela dello Stato italiano. Per quanto ne sa il Gran Maestro, essa non ha violato i requisiti della sua legittimità. Come possiamo, allora, dichiarare che detta inchiesta è una persecuzione che va denunciata agli Organismi internazionali di difesa dei diritti dell’uomo? Inoltre, con quale autorità e con quale motivazione querelare il Consiglio Superiore della Magistratura?
Ma supponiamo, per ipotesi, che il Gran Maestro avesse fatto proprio ciò che i suoi oppositori interni gli avevano chiesto. Come costoro avrebbero reagito? Lo avrebbero plaudito? Ma nemmeno per sogno! Lo avrebbero accusato di essere stato irresponsabile nello scatenare la guerra contro la Magistratura e avrebbero ugualmente chiesto le sue dimissioni.
Non illudiamoci: qualsiasi cosa Egli avesse fatto sarebbe stato criticato e costretto alle dimissioni. Perché questo è il progetto che i suoi oppositori intendevano attuare.
Al Gran Maestro si rimprovera anche di non aver chiesto l’aiuto dei partiti politici, così come invece aveva fatto il suo predecessore in occasione della vicenda P2. Il Gran Maestro ritiene un errore di principio far ricorso al potere politico per difendere l’Obbedienza. Egli è convinto che i migliori difensori di essa siano gli stessi massoni, con la loro onestà. Sono proprio loro che devono ispirare fiducia e credibilità presentandosi alla società con la loro specchiata moralità. Non è più il momento di apparire ma di essere! E noi dobbiamo essere i portatori della giustizia, dell’onestà e dell’amore fraterno. La migliore difesa della nostra Obbedienza è quella di mostrare al mondo profano che il Gran Maestro e tutti i vertici del Grande Oriente d’Italia sono persone oneste e rispettose delle leggi dello Stato italiano e quindi dei suoi Organi che tutelano l’ordine pubblico.
I giorni che hanno preceduto la Gran Loggia dell’Equinozio di Primavera sono stati caratterizzati da dichiarazioni, calunniose e fuorvianti, rilasciate alla stampa dagli oppositori interni del Gran Maestro. Ancora una volta, essi hanno violato il silenzio imposto dalle Costituzioni dell’Ordine e dalla Tradizione iniziatica. La loro colpa massonica è gravissima, poiché hanno calpestato e infangato i principi nobili che guidano la condotta del massone. Il lavoro, paziente ed armonico di costruzione del Tempio, è stato profanato e dissacrato. La Gran Loggia dell’Equinozio di Primavera è stata annunciata come un campo di battaglia ove il Gran Maestro sarebbe stato umiliato e sconfitto. Ma i suoi oppositori interni hanno dimenticato che «Il Gran Maestro è il garante della Tradizione Muratoria. Ispira, presiede e governa la Comunione Massonica Italiana. Nell’esercizio del Magistero iniziatico la sua autorità è sacra ed inviolabile. Egli esercita tutte le attribuzioni di carattere tradizionale nell’osservanza e nell’ambito della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine. Egli rappresenta il Grande Oriente d’Italia presso le Comunioni Massoniche Estere e nel Mondo profano» (Art. 29 della nostra Costituzione dell’Ordine).
Gli oppositori interni, divisi nella lotta per il potere ma coalizzati nell’intento di detronizzare il Gran Maestro, hanno arrecato un gravissimo danno alla nostra Comunione, poiché essi, facendolo apparire incapace di assolvere l’Alto Magistero, hanno favorito gli attacchi che forze avverse, sia tradizionali sia di recente formazione, stanno sferrando al Grande Oriente d’Italia, convinti che sia giunto finalmente il momento per “liberare” l’Italia dalla presenza scomoda dei massoni. Mai come in questo momento la nostra Comunione ha corso il pericolo della distruzione ad opera di lotte fratricide interne combattute da uomini che, accecati dal potere, hanno perso di vista i Principi fondamentali e la Tradizione iniziatica che giustificano e danno senso alla nostra esistenza.
Gli oppositori interni hanno costretto il Gran Maestro a scendere in guerra. Sebbene Egli sia, per temperamento e per convinzione, un uomo pacifico, ha accettato lo scontro per difendere quei Fratelli che hanno aderito, consapevolmente e liberamente, ai principi ideali della Massoneria universale.
Egli ha sconfitto le forze del male. Ma è stata vera vittoria? Se chi giudica assume il punto di vista profano, allora Egli ha ottenuto una strepitosa vittoria. Ma se si vede l’evento dal punto di vista massonico, allora tutti hanno perso perché è stata sconfitta la Massoneria. Per scongiurare ciò, il Gran Maestro, nel suo Messaggio sullo Stato della Comunione, aveva esortato gli oppositori interni ad abbandonare i propositi dello scontro, ma tutto è stato inutile! Lo scontro vi è stato e ha assunto espressioni di bassissimo livello umano, mentre i nobili principi della Massoneria universale sono stati calpestati senza ritegno alcuno.
I giudizi delle Comunioni massoniche estere sono stati quelli della condanna. Una condanna che, giorno dopo giorno, è diventata sempre più pesante. Una condanna alimentata da anarchia, disobbedienza e faziosità che gli oppositori interni continuano ad esasperare. Dopo la loro “sconfitta” in Gran Loggia, essi avrebbero dovuto, con umiltà, ricollocarsi all’obbedienza del Gran Maestro, per dare prova a tutti che, passata la battaglia (che non avrebbe mai dovuto esserci), tutto sarebbe ritornato nell’alveo dei tradizionali rapporti fraterni. Il Gran Maestro ha sperato e ha atteso pazientemente fino ad oggi che ciò avvenisse, ma vi è stato solo silenzio. Si è persa, così, l’ultima possibilità di salvare il Grande Oriente d’Italia da una scissione che sembra ormai inevitabile.
La regola che gli oppositori interni si sono dati è quella della disobbedienza, da cui discende l’anarchia strisciante che pervade la Comunione dai vertici alla più estrema periferia. Il Gran Maestro assiste impotente all’opera di demolizione che i suoi oppositori interni stanno attuando con paziente e inarrestabile meticolosità. Essi, con il loro silenzio nei confronti del Gran Maestro e con la disobbedienza assunta come regola, hanno già di fatto attuata la scissione: i loro fini riguardanti il governo dell’Ordine non sono più i fini del Gran Maestro.
La società in cui noi massoni viviamo reclama ad alta voce ogni forma di pulizia. Il Gran Maestro ha promesso pulizia anche all’interno della Massoneria, ma Egli non può mantenere ciò che ha promesso, poiché non ha lo strumento pratico per farlo. Le Costituzioni vigenti dell’Ordine non gli danno il diritto di espellere i Fratelli indegni, i quali, di conseguenza, anche se sospesi, continueranno a far parte della Loggia di affiliazione fino all’emanazione della sentenza, che solo raramente contempla l’espulsione.
Purtroppo, il Grande Oriente d’Italia, invece di essere un modello di alta moralità, è l’immagine speculare della società italiana, la quale, travagliata da uno stato di crisi generale, sta cercando tuttavia di rinnovarsi. Anche la Massoneria ha bisogno di un profondo e radicale rinnovamento. Ma è ciò possibile? La crisi morale e di costume che essa manifesta da lungo tempo chiaramente attesta che ogni proposito in tale direzione è destinato a fallire. I notabili, che esercitano influenza sul popolo massonico, invece di operare per eliminare o attenuare i conflitti interni, sono accecati dalla lotta per il potere e dall’affermazione delle loro ambizioni personali. Il “Bene Generale dell’Ordine” è una parola vana che essi usano per coprire interessi di gruppi o di correnti. In Massoneria non esistono, né possono esistere, gruppi o correnti. Coloro i quali promuovono e alimentano gruppi o correnti violano le Costituzioni dell’Ordine e la Tradizione muratoria secolare: la loro colpa massonica è gravissima!
Il Gran Maestro non può garantire che massoni alla sua obbedienza non siano coinvolti in organizzazioni criminali, che essi non svolgano attività illecite di qualsiasi tipo e non appartengano a movimenti politici i cui fini non sono evidenti.
Il Gran Maestro non può garantire che la conflittualità e la corruzione morale che hanno caratterizzato i lavori della recente Gran Loggia non si verifichino ancora.
Il Gran Maestro, per coerenza con i propri ideali di vita e di pensiero, constatata la propria impossibilità di garantire che “tutto è giusto e perfetto”, dichiara conclusa la sua opera al vertice del Grande Oriente d’Italia e rimette il Supremo Maglietto nelle mani della Gran Loggia e dei Fratelli Maestri che lo hanno eletto.
Mentre si allontana da Villa “Il Vascello”, Egli ritorna a vivere nella sua “Utopia Massonica”, ove esiste una Comunione di iniziati che percorrono la via del perfezionamento morale, che sono uniti dal vincolo dell’amore fraterno e operano nel nome del Grande Architetto dell’Universo. Nella società in cui essi vivono, non nascondono i loro nomi e i luoghi delle loro riunioni. Rispettano le Leggi dello Stato e i Magistrati che le fanno osservare. Esercitano la tolleranza nei confronti di tutti coloro i quali condividono diverse concezioni dell’uomo e rispettano tutte le fedi religiose. Partecipano ai progetti che tendono a curare o a eliminare i mali che oggi affliggono l’umanità. Uniti idealmente e praticamente con l’antica Tradizione iniziatica, essi portano luce nel mondo che li circonda.
Ma questa visione in cui Egli crede è solo Utopia? Il far ritorno all’Utopia significa forse che Egli intende allontanarsi definitivamente dal mondo reale? La risposta non deve lasciar dubbi: Il Gran Maestro, ritornato a essere il massone Giuliano Di Bernardo, continuerà la sua opera per l’affermazione dei principi della Massoneria in Italia e nel mondo. Ma la Comunione entro cui Egli svolgerà la propria opera non sarà più il Grande Oriente d’Italia.
I Fratelli che sono idealmente legati a Lui non devono sentirsi abbandonati. Egli sta per incamminarsi nel sentiero che conduce alla vera Massoneria ed è pronto ad accogliere con un abbraccio fraterno tutti coloro, massoni e non massoni, che desiderano pensare e vivere secondo i nobili e antichi Principi della Massoneria Universale.
IL GRAN MAESTRO Giuliano Di Bernardo
Roma, Villa “Il Vascello”, 15 Aprile 1993 E.V.
3 commenti
Caro Professore, questa lettera oltre a farmi riflettere sulle vicende successive riguardanti il GOI, mi ha fatto pensare a due cose. La prima è la questione delle prigioni al vizio, la seconda è il confronto tra la storia interna al GOI di quegli anni e i profondi stravolgimenti che l’Italia stava contemporaneamente vivendo. Sono due cose che andrebbero trattate separatamente perciò spero di non fare troppa confusione. Sul vizio direi che lo si dovrebbe imprigionare e non uccidere, perché nel vizio forse va trovata la forza per realizzare la virtù. Si tratta in pratica di domare forze primordiali per poterle poi mettere al servizio della ragione. Ciò secondo me è rappresentato nell’iconografia cristiana da S. Francesco che doma il lupo, diversamente dal messaggio “pretesco” contenuto nell’immagine di S. Giorgio che uccide il drago (pretesco perché i religiosi teoricamente dovrebbero uccidere la propria sessualità). In quest’ottica forse non andrebbe buttata via la forza che portano all’Istituzione i massoni che si avvicinano ad essa per il personale progresso sociale. Perché ho l’impressione (solo l’impressione) che senza quella forza la Massoneria non vivrebbe. La seconda cosa riguarda la mia convinzione che americani e italiani (di un certo tipo) hanno usato la Massoneria italiana dal 1945 in poi in funzione anticomunista. Il progetto, che vedeva la partecipazione di Gladio, della mafia (come per lo sbarco e l’avanzata degli alleati in Sicilia), di parti dei Servizi Segreti, della politica e dell’imprenditoria, ha gestito gli anni di contrasto ai governi di centrosinistra, la strategia della tensione, i terroristi di destra e di sinistra, i tentativi di colpo di stato, fino alla costituzione di un partito che arrivasse al potere con regolari elezioni. L’Unione Sovietica si era sgretolata e gli ex PCI e una parte della Magistratura si sono prestati ad eliminare la vecchia classe politica. Intanto il “Progetto” procedeva prima con la costituzione delle Leghe locali e poi, abbandonata l’ipotesi Leghe, con la costituzione di Forza Italia. Ecco, a me sembra che con l’indagine Cordova e con la scissione Di Bernardo qualcuno (forse gli inglesi?) abbia voluto tentare di contrastare il “Progetto”.
Illustre Professor Di Bernardo, ricordo che il Professor di Mola nell’introduzione di uno dei suoi innumerevoli saggi sulla Storia della Massoneria scrisse che la Massoneria italiana moderna vive “sub iudice”.
Credo purtroppo che i fatti del 1993 non sono una rarità, certamente eclatanti dal punto di vista mediatico ma certamente non rilevanti. Veda caro Professore, nella Massoneria italiana credo esista una specie di peccato originale dato dall’antropologia degli abitanti di questo Paese.
Amo dire “Paese che vai Massoneria che trovi”, non so se Lei è d’accordo su questa mia affermazione, ma certo la cronaca di questi ultimi anni sta lì a significare una crisi endemica non della Massoneria, ma dei massoni, anche perché non è solo il GOI oggetto di discussione ma anche altre obbedienze.
Caro Arnaldo, lei ha ragione. Non è la Massoneria che è in crisi. Come concezione della vita e dell’uomo, la Massoneria non è falsificabile. Sono i massoni, che ne hanno perso il significato autentico, che ne determinano la crisi e la degenerazione. L’unica soluzione è quella di cacciarli dal Tempio per aprirlo a nuovi candidati.
Giuliano Di Bernardo